martedì 11 ottobre 2016

[novità editoriali] - La Spada, il Cuore, lo Zaffiro - i racconti fantasy di Antonella Mecenero

ACQUISTALO QUI

 La Spada, il Cuore, lo Zaffiro

i racconti fantasy di Antonella Mecenero


"La Spada, il Cuore, lo Zaffiro" è la sesta uscita della collana Memorie dal Futuro, edita da
Wild Boar e curata dall´associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare.
Memorie dal Futuro è una collana di antologie personali, dedicate ai racconti degli autori che
più si sono distinti nei concorsi letterari organizzati da RiLL (in particolare: nell´ambito del
Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, uno dei maggiori premi italiani del settore, con
circa 250 racconti partecipanti all´anno).

"La Spada, il Cuore, lo Zaffiro" propone i racconti fantasy di Antonella Mecenero: insegnante
piemontese, autrice di romanzi gialli e storie fantasy. I suoi racconti sono stati premiati in
molti concorsi letterari.

"La Spada, il Cuore, lo Zaffiro" è un´antologia di dieci storie, che spiccano per la qualità della
scrittura e per il tono lieve, ma non superficiale, con cui sono narrate.
Inoltre, ed è un cambiamento per la stessa collana cui appartiene, "La Spada, il Cuore, lo
Zaffiro" ospita quattro racconti che appartengono a uno stesso corpus, perché tutti ambientati
nello stesso mondo fantasy: il Leynlared, un regno formato da cinque regioni, che Antonella
Mecenero ha creato mischiando elementi medievali e rinascimentali. I quattro racconti dal
Leynlared, che occupano la seconda metà del volume, tratteggiano un affresco di questo
mondo, comunicandone la ricchezza e il fascino.

Nei racconti de "La Spada, il Cuore, lo Zaffiro" ci sono i migliori ingredienti del genere
fantasy: draghi, magie, tesori, battaglie, fantasmi, complotti... Tutto il necessario per
soddisfare il senso del meraviglioso di ogni lettore. Ma sono storie buone anche per rivisitare
il fantasy, visto che hanno spesso e volentieri protagonisti inattesi, lontani dagli archetipi del
genere.
Questo è particolarmente evidente per i racconti dal Leynlared ambientati negli anni del
regno del principe Amrod: tre storie in cui il tema della diversità (nell´orientamento sessuale)
è centrale per caratterizzare il personaggio, le sue azioni e la storia stessa del regno. E il
merito di Antonella Mecenero è quello di trattare questo elemento con intelligenza, riuscendo
a rispettare i topos del genere, a evitare le banalità del politicamente corretto, e a descrivere
un mondo complesso, dove anche i pregiudizi hanno una causa, se non addirittura qualche
buona ragione (lo decideranno i lettori) di esistere.

Proprio perché i protagonisti di questi racconti sono spesso inattesi, "diversi", è grande la
cura della loro caratterizzazione psicologica, come spiega la stessa autrice:
"Il fantastico, come tutta la narrativa, parla principalmente di noi, in quanto esseri umani.
Temo che, anche se abitassimo davvero in un mondo popolato di draghi e fantasmi, i mostri
peggiori rimarrebbero quelli che vivono dentro il nostro animo. Questo è il nucleo della mia
narrativa. In ognuno di questi racconti i personaggi devono fare i conti principalmente con sé
stessi, per capire chi sono, cosa desiderano o accettare le conseguenze di cosa sono
diventati."

"La Spada, il Cuore, lo Zaffiro" propone i racconti fantasy di un´autrice che merita l´attenzione
di tutti gli appassionati di Fantastico e delle buone letture: Antonella Mecenero.
Il libro è disponibile da ottobre 2016.


-------------------------------------------------------------------

Antonella Menecero
La Spada, il Cuore, lo Zaffiro
Racconti fantasy
Wild Boar Edizioni
140 pagine, euro 10
Illustrazione di copertina: Valeria De Caterini
ACQUISTALO QUI
-------------------------------------------------------------------

L´associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare opera da oltre vent'anni.
La principale attività associativa è il Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, concorso
letterario che è nel tempo divenuto uno dei principali premi italiani dedicati ai racconti fantasy,
horror e di fantascienza. Sono circa 250 i testi che hanno partecipato a ciascuna delle
edizioni più recenti (397 racconti nell´edizione 2016).
Dal successo del premio è nata nel 2003 la collana di antologie annuali "Mondi Incantati -
Racconti fantastici dal Trofeo RiLL e dintorni", cui dal 2011 si è affiancata la collana di
antologie personali "Memorie dal Futuro".
Tutte le antologie curate da RiLL sono realizzate senza ALCUN contributo da parte degli
autori pubblicati.

[Magla's Addicted] - QUEL CANE FEDELE, Santina Gullotto

L'ANGOLO POETICO DELLA POETESSA SANTINA GULLOTTO CON POESIE TRATTE DAL SUO ULTIMO LIBRO PUBBLICATO DAL TITOLO <<IL BUIO E LA LUCE>>28>> POESIA QUEL CANE FEDELE

 E nella cuccia... A leccarsi le ferite, dopo una stagione di agguerrite lotte... Invano, aspetti stavolta il tuo osso, da quel padrone che ti ha dimenticato, né il guinzagli di una passeggiata... Rivredrai per parecchi giorni. Scende la nebbia sui tuoi stanchi occhi, che da troppo tempo non chiudi per il sonno... La tua solitudine è ormai un'abitudine, che porterai con te per tutti i giorni che vivrai in quella cuccia che non lascerai.

(a cura di Pino Prete)

[Letti per voi] - Lady Susan di Jane Austen



“Lady Susan” di Jane Austen – genere: romanzo in forma epistolare – Editore: Newton Compton editori – Pagine: 125 pp. – prezzo: 0,99 €

Lady Susan è una donna energica, intelligente, senza scrupoli, che si diverte a giocare con i sentimenti degli uomini. Deciderà di introdursi nella vita e nelle amicizie di una famiglia benestante della Inghilterra piccoloborghese e procurerà guai e scombussolamento nel loro equilibrio. Ma non tutto andrà secondo i suoi piani…

Questo romanzo della Austen è scritto in forma epistolare, il lettore quindi scopre lo svolgersi delle varie vicende dai punti di vista e dalle lettere che i vari protagonisti si scambiano tra loro o che inviano a parenti lontani. La scrittrice quindi, con i suo solito stile elegante e contenuto (ma solo in superficie, perché basta leggere tra le righe per trovarci una critica pungente e arguta dei personaggi e dello stile di vita dell’epoca), ci trasporta nella cheta vita di provincia, nelle chiacchiere dei salotti, nelle rigide regole di quell’universo piccolo-borghese che, in modo sottaciuto ma determinato, ha sempre contestato.

Gli ingredienti a cui ci ha abituato la scrittrice inglese ci sono tutti. Jane Austen in questa opera fa una critca particolarmente dura ad alcuni personaggi di questo mondo, facendo emergere i loro difetti e i lati peggiori, sempre con la sottile ironia che le è tipica.

Jane Austen mai così in forma, la sua penna è uno stiletto! Da leggere se siete persone capaci di cogliere il giudizio sotteso tra le righe e vi piace il punto di vista intelligente e pungente di questa fantastica autrice! 
***

More info (tratte da Wikipedia) – Lady Susan è un romanzo in forma epistolare di Jane Austen scritto orientativamente tra il 1793 e il 1795. Essendo una delle opere giovanili di Jane Austen, possiamo considerarlo ancora una sperimentazione delle sue opere maggiori.
∼ Loriana ∼





martedì 19 luglio 2016

Ferie!




Isolani!
Andiamo in ferie!
Un abbraccio a tutti e... ci rivediamo a settembre!
Magla, l'isola del libro

martedì 14 giugno 2016

[Novità editoriali] - Nuovo volume della collana "Di favole e di gioia", le fiabe di Arpeggio Libero per Emergency

Disponibile per l'acquisto il volume n. 3 della collana "Di favole e di gioia" con le fiabe di Stefania Farinella "Flora e l'allergia ai fiori" e quella di Maria Debora Zucca "La zanzara e la pungiglionite", favole illustrate da Beatrice Botto.

Il volume, che anche Magla ha contribuito a realizzare grazie al concorso omonimo, che ha selezionato autori e illustratori per la collana e di cui la nostra maglozza Loriana Lucciarini è stata ideatrice e curatrice, sostiene Emergency nei suoi progetti destinati ai bimbi meno fortunati nei territori di guerra.

Nell’alveare fior di miele vive un’ape davvero speciale, Flora, figlia dell’ape regina, unica erede della stirpe reale.
La piccola ha però un grande e fastidioso problema: è allergica ai fiori…


C’era una volta una piccola zanzara che si chiamava Cecilia. Viveva con la sua mamma e il suo papà, in una magnifica villetta, abitata da una famiglia molto numerosa, dove quindi c’erano molte risorse alimentari!
Essendo ancora piccola, andava a scuola per imparare ad usare il suo pungiglione, che ancora era piccolo e delicato (…) non vedeva l’ora di essere indipendente per poter pungere qualcuno; i suoi genitori con molta fatica la tenevano a freno…



******


Le altre favole della stessa collana sono:

volume I
"Il mare di nebbia" di Marta Tempra  
"Si può volare senza ali" di Loriana Lucciarini  
 illustrazioni Emanuele Oliveri Olives

 
volume II
"La magia di Wit" di Arianna Berna
 "L'aeroplano di carta" di Chiara Savarese
 illustrazioni Chiara Savarese 

martedì 7 giugno 2016

[Magla's Addicted] - PROFONDO NEL CUORE, Santina Gullotto


L'ANGOLO POETICO DELLA POETESSA SANTINA GULLOTTO CON POESIE TRATTE DAL SUO ULTIMO LIBRO PUBBLICATO DAL TITOLO <<IL BUIO E LA LUCE>>

PROFONDO NEL CUORE


Sta proprio lì, profondo nel cuore un pensiero che è verità... Brucia ogni volta distorta da chi crede sapere e non sa... L'apparenza inganna l'umana coscienza, annebbiata dall'apparenza... E ferisce l'ingiusta accusa che non t'appartiene, ma solo giustizia umana è... Non sa e non vuole sapere e imprime profonda nel cuore quella ferita che non guarirà... E torna in mente l'ingenuità profonda del cuore che a tutto credeva... Non t'appartiene la falsità, della furba strategia che usando il tuo cuore... si svela presto quello che è...


(a cura di Pino Prete)

A.D. 1243 di Marta Tempra e Furio Thot è il libro più venduto della settimana!

Complimenti alla nostra Maglozza Marta Tempra per questo bel risultato!

acquistalo qui

A.D. 1243 - l'ultimo assedio


1237. Sono gli anni dei contrasti tra l’impero e i comuni sostenuti dal papato, lotte intestine che spaccheranno le città, dividendo i padri dai figli, i fratelli dai fratelli.
A Viterbo, Giacinta Brettoni, giovane nobile di parte guelfa, è destinata al convento fin dalla nascita, ma l’avversa fortuna della famiglia la porterà a rinunciare al velo per diventare moglie di un nuovo ricco della città.
Nel frattempo, il poeta siciliano Jacopo degli Altofonte viene convocato alla corte di Federico II e l’iniziale meraviglia si trasformerà in angoscia quando s’innamora perdutamente di Selvaggia, figlia naturale del sovrano e destinata in sposa all’uomo più crudele del suo tempo.
Alle loro storie si unisce quella di Guido, speziale lombardo in fuga con la famiglia da Lodi dopo che la città si arrese all’impero.
Amori infelici, rocambolesche fughe e impetuose battaglie si intrecciano in un romanzo corale in cui le vicende di tutti finiranno per convergere proprio nella città di Viterbo, culminando nella battaglia in cui la valorosa cittadina fronteggerà l’immenso esercito imperiale.
Gli epici giorni dell’anno domini 1243, l’ultimo assedio di Viterbo.

martedì 17 maggio 2016

Novità uscite Arpeggio Libero

Libri libri libri... Letture letture letture! 


Buongiorno care e cari lettori! :-D

Vi segnaliamo ben due nuove uscite dal catalogo Arpeggio Libero: il romanzo di Enrico Stel "Verba daemonis" e "Non guardatemi così" di Rita Losco e Francesco Perillo! 
 
Letture per tutti i gusti... 
 
Voi quale preferite? Il fantasy avventuroso di Stel o il romanzo introspettivo della coppia d'autori Losco-Perillo?

 
 
Verba Daemonis
Enrico Stel

Francia, 1635. Gli abitanti di Debie sono in subbuglio in seguito ad una serie di brutali omicidi avvenuti nei boschi che circondano il villaggio. La responsabile è stata individuata in Camille Boudreaux, poco più che ragazzina, accusata di stregoneria e rinchiusa in attesa di esecuzione nelle segrete del castello che dall'alto di una collina sembra vegliare sul piccolo villaggio come un gigante di pietra. Per interrogare la ragazza è stato fatto giungere da Parigi Eric Grenier, uno degli inquisitori più spietati del Paese, che con Debie ha più di un legame. E mentre il giorno dell'esecuzione della strega si avvicina inesorabilmente il male sembra aver messo le radici nel villaggio, proliferando indisturbato grazie alla paura e all'ignoranza degli abitanti, abituati a sottostare alle feree disposizioni del vescovo La Croix e dei suoi uomini.

- link per l'acquisto - 


Non guardatemi così
Rita Losco - Francesco Perillo

Rita ha finalmente trovato lo scopo più importante della sua vita:  cercare di evitare ad altre giovani, soprattutto adolescenti e preadolescenti, di diventare vittime dell’anoressia.  L’arma segreta e potente di questa malattia è quella di riuscire a camuffarsi, ad agire indisturbata, non notata. Quindi, per fermarla in tempo, è necessario smascherarla, metterla in mostra, denudarla, svelarne tutti i segreti prima che sia troppo tardi. Ed è importante far conoscere anche i patimenti che ne derivano, in tutta la loro assurdità.
Dell’anoressia bisogna averne paura perché non è meno grave di altre gravi malattie.
Le pagine di questo libro riportano una storia vera. La protagonista-coautrice, prevalente voce narrante, dopo tanti anni di sofferenze e di silenzi, decide di rivelare agli altri il suo mondo, le sue tristi vicende, le sue visite psicologiche e psichiatriche, i ricoveri nei luoghi di cura, i suoi tentati suicidi.
Gli avvenimenti descritti, in qualche caso, persino con apparente leggerezza, le persone, i luoghi. Anche se a volte assumono aspetti tanto paradossali da richiamare alla memoria alcune narrazioni pirandelliane, i fatti e  le date, sono assolutamente autentici.
Avendo vissuto per tanti anni, da quando iniziarono i suoi “disturbi” ad oggi, in un sostanziale stato di emarginazione rispetto agli estranei ed in costante conflittualità con alcuni suoi familiari, questi ultimi non riescono ad accettare che una loro congiunta sia affetta da una malattia che a loro appare inspiegabilmente assurda. Rita tenta, con tutte le capacità di persuasione di cui riesce a disporre, di ripristinare quei contatti e quel dialogo interrotto perché ne avverte un’intima profonda necessità.  Cerca di spiegare loro ch’ella è una persona non diversa dalle altre. Ella si ritrova prostrata da una particolare malattia allo stesso modo di altre persone colpite da altre specifiche malattie. Anche lei è capace di azioni altruistiche e di manifestazioni di affetto, ma ha anche il bisogno vitale di essere compresa e di ricevere affetto.
Inoltre, al lettore attento non sfuggirà un aspetto ancora più importante delle vicende narrate: tra apparenti contraddizioni, Rita si avventura nei meandri dei suoi ricordi cercando la causa della sua caduta. Dà delle risposte che potrebbero portare ad una possibile verità.  Senza mezzi termini, a volte persino in modo crudo, porta in superficie alcuni reconditi segreti dei suoi pensieri, alcuni suoi assurdi comportamenti, lo sdoppiamento della sua personalità…

lunedì 16 maggio 2016

[Letti per voi] - Azzurra e il viaggio nell’oceano di Carmelo Loddo


Buongiorno cari lettori, oggi vi presento una bella favola! Vi parlo, infatti di

“Azzurra e il viaggio nell’oceano” di Carmelo Loddo


loddo-3d-per-sito 


Titolo: “Azzurra e il viaggio nell’oceano – il paese di raccontamiunpo” – Autore: Carmelo Loddo – Editrice: Laruffa Editore – Anno: 2014 – pp. 52 – prezzo: 15 euro

- acquistalo qui – 

L’Autore
loddo_250x285Carmelo Loddo, è di Reggio Calabria ed è padre di quattro figli. Lavora al Ministero degli Interni ed è appassionato di letteratura e Storia antica fin dall’adolescenza. Scrive fiabe, filastrocche per bambini e poesie. Ha pubblicato due volumi di poesia ed ha conseguito numerosi riconoscimenti e premi letterari.




La mia recensione

Una favola per i più piccoli, ma anche e soprattutto per i loro genitori, per ritrovare la magia e la bellezza del mondo attorno a noi e i buoni sentimenti.

La stellina Azzurra viene mandata sulla terra, assieme ad altre temerarie compagne, per compiere la propria missione. Cioè arrivare, dopo innumerevoli peripezie e pericoli, al vulcano Tamberra in tempo per l’eruzione che le spedirà di nuovo in cielo, questa volta trasformate in astri lucenti. Solo una stella ha diritto a volare nuovamente in cielo, le altre che non compiranno la loro missione si ritroveranno a diventar parte dell’oceano.

…Hai due possibilità di scelta. Puoi diventare una stella cometa, avere una vita più o meno breve ma avventurosa, poiché attraverseresti tutto l’universo, o puoi scegliere di diventare una stella con un suo posto fisso nel cielo, per sempre, ma dovrai superare la prova dell’Oceano.

Azzurra è una stellina umile ma coraggiosa, intelligente e generosa. E’ di temperamento curioso e umile; assenti in lei i sentimenti di rabbia, invidia e prepotenza. Riesce a stupirsi e a godere della bellezza che ha attorno a sé, guardando il mondo con occhi puliti e genuini.

…Inizialmente osservò per con un po’ di paura, successivamente si fece largo in lei lo stupore e quando finalmente superò l’impatto ed entrarono completamente nell’atmosfera del pianeta, rimase affascinata dalla bellezza del pianeta Terra.

Grazie a queste qualità riuscirà a compiere la sua missione e a ritrovarsi nel firmamento, non senza una sorpresa speciale, però! :-)

In questa breve fiaba ci sono tutti gli ingredienti per affascinare: la simpatia della stellina, un gruppo di altre figure marine divertenti e curiose, prove di carattere piene di significato e incontri speciali, che aiuteranno Azzurra nel suo cammino.

Contrariamente alle altre, infatti, lei non ha voglia di rivalsa, è generosa ed è animata da sentimenti puri e sinceri. La frase più significativa che pronuncia, e che scatena l’ilarità delle sue boriose compagne d’avventura, è quella che dà il senso all’intera storia:

– Le stelle non sono senza pietà, le stelle sono pazienti e sincere, noi illuminiamo l’universo e la nostra luce è Verità, Saggezza e Carità. –

Azzurra è fedele a se stessa e a ciò in cui crede. Pratica la carità. Vive in verità, arrivando alla saggezza. Le sue scelte infatti la portano ad essere diversa dalle altre, migliore. Ecco come spiega, infatti, la scelta di non mangiare l’unico pasto a sua disposizione, un piccolo riccio che le ha chiesto clemenza, decidendo di sacrificare il suo appetito pur di non togliergli la vita:

– Veramente il riccio non l’ho nemmeno assaggiato. Mi rincresceva ucciderlo, aveva una famiglia. –


- Non lo hai mangiato! – esclamò meravigliata Tempesta – e cosa hai mangiato?

- Ho visto dei cavallucci marini che brucavano l’erba e ne ho mangiata anche io.

Lentamente, l’insegnamento e l’esempio di Azzurra, arriva a trasformare anche altre sue compagne, portando la più prepotente di tutte, Tempesta, a una scelta incredibilmente altruista. Perché, quando entrambe arrivano – uniche di tutto il drappello di avventurose stelle celesti – al vulcano, scoprono che devono compiere una dolorosa scelta:


…la mezzanotte stava per scoccare e l’enorme Stella Guardiana fu implacabile: – Manca solo un minuto, quello necessario per un solo lancio, scegliete voi chi dei due deve partire, fatelo in fretta o entrambe resterete qui.

Ma non vi dico di più per non svelare il finale della fiaba! :-P
libro bUna storia che piacerà a tutti per i significati e gli insegnamenti che offre e gli spunti di riflessione. Perché la storia di Azzurra diventa memoria nei ricordi del bambino (che apre la favola e che è in attento ascolto del racconto fatto dalla nonnina del paese di Raccontamiunpo’) che, guardando il cielo stellato ci confida:
…pensai a quante meraviglie della natura siamo indifferenti…

Un libro che consiglio perché impreziosito da belle ed evocative illustrazioni di Michela Tropea, e perché è una favola, come scrive Mario Caligiuri nella prefazione al libro: “che ha un valore universale, come sempre più importante per gli adulti, che crescendo smarriscono l’incanto e la meraviglia, che per i bambini, che ne comprendono invece la serietà profonda.”

∼ Loriana ∼






[Magla's Addicted] - IL TRAMONTO DELLA LUNA, Leopardi

I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI

XXXIII - IL TRAMONTO DELLA LUNA

 Quale in notte solinga, Sovra campagne inargentate ed acque, Là 've zefiro aleggia, E mille vaghi aspetti E ingannevoli obbietti Fingon l'ombre lontane Infra l'onde tranquille E rami e siepi e collinette e ville; Giunta al confin del cielo, Dietro Apennino od Alpe, o del Tirreno Nell'infinito seno Scende la luna; e si scolora il mondo; Spariscon l'ombre, ed una Oscurità la valle e il monte imbruna; Orba la notte resta, E cantando, con mesta melodia, L'estremo albor della fuggente luce, Che dianzi gli fu duce, Saluta il carrettier dalla sua via; Tal si dilegua, e tale Lascia l'età mortale La giovinezza. In fuga Van l'ombre e le sembianze Dei dilettosi inganni; e vengon meno Le lontane speranze, Ove s'appoggia la mortal natura. Abbandonata, oscura Resta la vita. In lei porgendo il guardo, Cerca il confuso viatore invano Del cammin lungo che avanzar si sente Meta o ragione; e vede Che a se l'umana sede, Esso a lei veramente è fatto estrano. Troppo felice e lieta Nostra misera sorte Parve lassù, se il giovanile stato, Dove ogni ben di mille pene è frutto, Durasse tutto della vita il corso. Troppo mite decreto Quel che sentenzia ogni animale a morte, S'anco mezza la via Lor non si desse in pria Della terribil morte assai più dura. D'intelletti immortali Degno trovato, estremo Di tutti i mali, ritrovàr gli eterni La vecchiezza, ove fosse Incolume il desio, la speme estinta, Secche le fonti del piacer, le pene Maggiori sempre, e non più dato il bene. Voi, collinette e piagge, Caduto lo splendor che all'occidente Inargentava della notte il velo, Orfane ancor gran tempo Non resterete; che dall'altra parte Tosto vedrete il cielo Imbiancar novamente, e sorger l'alba: Alla qual poscia seguitando il sole, E folgorando intorno Con sue fiamme possenti, Di lucidi torrenti Inonderà con voi gli eterei campi. Ma la vita mortal, poi che la bella Giovinezza sparì, non si colora D'altra luce giammai, nè d'altra aurora. Vedova è insino al fine; ed alla notte Che l'altre etadi oscura, Segno poser gli Dei la sepoltura.

(a cura di Pino Prete)

giovedì 21 aprile 2016

[Magla's Addicted] - Novembre profuma di lillà, poesia di Santina Gullotto




NOVEMBRE PROFUMA DI LILLA'
di Santina Gullotto



Giorni che emanano palpabile tristezza, l'aria pungente ad ogni tocco di orologio..... Il calore del sole fievole e sfuggente, è appena più caldo solo a mezzogiorno..... La natura violentata dall'umana avidità, adesso stanca, quel che volevi ti darà..... Mai per quanto di male ha ricevuto, solo in parte te lo renderà. E meno crudele di quanto ti aspetti, di quanto con lei tu sei stato..... E dopo il vento,e fulmini,e aette..... Ti regala un novembre, che profuma di lillà.....

(a cura di Pino Prete)

martedì 19 aprile 2016

Novità uscite Arpeggio Libero

Libri libri libri... Letture letture letture! 


Buongiorno care e cari lettori! :-D

Vi segnaliamo una nuova uscita dal catalogo Arpeggio Libero: il romanzo storico di Massimo Taras "Gli anni di Giulia"





Gli anni di Giulia

Massimo Taras



Questo romanzo, ambientato tra gli anni 1943 e 1951, potrebbe essere definito “ Il Romanzo dell’Amore e dell’Amicizia” dove la sincerità trionfa sull’ipocrisia.
Una donna: Giulia - Tre uomini: Arthur - Mauro - Claude che conoscono ogni frammento della reciproca anima. Un’esistenza tra amicizia e amore. Amici che non hanno bisogno di parole per capirsi, né di ridurre le distanze per abbracciarsi. Persone che poseranno sempre il loro sguardo sulla vita dell’altro. Destini incrociati, vissuti tra le sofferenze dell’ultima guerra e quelle della vita, “in un continuo rincorrersi di ricordi”.
Il romanzo, ispirato da luoghi realmente esistiti, si sviluppa nel periodo dell’occupazione tedesca fino ai primi anni cinquanta. Giulia, figlia unica di un ricco possidente, vive tra le campagne del Lazio e la Costa Azzurra. Una donna moderna molto bella ed emancipata per i suoi tempi. La sua più grande tragedia è l’amore che la lega ad Arthur, un alto ufficiale della Wehrmacht.
“Il Barone”, la tenuta di famiglia nelle vicinanze di Roma, viene occupato dai tedeschi, e diverrà lo scenario di una storia impossibile quanto tragica, che condizionerà l’esistenza di Giulia, costringendola a celare, per molti anni, un terribile segreto.

Giulia condivide la sua infanzia e adolescenza con Mauro, figlio dello stalliere. Mauro è un uomo coraggioso, che si unirà alle formazioni partigiane per seguire i suoi ideali di libertà.  Un rapporto intenso e sincero che il destino cercherà di dividere.  Sua cugina Carla, ricca ed evoluta, la introdurrà nella vita mondana della Costa Azzurra, dove farà nuove importanti amicizie, ma ciò non servirà a distaccarla dal suo passato, che ritornerà prepotentemente.  Claude, affermato avvocato francese, conosciuto a Nizza e follemente innamorato di Giulia, l’aiuterà a riflettere, scrutarsi dentro, alla ricerca di quello che forse neanche lei è in grado di riconoscere. Il ritrovamento di un libro, infine, sarà il mezzo che le permetterà di aggiungere un importante tassello per fare finalmente chiarezza, in un ultimo colpo di scena!

[Magla's Addicted] - I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI XIX - AL CONTE CARLO PEPOLI







I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI
XIX - AL CONTE CARLO PEPOLI 


Questo affannoso e travagliato sonno Che noi vita nomiam, come sopporti, Pepoli mio? di che speranze il core Vai sostentando? in che pensieri, in quanto O gioconde o moleste opre dispensi L'ozio che ti lasciàr gli avi remoti, Grave retaggio e faticoso? E' tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell'oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all'intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. La schiera industre Cui franger glebe o curar piante e greggi Vede l'alba tranquilla e vede il vespro, Se oziosa dirai, da che sua vita E' per campar la vita, e per se sola La vita all'uom non ha pregio nessuno, Dritto e vero dirai. Le notti e i giorni Tragge in ozio il nocchiero; ozio il perenne Sudar nelle officine, ozio le vegghie Son de' guerrieri e il perigliar nell'armi; E il mercatante avaro in ozio vive: Che non a se, non ad altrui, la bella Felicità, cui solo agogna e cerca La natura mortal, veruno acquista Per cura o per sudor, vegghia o periglio. Pure all'aspro desire onde i mortali Già sempre infin dal dì che il mondo nacque D'esser beati sospiraro indarno, Di medicina in loco apparecchiate Nella vita infelice avea natura Necessità diverse, a cui non senza Opra e pensier si provvedesse, e pieno, Poi che lieto non può, corresse il giorno All'umana famiglia; onde agitato E confuso il desio, men loco avesse Al travagliarne il cor. Così de' bruti La progenie infinita, a cui pur solo, Nè men vano che a noi, vive nel petto Desio d'esser beati; a quello intenta Che a lor vita è mestier, di noi men tristo Condur si scopre e men gravoso il tempo, Nè la lentezza accagionar dell'ore. Ma noi, che il viver nostro all'altrui mano Provveder commettiamo, una più grave Necessità, cui provveder non puote Altri che noi, già senza tedio e pena Non adempiam: necessitate, io dico, Di consumar la vita: improba, invitta Necessità, cui non tesoro accolto, Non di greggi dovizia, o pingui campi, Non aula puote e non purpureo manto Sottrar l'umana prole. Or s'altri, a sdegno I vóti anni prendendo, e la superna Luce odiando, l'omicida mano, I tardi fati a prevenir condotto, In se stesso non torce; al duro morso Della brama insanabile che invano Felicità richiede, esso da tutti Lati cercando, mille inefficaci Medicine procaccia, onde quell'una Cui natura apprestò, mal si compensa. Lui delle vesti e delle chiome il culto E degli atti e dei passi, e i vani studi Di cocchi e di cavalli, e le frequenti Sale, e le piazze romorose, e gli orti, Lui giochi e cene e invidiate danze Tengon la notte e il giorno; a lui dal labbro Mai non si parte il riso; ahi, ma nel petto, Nell'imo petto, grave, salda, immota Come colonna adamantina, siede Noia immortale, incontro a cui non puote Vigor di giovanezza, e non la crolla Dolce parola di rosato labbro, E non lo sguardo tenero, tremante, Di due nere pupille, il caro sguardo, La più degna del ciel cosa mortale.
Altri, quasi a fuggir volto la trista Umana sorte, in cangiar terre e climi L'età spendendo, e mari e poggi errando, Tutto l'orbe trascorre, ogni confine Degli spazi che all'uom negl'infiniti Campi del tutto la natura aperse, Peregrinando aggiunge. Ahi ahi, s'asside Su l'alte prue la negra cura, e sotto Ogni clima, ogni ciel, si chiama indarno Felicità, vive tristezza e regna.
Havvi chi le crudeli opre di marte Si elegge a passar l'ore, e nel fraterno Sangue la man tinge per ozio; ed havvi Chi d'altrui danni si conforta, e pensa Con far misero altrui far se men tristo, Sì che nocendo usar procaccia il tempo. E chi virtute o sapienza ed arti Perseguitando; e chi la propria gente Conculcando e l'estrane, o di remoti Lidi turbando la quiete antica Col mercatar, con l'armi, e con le frodi, La destinata sua vita consuma.
Te più mite desio, cura più dolce Regge nel fior di gioventù, nel bello April degli anni, altrui giocondo e primo Dono del ciel, ma grave, amaro, infesto A chi patria non ha. Te punge e move Studio de' carmi e di ritrar parlando Il bel che raro e scarso e fuggitivo Appar nel mondo, e quel che più benigna Di natura e del ciel, fecondamente A noi la vaga fantasia produce E il nostro proprio error. Ben mille volte Fortunato colui che la caduca Virtù del caro immaginar non perde Per volger d'anni; a cui serbare eterna La gioventù del cor diedero i fati; Che nella ferma e nella stanca etade, Così come solea nell'età verde, In suo chiuso pensier natura abbella, Morte, deserto avviva. A te conceda Tanta ventura il ciel; ti faccia un tempo La favilla che il petto oggi ti scalda, Di poesia canuto amante. Io tutti Della prima stagione i dolci inganni Mancar già sento, e dileguar dagli occhi Le dilettose immagini, che tanto Amai, che sempre infino all'ora estrema Mi fieno, a ricordar, bramate e piante. Or quando al tutto irrigidito e freddo Questo petto sarà, nè degli aprichi Campi il sereno e solitario riso, Nè degli augelli mattutini il canto Di primavera, nè per colli e piagge Sotto limpido ciel tacita luna Commoverammi il cor; quando mi fia Ogni beltate o di natura o d'arte, Fatta inanime e muta; ogni alto senso, Ogni tenero affetto, ignoto e strano; Del mio solo conforto allor mendico, Altri studi men dolci, in ch'io riponga L'ingrato avanzò della ferrea vita, Eleggerò. L'acerbo vero, i ciechi Destini investigar delle mortali E dell'eterne cose; a che prodotta, A che d'affanni e di miserie carca L'umana stirpe; a quale ultimo intento Lei spinga il fato e la natura; a cui Tanto nostro dolor diletti o giovi: Con quali ordini e leggi a che si volva Questo arcano universo; il qual di lode Colmano i saggi, io d'ammirar sono pago.
In questo specolar gli ozi traendo Verrò: che conosciuto, ancor che tristo, Ha suoi diletti il vero. E se del vero Ragionando talor, fieno alle genti O mal grati i miei detti o non intesi, Non mi dorrò, che già del tutto il vago Desio di gloria antico in me fia spento: Vana Diva non pur, ma di fortuna E del fato e d'amor, Diva più cieca.

(a cura di Pino Prete)

venerdì 15 aprile 2016

[Letti per voi] - Autobus per il paradiso di Leo Buscaglia


Ciao followers tutt*!

Volete leggere un libro che vi aiuti ad approfondire i meccanismi delle relazioni personali, che vi spinga a rendere più veri e semplici i vostri rapporti con gli altri, che renda più gioioso il percorso della vostra esistenza?

Ecco il libro che fa per voi: è “Autobus per il Paradiso” di Leo Buscaglia… 

Autobus per il paradiso di Leo Buscaglia
1997 – Mondadori Editore – ISBN 9788804423102 – 308 pp – € 9,50


Desrizione del volume (tratta dal sito Mondadori)

L’amore come fonte d’energia che non diminuisce mai usandola, e che ci fornisce la sicurezza necessaria a sfidare noi stessi e gli altri per cambiare e per crescere.
L’autore ci invita ad appassionarci alla vita, al cibo, alle piante e agli animali; ci insegna la disponibilità, l’amor proprio, il piacere della dignità e la grandezza del donare comunicando e amando gli altri.

Dire “Ti amo” vuole anche dire “Non ti do per scontato”, che la forza che ci ha uniti ancora esiste.
[Leo Buscaglia, “Autobus per il paradiso”]

****

Le parole hanno il potere di costruire, creare e arricchire oltre a quello di ferire e distruggere.
[Leo Buscaglia, “Autobus per il paradiso”]



L’Autore

Felice Leonardo Buscaglia (1924-1998) è stato docente presso la University of Southern California e scrittore statunitense. Nato negli Stati Uniti da genitori italiani (piemontesi) fu il primo ad istituire in America un corso universitario sull’amore; corso che ottenne un inaspettato successo e venne riproposto per molti anni, facendogli ottenere l’appellativo di “Il professore dell’Amore”.


Leo Buscaglia è stato autore di numerosi bestseller sull’educazione e sull’amore: “Vivere, amare, capirsi”, “Amore”, “La coppia amorosa”, “La cucina dell’amore”, “Nati per amare”, “La via del toro” e, infine, il suo ultimo volume scritto un anno prima della morte “Autobus per il paradiso”.


La mia recensione


L’arte di saper vivere con gli altri, di comprendere e gestire la propria serenità. Un famoso sociologo spiega in modo chiaro e sincero quali sono i meccanismi che ci impediscono di essere felici. In questo piccolo volume ci sono perle di saggezza, scritte in modo così chiaro che arrivano dirette nel cuore di chi legge, provocandone un grande cambiamento interiore nel modo di relazionarsi agli altri, di vederne e capirne i comportamenti.

Leo Buscaglia è stato un personaggio fondamentale per la mia crescita umana. Ho incontrato per caso un altro suo libro “Vivere, amare, capirsi” durante la fase adolescenziale; fase complicata e difficilissima per tutti ma soprattutto per me in quel periodo. Vi ho trovato un rifugio e un insegnamento che mai dimenticherò, perché con poche brevi parole Buscaglia riesce a trasmettere la potenza del suo messaggio, che poi è riassunto perfettamente nelle parole del titolo: “vivi”, “ama”, “comprendi”, “perdona”.

In questo libro l’Autore approfondisce in modo più mirato i rapporti umani, le relazioni sociali e l’interazione con gli altri. C’è un breve stralcio che vorrei leggeste, che vi farà sorridere ma che vi porterà anche a riflettere…

…per la famiglia un rivelatore economico più accurato di Wall Street. Potevamo dedurre la nostra situazione economica dalla densità del minestrone: un bel brodo fitto indicava che ai Buscaglia andava tutto bene, una minestra acquosa invece denotava tempi magri, meno ricchi. Per quanto abbondante fosse il cibo servito a casa nostra, non si buttava via mai niente. Andava a finire tutto nella zuppiera. Il minestrone era curativo. Soddisfava le esigenze sia del corpo sia della mente. A qualsiasi ora del giorno o della notte un membro della famiglia tornava a casa era sempre ora di minestrone. Se papà lavorava fino a tardi – e facendo il cameriere succedeva più spesso che mai – mamma si alzava da letto con indosso la vestaglia di cotone, i lunghi capelli castani sciolti sulle spalle in morbide onde, e si sedevano davanti ad un piatto di minestra. Più che altro lei stava ad ascoltarlo mentre mangiando lui le raccontava le tribolazioni e le discussioni o le gioie e i successi della giornata. Se ci facevamo male il rimedio della mamma era immancabilmente un cerotto, un abbraccio e una scodella di minestra. Guariva raffreddore, febbre, il mal di testa, l’indigestione, il mal di cuore e la tristezza. Quante volte un piatto di minestrone è servito a riunirci con calore e gioia? Era un atto di comunione. Se qualcuno passava a trovarci, estranei compresi, ben presto ci saremmo trovati tutti intorno al tavolo della cucina a chiacchierare davanti ad un piatto di fumante minestra. Serviva da prima colazione, da veloce pranzo e da spuntino di mezzanotte. A volte era persino un segnale per qualcuno che aveva voglia di parlare. Mamma morì dieci anni fa circa, sei prima di papà. La casa non fu più la stessa. Qualcuno spense il gas sotto il pentolone della minestra il giorno dopo il funerale e con quella fiamma se ne andò tutta un’era. Oh, è ovvio che a casa mia si prepara ancora il minestrone di tanto in tanto. Ma in quantità minori e solo in particolari occasioni. Il calore rassicurante che riempiva la casa ora manca. Anzi, i più piccoli dicono che fa puzzare la casa, che riempie troppo, o che dopo un po’ li nausea. Sono ben poche le cose su cui poter contare oggigiorno. Ci vorrebbero più zuppiere colme di minestrone nel mondo. Desidero ancora la sua sicurezza, il suo aroma, il suo gusto. Sono certo che vi sono ancora case su questa terra dove bollono ancora simili minestre. Che bollano a lungo!  [Leo Buscaglia, “Autobus per il paradiso”]

Insomma, che aspettate a leggervelo tutto? Sono certa che apprezzerete l’Autore e il suo messaggio, come l’ho apprezzato io! :-)

Alla prossima! (kiss kiss kiss :-*)

∼ Loriana ∼





[Letti per voi] - L’alba dei papaveri, di Adua Biagioli Spadi

 Poesie d’amore e d’identità

11072910_10205223389357363_665063611416817613_n

Titolo: ” L’alba dei papaveri (poesie d’amore e d’identità)” – Autrice: Adua Biagioli Spadi – Editore: La vita felice – Genere: poesia – pagine: 88 – anno: 2015 – prezzo: 12.00 euro –  Isbn: 9788877997371 – acquistalo qui



Dalla prefazione di Ilaria Minghetti

L’alba dei papaveri, il giorno che nasce come simbolo della vita che si rinnova continuamente e i papaveri come simbolo della bellezza della spontaneità.
Frutto di un lavoro durato dal 2007 al 2014, la raccolta è nata da un’esigenza di “parlarsi” e successivamente di parlare, da un dialogo prima con se stessa e successivamente con l’altro, da una ricerca prima di valutazione e poi di condivisione su temi nei quali viene data al lettore la possibilità di riconoscersi, di individuare percorsi analoghi.
Poesie d’amore e identità è il sotto titolo indicante due fulcri fondamentali su cui poggia lo sviluppo dei testi: l’amore con tutti i suoi volti, l’identità con la ricerca dei vari aspetti dell’Io relazionato al mondo.
L’alba dei papaveri è un ricordo a sottolineare che il tempo non è mai statico e mai del tutto passato.


La mia recensione


– L’assenza –

Senti, come tutto quaggiù
si trasforma sotto la neve.
Il tetto spiovente è scivolo immacolato,
piegata di peso è la morbida frasca
pare onda appesa all’aria che gela.
L’azzurro bagliore mi sfugge
in opaca crosta di quercia
il fuori condensa perfino quella carezza.
Pure il mio restare in questo fermarsi
un istante biancheggia,
silenzio degli strumenti.
L’orizzonte è un altro e io
non arrivo mai.
Tutto sparisce
sotto la neve che copre,
tranne queste tue rose infuocate
che non so più guardare dentro,
nel profumo dell’assenza.

Le poesie di Adua Biagioli Spadi hanno il tocco delicato del pittore. Esse sono brevi tele dai colori differenti, capaci di cristallizzare in versi un ricordo, un breve palpito di vita.
La penna dell’Autrice è lieve e i componimenti si susseguono con musicalità e sensibilità artistica.
– A un amore –

A te mi rivolgo,
perché so che ci sarai
quando il desiderio di una vita
tasterò fra tocchi rifioriti,
tenendo il frutto colto nel mattino
dal cielo di un balcone.
Questo mare sa di onda che sale
leggera nella calma
corteggia la conchiglia
mentre osservo la lentezza
dei gabbiani, il sibilare
a pelo a pelo sull’arioso soffio.
Proprio da quaggiù,
dove la gente stiracchia
un minuscolo sorriso
dentro a un rito buono,
nell’ovatta della quiete
dove arrischia il sole a picco.
Onde che non fanno salpare.
Il loro moto
fa sperare
di udire la tua voce
che cerco straniera nel tuo campo,
nella sabbia che stringo
ancora nel mio palmo.
Le brevi istantanee, che si dispiegano attraverso le pagine, colpiscono proprio per questa delicatezza costante, trasformandosi in leggere liriche di luce e colori, attraverso cui viaggiano le emozioni.
Oro
L’oro è dove mai lo attendo
nei disincantati luoghi,
perfino nel bruscello degli
inverni succubi del freddo.
Negli angoli tramortiti del giardino
e nel profumo intenso dei tuoi panni
l’oro si nasconde,
si rivela solido gioiello
sprofumato ai mille venti.
L’oro è sempre dentro ai firmamenti,
sa della tua voce,
questo è il gusto intriso del suo canto,
vibra dentro all’invisibile tuo gesto
e sfuma in echi di caldi tuoi respiri.
Dovevo saperlo che eri grappolo d’acini
intrappolato nel mescere dell’ocra,
potevo riconoscere nel sole dei miei drammi,
la fortuna del dono degli intarsi che celavi.
Ma quando vivi l’ora del qui
e il minuto tremolante dell’incerto
non ti avvedi mai
della delizia preziosa che ti porta,
l’Eldorado che possiede forse
finissima polvere di verità.

Ne consiglio la lettura agli amanti della poesia, quella cristallina di luce, soffusa di emozioni.
∼ Loriana ∼

[Magla's Addicted] - Bolero, poesia di Julio Cortazàr

Julio Cortazàr
– Bolero

Che vanità immaginare che possa darti tutto, l’amore e la fortuna, itinerari, musica, giocattoli. Di sicuro è così: ti do tutto me stesso, sicuro, però tutto me stesso non ti basta come a me non basta che tu mi dia tutta te stessa. Per questo non saremo mai la coppia perfetta, la cartolina, se non siamo capaci di accettare che solo in aritmetica il due nasce dall’uno più uno.
Di là un foglietto che recita solamente:
sempre sei stata il mio specchio, voglio dire che per vedermi dovevo guardarti.

(a cura di Pino Prete)

giovedì 7 aprile 2016

[Magla's Addicted] - Aspasia, Leopardi


I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI

XXIX - ASPASIA

 
Torna dinanzi al mio pensier talora Il tuo sembiante, Aspasia. O fuggitivo Per abitati lochi a me lampeggia In altri volti; o per deserti campi, Al dì sereno, alle tacenti stelle, Da soave armonia quasi ridesta, Nell'alma a sgomentarsi ancor vicina Quella superba vision risorge. Quanto adorata, o numi, e quale un giorno Mia delizia ed erinni! E mai non sento Mover profumo di fiorita piaggia, Nè di fiori olezzar vie cittadine, Ch'io non ti vegga ancor qual eri il giorno Che ne' vezzosi appartamenti accolta, Tutti odorati de' novelli fiori Di primavera, del color vestita Della bruna viola, a me si offerse L'angelica tua forma, inchino il fianco Sovra nitide pelli, e circonfusa D'arcana voluttà; quando tu, dotta Allettatrice, fervidi sonanti Baci scoccavi nelle curve labbra De' tuoi bambini, il niveo collo intanto Porgendo, e lor di tue cagioni ignari Con la man leggiadrissima stringevi Al seno ascoso e desiato. Apparve Novo ciel, nova terra, e quasi un raggio Divino al pensier mio. Così nel fianco Non punto inerme a viva forza impresse Il tuo braccio lo stral, che poscia fitto Ululando portai finch'a quel giorno Si fu due volte ricondotto il sole. Raggio divino al mio pensiero apparve, Donna, la tua beltà. Simile effetto Fan la bellezza e i musicali accordi, Ch'alto mistero d'ignorati Elisi Paion sovente rivelar. Vagheggia Il piagato mortal quindi la figlia Della sua mente, l'amorosa idea, Che gran parte d'Olimpo in se racchiude, Tutta al volto ai costumi alla favella, Pari alla donna che il rapito amante Vagheggiare ed amar confuso estima. Or questa egli non già, ma quella, ancora Nei corporali amplessi, inchina ed ama. Alfin l'errore e gli scambiati oggetti Conoscendo, s'adira; e spesso incolpa La donna a torto. A quella eccelsa imago Sorge di rado il femminile ingegno; E ciò che inspira ai generosi amanti La sua stessa beltà, donna non pensa, Nè comprender potria. Non cape in quelle Anguste fronti ugual concetto. E male Al vivo sfolgorar di quegli sguardi Spera l'uomo ingannato, e mal richiede Sensi profondi, sconosciuti, e molto Più che virili, in chi dell'uomo, al tutto Da natura è minor. Che se più molli E più tenui le membra, essa la mente Men capace e men forte anco riceve. Nè tu finor giammai quel che tu stessa Inspirasti alcun tempo al mio pensiero, Potesti, Aspasia, immaginar. Non sai Che smisurato amor, che affanni intensi, Che indicibili moti e che deliri Movesti in me; nè verrà tempo alcuno Che tu l'intenda. In simil guisa ignora Esecutor di musici concenti Quel ch'ei con mano o con la voce adopra In chi l'ascolta. Or quell'Aspasia è morta Che tanto amai. Giace per sempre, oggetto Della mia vita un dì: se non se quanto, Pur come cara larva, ad ora ad ora Tornar costuma e disparir. Tu vivi, Bella non solo ancor, ma bella tanto, Al parer mio, che tutte l'altre avanzi. Pur quell'ardor che da te nacque è spento: Perch'io te non amai, ma quella Diva Che già vita, or sepolcro, ha nel mio core. Quella adorai gran tempo; e sì mi piacque Sua celeste beltà, ch'io, per insino Già dal principio conoscente e chiaro Dell'esser tuo, dell'arti e delle frodi, Pur ne' tuoi contemplando i suoi begli occhi, Cupido ti seguii finch'ella visse, Ingannato non già, ma dal piacere Di quella dolce somiglianza, un lungo Servaggio ed aspro a tollerar condotto. Or ti vanta, che il puoi. Narra che sola Sei del tuo sesso a cui piegar sostenni L'altero capo, a cui spontaneo porsi L'indomito mio cor. Narra che prima, E spero ultima certo, il ciglio mio Supplichevol vedesti, a te dinanzi Me timido, tremante (ardo in ridirlo Di sdegno e di rossor), me di me privo, Ogni tua voglia, ogni parola, ogni atto Spiar sommessamente, a' tuoi superbi Fastidi impallidir, brillare in volto Ad un segno cortese, ad ogni sguardo Mutar forma e color. Cadde l'incanto, E spezzato con esso, a terra sparso Il giogo: onde m'allegro. E sebben pieni Di tedio, alfin dopo il servire e dopo Un lungo vaneggiar, contento abbraccio Senno con libertà. Che se d'affetti Orba la vita, e di gentili errori, E' notte senza stelle a mezzo il verno, Già del fato mortale a me bastante E conforto e vendetta è che su l'erba Qui neghittoso immobile giacendo, Il mar la terra e il ciel miro e sorrido.


(a cura di Pino Prete)

venerdì 1 aprile 2016

[Magla's Addicted] - Sto sognando strade pomeriggio. Antonio Machado

ANTONIO MACHADO
Sto sognando strade pomeriggio. 


Le colline oro, verde dei pini, la quercia polveroso! ... Da dove viene questa strada va? Sto cantando, viaggiatore lungo il percorso ... -la tardi IS cadere. "Al cuore non aveva la spina di una passione; Sono riuscito a strappare un giorno: "Non mi sento il cuore."
E l'intero campo un momento rimane, silenzioso e cupo, meditando. Suoni vento Pioppi sul fiume.
Più sera oscura; e la strada che si snoda e debolmente sbiancamento offusca e scompare.
Il mio canto di nuovo lamentano: "Spina d'oro Sharp, Chi ti sentiresti bloccato nel cuore. "

(a cura di Pino Prete)

giovedì 24 marzo 2016

[Magla's Addicted] - I sogni di un bambino, Antonio Machado

 

Antonio Machado 

I sogni di un bambino


C'era un bambino che sognava, un cavallo di cartone. Apri gli occhi il bimbo e più non vide il cavallino, un cavallino bianco. Il bimbo tornò a sognare; per il crine l'afferrava... Ora non mi sfuggirai! Appena l'ebbe afferrato, il bimbo si svegliò. A veva chiuso il pugno. Il cavallino volò! Serio serio restò il bimbo pensando che non è vero un cavallino sognato.

(a cura di Pino Prete)

Novità uscite Arpeggio Libero

Libri libri libri... Letture letture letture! 


Buongiorno care e cari lettori! :-D

Vi segnaliamo due nuove uscite dal catalogo Arpeggio Libero: due letture diverse per incontrare tutti gusti!

Partiamo con il primo...


Il trolley rosa

Paola Brighenti

"Il trolley rosa" narra di Alias, un barbone che non abbandona mai il suo trolley rosa. Perché...
Vive ai margini della società, ossessionato dalla scomoda presenza di uno sconosciuto che cerca di sequestrarlo.
É la storia di un uomo senza memoria in un libro ricco invece di "memoria", dove passato, presente e futuro si intrecciano in una trama avvincente.
É un romanzo che parla di annullamento di sè e di rinascita, di dolore e di tenerezza, di solitudine e di affetti, di sconfitta e di speranza.

 
Il secondo titolo è della nostra maglozza, Alessandra!
Noi della redazione di Magla siamo orgogliose di lei, un romanzo unico nel suo genere, assolutamente da leggere...

Faust - Cenere alla cenere

Alessandra Nitti

Uno straordinario viaggio nell'animo umano, onirico e sconvolgente. 
Un prodotto editoriale di livello elevato, scaturito dalla penna unica di Alessandra Nitti.
Link per acquisto




Inoltre, segnaliamo che il volume dell'altra maglozza Loriana si attesta quale titolo più venduto della settimana in casa Arpeggio Libero, posizione immutata dalla sua pubblicazione! Un bel risultato di cui vogliamo rendervi informati...


4 Petali rossi - Frammenti di storie spezzate

Arianna Berna, Monica Coppola, Loriana Lucciarini e Silvia Devitofrancesco

L'antologia solidale di Arpeggio Libero a sostegno della lotta contro la violenza sulle donne. Le vendite contribuiranno alla realizzazione della Casa delle Donne nella Marsica del centro antiviolenza BeFree. All'interno del volume quattro racconti su varie tipologie di violenza (utilizzo del corpo femminile, stupro etnico, femminicidio, stalking e violenza psicologica) e un pratico manuale SOS antiviolenza, scritto da BeFree. Un progetto editoriale unico, che tende a sensibilizzare sul tema grazie ai racconti e realizza concretamente un'opera importante, quale la casa rifugio in Abruzzo.

lunedì 21 marzo 2016

[Magla's Addicted] - IL PROFUMO DELLA FELICITA', Santina Gullotto


L'ANGOLO POETICO DELLA POETESSA SANTINA GULLOTTO CON POESIE TRATTE DAL SUO ULTIMO LIBRO PUBBLICATO DAL TITOLO <<IL BUIO E LA LUCE>>29>> POESIA
IL PROFUMO DELLA FELICITA'


Profuma come il pane, appena cotto al forno, profuma come il legno dell'ulivo che lo scalderà... Profuma come rose, appena sbocciate nel giardino, profuma come l'aria fresca di primavera, profuma come l'erba tagliata di buon mattino. Profuma come la pelle delicata di un bambino, e come la sua culla dove dormirà. Profuma come la preghiera, sulle labbra d'ogni sera e d'ogni mattina, che detta con il cuore ti benedirà. Profuma come l'amore vero e puro, che scalda il cuore... Nelle cose vere e semplici, è, proprio lì, che trovi il profumo della felicità...

(a cura di Pino Prete)

lunedì 14 marzo 2016

[Magla's Addicted] - Ho i ricordi d'infanzia, Antonio Machado


Antonio Machado  

Ho i ricordi d'infanzia


Ho i ricordi d'infanzia, ho i ricordi, immagini di luce e di palmizi, e in un fulgore d'oro, di campanili, lungil , con cicogne, di paesi con strade senza donne .sotto un indaco cielo, piazze vuote dove crescono aranci luminosi coi loro frutti rotondi e vermigli; nell'ombra di un giardino c'è il limone coi rami polverosi, e limoni d'un giallo impallidito nello specchio dell'acqua della fonte; aroma di garofani e di nardi, forte odore di menta e di basilico; immagini d'ulivi inargentati a un sole ardente che stordisce e acceca, e turchine e remote cime alpestri con rosse tinte d'una sera immensa.


(a cura di Pino Prete)

martedì 8 marzo 2016

[emozioni tra le pagine] - Donne in rinascita


«Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta. Che uno dice: è finita. No, non è mai finita per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia. Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola. Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare. Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare. Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita. Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane. Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto. Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così". E il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua. In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata. Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento. Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine. Ed è stata crisi, e hai pianto. Dio quanto piangete! Avete una sorgente d'acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. "Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza? "Se lo sono chiesto tutte. E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi? E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti. Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te. Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa. Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa. Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente. Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel. Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa. E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande. Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli. Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo. Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse". Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia. Per chi la incontra e per se stessa. È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti...»
[testo originale Diego Cugia, alias Jack Folla]

martedì 1 marzo 2016

[Magla's Addicted] - L'INFINITO, Giacomo Leopardi


I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI
XII - L'INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare.

(a cura di Pino Prete)

mercoledì 24 febbraio 2016

[Magla's Addicted] - Una nota di poesia, Santina Gullotto

UNA NOTA DI POESIA
Santina Gullotto


Una nota è ancora una nota, che accompagnano una canzone..... Poesia che vibra nell'aria e raggiunge l'azzurro del cielo, terso e limpido come non mai..... Una nota e ancora un nota, poesia che scivola sull'acqua della piscina e raggiunge perfrino il suo fondo, e di nuovo ritorna a volare nel cielo e si perde nello spazio infinito..... Una nota e ancora una nota Che accompagnano una canzone Che sa solo di poesia..... leggera e leggiadra si diffonde. intorno e nell'aria, riempiendo tutto di armonia..... Una nota e ancora una nota, accompagnano canzoni d'amore, così rare come il ricordo della vita di un giorno lontano.
(a cura di Pino Prete)

martedì 23 febbraio 2016

[Magla's Addicted] - Poesia di Julio Cortazàr

Julio Cortazàr
– Poesia

Non chiedo di glorie né di nevi, voglio sapere dove si riuniscono le rondini morte, dove finiscono le scatole di fiammiferi usati. Per quanto sia grande il mondo ci sono le unghie tagliate, i pelucchi, i sacchi affaticati, le ciglia che cadono. Dove vanno le nebbie, i fondi di caffè, gli almanacchi di un tempo? Chiedo del nulla che ci muove; in questi cimiteri congetturo che la paura cresce a poco a poco, e che lì cova il Roc.

(a cura di Pino Prete)

[Letti per voi] - Il Cigno nero di F. Corselli


Carissimi lettori, eccomi di nuovo qui a scrivere e raccontarvi di una pubblicazione davvero speciale, particolare nel genere e pregna di poesia. Ecco a voi…



FABRIZIO CORSELLI  - “Nibelung e il cigno nero”  - opera poetica – Linee Infinte Edizioni – 2013 – 84 pagine – prezzo: 10 euro
Dall’introduzione di Liliana Cosi:  Si legge con crescente interesse la poesia di Fabrizio Corselli, è una poetica corsiva, varia e fantasiosa, mai banale. Ma quello che che più colpisce nelle sue poesie è l’immaginazione, i colori che si vedono, il movimento che descrivono, la composizione, l’architettura dell’assieme, i suoni che arrivano all’udito, il fraseggio sempre nuovo, non vorrei parlare di arte globale: no, è poesia, eppure tocca tutte le forme dell’arte. Forse dovrebbe essere sempre così.”
Scrive l’Autore nella sua nota d’apertura del volume: “Ho pensato a Nibelung, sin dall’inizio, più come al manifesto d’una poetica figurativa capace di rappresentare in pieno la sfera delle emozioni attraverso la loro dimensione non solo estetica ma anche sonora. Da questo punto di vista, l’opera presenta una vasta gamma di soluzioni e sperimentazioni a livello fonosimbolico e stilistico, potendo affermare con tranquillità che la stessa opera è in grado di suscitare nel lettore particolari emozioni e sensazioni, in virtù della sua costruzione figurativa e della sua genuinità ispirativa.
Nibelung, di albina stirpe,
colui che i versi invola
oltre i confini del mondo.
(stralcio dalla lirica: Il poeta cigno)

*****

i suoi grandissimi occhi
colore dell’avorio, sciolti
sono in più fii d’argento
così aguzzi da trapassare
il cipiglio più ostinato,
(stralcio dalla lirica:Il poeta cigno)

*****

Vogliono tutte le leggende
che tale sia il suo prodigio
da intessere, ben avveduto,
di ogni minuscola stella
la propria luce splendente:

trasformarle egli è in grado
con un sempice arpeggio
in tanti liquidi filamenti
arpionando ognuno di essi
al volo, come quando l’aria

ineluttabile imprigiona
del polline il dolce vagare
tra un fiore e l’altro;
miele sciolto nelle orecchie
quando una lirica intona.
(stralcio dalla lirica: Il poeta cigno)

*****

Carezza ogni tessitura
della sua stella patrona
colore del mercurio,
tessuti in un solo istante
come nastri apparenti.
(stralcio dalla lirica: cigno nero – parte II)

*****

Arcua le braccia
e una singola piroetta
più in alto slancia
come spuma del mare
erto sul nero scoglio.
(stralcio dalla lirica: cigno nero – parte IV)

*****

Ma nulla può più
l’incanto d’un volteggio
quando caduche
s’estinguono le piume
come foglie d’Autunno.
(stralcio dalla lirica: cigno nero – parte IV)

*****

RAMI D’INVERNO (lirica completa)
Sono lame di ghiaccio
gl’ampi rami frastagliati
di quegli alberi spogli,

tintinnano come sonagli
nello scandire le piaghe
apertesi nei loro cuori.

Flagellano l’aria fresca
come fossero mille sferze,
uno scudiscio nell’animo
mentre sanguinano copiosi.

*****

Un calice alquanto nero
è l’abisso della Poesia,
(stralcio dalla lirica: veleno nero)

*****

Avverte Nibelung quel lutto
farsi sempre più avanti, cheto,
osservando del proprio creato
l’allungarsi delle fitte ombre
mentre scivolano quatte, quatte
tra sottili dita d’inchiostro.
(stralcio dalla lirica: Istanti)


OLYMPUS DIGITAL CAMERA 
L’autore: Fabrizio Corselli definito dalla critica “Il Cantore di Draghi, unico e indiscusso bardo italiano” è uno scrittore di poesia a carattere epico-mitologico e un saggista.
Nato a Palermo nel 1973, vive e lavora come educatore a Settimo Milanese. In qualità d’insegnante di Composizione poetica, a partire dal 2001, cura a livello didattico una serie di progetti letterari e Workshop volti a promuovere la poesia presso scuole, biblioteche, librerie e associazioni.
Diverse le pubblicazioni su riviste del settore (Saggi su Poesia ed Estetica) e le collaborazioni con case editrici in qualità di consulente in materia poetica.
Diverse anche le collaborazioni con Associazioni internazionali e note personalità dello spettacolo.
Esperto di Improvvisazione orale a carattere epico. Diversi i laboratori tenuti riguardo alla poesia orale e alla tecnica di composizione poetica (legata all’oralità).
È autore del primo poema fantasy italiano dal titolo Drak’kast – Storie di Draghi, a cura di Edizioni della Sera di Roma. Presso la stessa dirige la Collana Hanami (poesia haiku).
Altre pubblicazioni: Il Portatore di Corni – Saga dei Regni del Nord (La Mela Avvelenata Bookpress, 2014); l’Eredità di Dracula – Liriche gotiche sull’Amore oltre il Tempo (Edizioni della Sera, 2014), in qualità di curatore editoriale; l’antologia Autunno – Haiku (Edizioni della Sera, 2013), in qualità di curatore editoriale; l’opera tematica Nibelung e il Cigno nero (Linee Infinite Edizioni, 2013); l’opera erotica Enfer (Ciesse Edizioni, 2013); il poemetto Il Canto del fuoco presso l’antologia collettiva La Biblioteca dell’Immaginario (GdS Edizioni, 2013); l’antologia Inverno – Haiku (Edizioni della Sera, 2011), in qualità di curatore editoriale.
Sito personale: www.fabriziocorselli.eu



RECENSIONE


Un volume atipico, un atto di coraggio. Il coraggio che ha avuto questo bravissimo e preparatissimo autore, nel proporre un volume scritto in stile epico, sia nei temi che si vanno ad affrontare, sia nella ricerca delle parole e della metrica.

Una scommessa in questo mondo editoriale italiano, dove ormai si punta più a pubblicare ciò che il mercato attuale richiede, piuttosto che a proporre opere di valore e di alto livello. Dove si offre la possibilità di pubblicare al personaggio famoso di turno, sperando di attrarre lettori, o di puntare sul marketing e sul packaging del prodotto editoriale per aumentare le vendite, più che alla sua qualità.

Ho apprezzato molto quest’idea e ho goduto della lettura di questo volume, un viaggio poetico dove l’Autore mi ha trascinato in questo percorso, tra emozioni e poesia.

Consigliato a lettori raffinati, che apprezzeranno senza ombra di dubbio il lavoro a cui l’Autore, Fabrizio Corselli, si è dedicato con passione, competenza, talento e professionalità.

Buona lettura, quindi, e… alla prossima!

∼ Loriana Lucciarini ∼