sabato 21 febbraio 2015

L'autopubblicazione in Italia: cosa ne pensano gli autori self.

L'arte ai tempi del consumismo

Una cronaca informale


a cura di Alessandra Nitti

Self publishing sì, self publishing no

Puntata 1: i pro e la voce dei self



Cari lettori,
questo mese voglio dar voce ai tanto discriminati scrittori self. Qualcuno di voi si chiederà "ma che vuol dire?" ma soprattutto: "perché è un metodo sempre più usato dagli esordienti di tutto il mondo?"

L’autopubblicazione, per intenderci, consente di pubblicare le proprie opere senza avere una casa editrice che fa da tramite tra l’autore e il lettore.
Niente lettere di presentazione, niente sinossi, niente attese lunghe mesi che poi finiscono, spesso, con un rifiuto o con il silenzio. Inoltre, pone un freno alle case editrici a pagamento che chiedono ingenti somme ad autori smaniosi di vedere il proprio libro stampato senza avere servizi professionali in cambio. Il selfpublishing consente di creare il proprio libro o e-book e di pubblicarlo nei più grandi stores mondiali. Tutto, ovviamente, attraverso internet e le piattaforme dedicate al self publishing (a meno che non si voglia stampare molte copie del proprio libro e di rivenderle da sé). Questo potrebbe essere anche un modo per farsi conoscere dalle case editrici, se si ha un buon prodotto e tanta, tanta fortuna. Molti autori- nordamericani soprattutto- sono riusciti nell’intento e, secondo alcune stime, negli USA il numero degli autopubblicati è triplo rispetto a quelli pubblicati tradizionalmente.
In Italia sono sempre di più coloro che si affidano solo alle proprie forze e decidono di autopubblicarsi, tuttavia molti lettori rimangono scettici riguardo alla qualità di un prodotto self. Non essendo “partorito” da una casa editrice, può avere molti difetti: refusi, mancanza di un editing adeguato, grafica scarsa e altro.
Infine, un autore self publishing è costretto a farsi conoscere solo grazie alle proprie capacità e al proprio impegno, non avendo case editrici che pubblicizzano l’opera. Nonostante ciò, ci sono diversi autori che hanno avuto un discreto successo. Ecco le testimonianze di alcuni autori italiani autopubblicati

Loriana Lucciarini, scrittrice e poetessa:“Credo che l’autopubblicazione sia un’ottima finestra di lancio per giovani autori. Moltissimi bravi scrittori, sconosciuti ai più eppure pieni di talento, si vedono ignorati dalle case editrici più importanti e il loro lavoro non viene considerato, perché queste ultime tengono conto più delle proiezioni di mercato che della qualità del libro. Chi ce la fa a farsi pubblicare, quasi sempre ci riesce grazie a una grande dose di fortuna. Ma sono casi rari: per uno che ce la fa, tantissimi altri scrittori talentuosi collezionano rifiuti. Con la nascita dell’editoria digitale, invece, è data a tutti l’opportunità di vedere stampato il proprio libro, a costo praticamente zero. L’autore può seguirne le vendite e può attivamente lavorare affinché il proprio sogno abbia la reale possibilità di realizzarsi. Autopubblicandosi si compie un passo importante, diventando il primo editore di se stessi. Evitando poi – tra l’altro – di finire nelle mani dei “cosiddetti editori a pagamento”, che speculano sulle speranze di tanti aspiranti scrittori, spillando loro soldi per pubblicazioni improbabili.”

Antonio Renna, autore de L’anima tra le acquile: Ho scelto di autopubblicarmi perché è l’unica strada valida se non si ha un buon editore alle spalle. Esclusa la ridicola esperienza dell’editoria a pagamento, mi sembra l’unica via percorribile e posso dire di esserne assolutamente soddisfatto.Credo che l’esito di un libro autopubblicato dipenda, oltre che dalla qualità dello stesso, da quanto tempo e quanti soldi sei disposto a impiegare per pubblicizzarlo. Il fattore denaro è, a mio avviso, più importante.  Io continuerò a impiegare le mie risorse nell’autopubblicazione. Qualcuno, prima o poi, potrebbe notarti.

Monia Iori, autrice de Il Faro: “Il Faro”, il mio secondo romanzo che ho, appunto, autopubblicato, ha vinto nel 2012 un premio nazionale letterario che prevedeva la pubblicazione con una casa editrice, ma le cose purtroppo si sono svolte diversamente perché non è stata fatta una vera e propria edizione del libro, ma soltanto una stampa. In seguito a tale condotta rimarchevole, la mia fiducia negli editori è notevolmente calata e, dal momento che il romanzo non era più inedito ma neanche edito, ho visto nell’autopubblicazione l’unica via sicura per portare realmente alla luce la mia storia.
Sono molto soddisfatta della mia scelta. Ammetto che non è stato facile creare un libro dal punto di vista editoriale, è stato un po’ una sfida con me stessa, spesso stressante, ma anche un modo per vedere la nascita di un romanzo da un altro punto di vista e fare esperienza in questo settore. Il desiderio di vedere la mia opera pubblicata era molto forte e questo mi ha spinto a portare a termine il lavoro nel migliore dei modi. Inizialmente ero molto spaventata e non sapevo se sarei stata in grado di farcela, ma provare è sempre il primo passo per realizzare un sogno. A quasi un anno dalla pubblicazione in cartaceo dell’opera e a pochi mesi da quella in digitale, posso dire di essere entusiasta di questo metodo di pubblicazione, che offre all’autore notevole libertà decisionale. I pro e i contro dell’autopubblicazione sono equamente divisi. Da una parte, essa permette all’autore di personalizzare ogni aspetto dell’opera e questo è sicuramente molto bello; occuparsi della cura di tutti gli aspetti della propria storia permette una totale espressione e il prodotto finale è quanto di più vicino all’idea che lo scrittore aveva in mente, perché ha potuto scegliere cosa fare e come senza limiti imposti dagli editori. Dall’altra, però, ci sono anche molti contro: l’editing, un passaggio importantissimo, è sicuramente la spina nel fianco delle autopubblicazioni; un’opera che non è stata revisionata adeguatamente non può aspirare al plauso dei lettori, anzi va a impoverire la cultura. La mancanza di un editing professionale, quindi, è forse il contro più negativo dell’autopubblicazione. Inoltre, quando si autopubblica un’opera, si deve sapere che, anche se ci sono persone (amici, parenti, ecc.) disposte ad aiutare, è sempre l’autore che deve svolgere la maggior parte del lavoro, come la fase cruciale della promozione. Pubblicare un libro, quindi, significa mettere ogni fibra del proprio essere in quel progetto, senza tralasciare nulla e facendo particolare attenzione ai dettagli e, in particolar modo, all’utilizzo della lingua italiana. Conosco i pro e i contro sia dell’autopubblicazione che della pubblicazione con una casa editrice, in quanto il mio primo e il mio terzo romanzo sono stati pubblicati da un editore, e mi piacciono entrambe le strade. Forse la scelta tra i due metodi di pubblicazione dipenderà anche dal tipo di storia che avrò scritto e dalla collocazione e visibilità che vorrò darle.”

P Marina Pieroni, autrice della saga Le Terre di ArretQuando ho scritto la mia prima storia non era destinata a essere letta da nessuno, ma solo a essere riposta nel cassetto come una sorta di ‘testamento dei miei sogni’, visto che ci fantasticavo da decenni. Quando era alle battute finali, però, ho pensato: ‘Ehi, ma questo è un libro!’ e da quel momento ho iniziato a guardarmi intorno e a studiare il mondo dell’editoria.
Ho capito fin da subito che esistono diversi settori: i grandi editori, i piccoli editori, le ‘case editrici’ a pagamento e l’autopubblicazione. Studiando i vari aspetti di ognuno (tralasciando i grandi editori che non potevo sperare di raggiungere) ho scelto l’autopubblicazione, per due motivi principali: il costo zero e, soprattutto, la possibilità di gestirsi in totale, con tutti i pro e i contro.” “Sì è la risposta che mi viene spontanea 
alla domanda ‘Sei soddisfatta della tua scelta?’.In realtà, però, questo sì va argomentato. Sicuramente la soddisfazione di una scelta deriva dalle aspettative. Io avevo aspettative quasi nulle, mi sono lanciata nell’avventura sperando di raggiungere qualche lettore che potesse darmi il suo parere sulla mia storia, che condividesse con me le mie emozioni, che potesse a sua volta trasmettermi le sue leggendo qualcosa di mio. Tengo a precisare che questo non poteva avvenire da qualche amico o conoscente, dove le relazioni personali avrebbero deviato troppo la realtà, anche non volendo. Partendo da questo e visti i risultati raggiunti, soprattutto in termini di contatti umani, direi proprio di sì.
La scelta è stata più che soddisfacente.” Tuttavia, uno degli svantaggi maggiori
del self publishing è che bisogna sobbarcarsi da soli tutto quello che ruota intorno a un libro: editing, impaginazione, copertina, creazione ebook etc. e, non per ultimo, il marketing. Il difficile non è pubblicarsi ma farsi conoscere, riuscire a farsi notare nel mare di proposte. Tutto questo comporta una grande quantità di tempo da impiegare e una notevole capacità di inventarsi sempre qualcosa per raggiungere i lettori, con la giusta cortesia, senza essere invadenti. Tra i vantaggi c’è sicuramente la possibilità di gestire in toto la propria creatura, ogni più piccola soddisfazione, pertanto, sarà totalmente frutto degli sforzi personali. I contatti con i lettori sono diretti e, per questo, molto efficaci. Il costo dell’autopubblicazione è zero (a meno che non si richiedano servizi esterni) e le royalty per ogni singola copia sono maggiori. E poi, parere soggettivo, c’è anche una fonte di divertimento, se alla base c’è passione.
Al momento continuerò con la 
strada dell’autopubblicazione, visto che si sta rivelando soddisfacente. Certamente non mi rivolgerò a un editore a pagamento – e sconsiglio a tutti di farlo – e, sempre al momento, a nessun piccolo editore poiché, e ribadisco almeno per ora, i vantaggi che potrebbe offrirmi sono inferiori all’autopubblicazione (sempre parere soggettivo).
Il sogno del grande editore c’è sempre, ovviamente, però non sono io a poter dire qualche sarà la mia strada in futuro. A volte si aprono porte inaspettate…”
Il self publishing è sempre più diffuso in Italia e all’estero e chissà, forse in futuro di metterà fine alla “piaga” delle CeaP (case editrici a pagamento)

Vi do appuntamento alla prossima puntata per scoprire i CONTRO del self publishing.

venerdì 20 febbraio 2015

Scritti da voi - La maledizione del personaggio


Tutti noi scrittori abbiamo un personaggio cui siamo più affezionati, uno che magari riusciamo a delineare meglio, a rendere amato anche dai lettori.
Quando ero “dall’altra parte della barricata” , ovvero quando leggevo e non osavo sperare di esser considerata una scrittrice, mi è capitato di innamorarmi dell’ispettore Adamsberg, oppure di sognare di essere come Robin Hood (ehm, lo ammetto, non avevo l’animo della principessa da salvare, nemmeno da bambina), di fantasticare sulla vita di Momo o di esser pronta a combattere i draghi al fianco di Nihal; insomma, di esser tanto coinvolta dal libro che stavo leggendo da arrivare a considerarne i personaggi al pari di vecchi amici ai quali davo appuntamento e ritrovavo ogni qual volta sfogliassi le pagine sulle quali era raccontata la loro storia; quando terminavo il libro, mi sorprendevo a sperare in un seguito perché sentivo la mancanza dei personaggi che avevo imparato a conoscere.
Mi sentivo un po’ in colpa perché leggevo tante biografie ed articoli riguardanti autori i quali parlavano di quanto fosse difficile liberarsi di un determinato personaggio da loro creato; così difficile che alcuni sono arrivati perfino ad odiare le loro stesse creazioni. Basti pensare, fra tutti, a Sir Arthur Conan Doyle che aveva fatto morire Sherlock Holmes e poi era stato costretto a scrivere un romanzo nel quale si scopriva che non era morto davvero, per le insistenze del pubblico.
Mi sentivo in colpa perché non volevo che uno scrittore arrivasse ad odiare un proprio personaggio e al tempo stesso ero incuriosita dai meccanismi mentali che portavano a una situazione del genere.
Ho potuto capirlo soltanto adesso che sono diventata scrittrice anche io (così dicono) e i miei scritti vengono letti da molte persone. Nel mio piccolo, mi sono trovata nella stessa situazione: ho creato dei personaggi che chi mi legge ha amato a tal punto da chiedermi di scrivere ancora storie sul loro conto.
Devo fare una premessa doverosa: per quanto mi riguarda, sono più che felice di questa reazione del pubblico. Una delle soddisfazioni più grandi per chi scrive, per me, è scoprire che ciò che creo piace, appassiona, fa sognare e fantasticare, ridere, piangere, emozionare. È altrettanto bello vedere un proprio personaggio crescere, assumere una personalità propria, maturare e vivere nell’immaginario collettivo come se fosse una persona reale.
Però.
C’è un però che ho realizzato soltanto ora e che secondo me spiega come alcuni scrittori siano arrivati ad odiare le loro creature. Proverò a spiegarvelo e non per dirvi di smettere di chiedere che si parli ancora di un determinato personaggio, ma per invitarvi ad aprire la mente (se siete lettori, non vi sarà di sicuro difficile farlo) per accogliere le nuove storie che vengono proposte anche se il vostro scrittore preferito non vi ha inserito il vostro eroe o la vostra eroina.
Dovete sapere che siamo dei creativi, innanzi tutto: la creatività non ha regole, non sopporta le ripetizioni e si spegne quando diventa routine. Chi scrive ha tante storie da raccontare, pronte in punta di penna: la fantasia galoppa, gli stimoli sono molteplici, infiniti e non sempre i personaggi già creati si adattano a nuovi contesti. E così, nasce quella voglia di liberarsi di loro per poterne creare altri e cambiare ambientazione, iniziare nuove avventure, nuove sfide, magari cambiando genere.
Non sempre va bene, non sempre riusciamo a ricreare la stessa magia, ma a volte invece si scopre che quella nuova è perfino migliore di quella precedente. Possiamo soltanto sperare di esser in grado di inventare nuovi personaggi che siano in grado di farsi amare come gli altri.
E poi c’è la paura, la famosa “ansia da prestazione”, quella che ci fa dire “Era perfetto così, adesso se scriverò ancora di questo personaggio, potrei rovinare tutto”.
Ecco come nasce la famosa “maledizione del personaggio” e ciò che abbiamo creato con tanto amore diventa la nostra croce.
Una croce che in realtà, anche se molti non lo ammettono, siamo ben felici di portare: significa comunque che almeno una volta nella nostra vita siamo stati in grado di fare quello che sognavamo, ovvero trascinare nel nostro mondo di fantasia i lettori e coinvolgerli a tal punto da lasciare un segno di noi.
Dal mio punto di vista, quello di un’ autrice esordiente che si sta ancora cercando di abituare all’apprezzamento che riceve perché non sperava in tanta fortuna, la maledizione del personaggio è qualcosa di ancora molto lontano, ma finalmente comprensibile e forse perfino auspicabile.


di Laura Roggero

domenica 15 febbraio 2015

Domenica di Arte&Scienza: Speed Date #1

?  Lo Speed Dating è un sistema organizzato di appuntamenti al buio tra uomini e donne single. Si ha un dato numero di minuti per parlare e conoscere la persona che ci sta di fronte: al termine di questo periodo l'organizzatore suona una campanella e si cambierà partner. 



DING!
La campanella suona, iniziano gli appuntamenti. Vi guardate attorno, con quel misto di disinvoltura e ed emozione di chi non vuole ammettere di essere eccitato all'idea di un appuntamento al buio.

E così vedete avvicinarvi al vostro tavolino un uomo dalla lunga barba ondulata, bianca come la chioma che gli scende fin oltre le spalle. Il suo sguardo è intenso, misterioso e un po' beffardo mentre vi scruta, sedendosi di fronte a voi.
Ha solo cinque minuti per colpire la vostra attenzione, ma siamo sicuri che ci riuscirà. Perché lui è uno dei più grandi geni dell'umanità. E il suo nome, è Leonardo da Vinci.

Parlando di uomini d'arte e scienza, non si può non iniziare con lui, universalmente riconosciuto come uno dei più grandi geni esistiti al mondo. Eclettico e poliedrico, i suoi studi hanno spaziato praticamente ogni campo dello scibile umano, dall'arte alla scienza e tecnica. Di certo conoscete moltissime delle sue opere... ma scommettiamo che in questo appuntamento riuscirà a sorprendervi?


Ecco dunque i talenti di Leonardo da Vinci, uomo d'arte e di scienza.

  • Pittura: arte per la quale forse è più famoso. Eppure, per Leonardo la pittura è scienza, rappresentando "al senso con più verità e certezza le opere di natura".
  • Invenzioni: tra i suoi progetti e prototipi più innovativi troviamo precursori del paracadute, dell'elicottero, della bicicletta, di automobili a molla, di un palombaro-sottomarino, di un proiettore con tanto di camera oscura. 
  • Anatomia: lo studio della più perfetta delle macchine, con particolare attenzione ai muscoli, alle ossa, alla meccanica del corpo e alla circolazione del sangue.
  • Ingegneria e architettura: progetta grandi opere di idraulica, ingegneria militare, architettura e urbanistica e fa perfino da designer di interni ed esterni per palazzi signorili.
  • Scrittura: lato sconosciuto ai più, Leonardo è anche autore di trattati e racconti brevi, forse autobiografici (uno scritto umoristico riguardante un giovane pittore è citato nel libro Conspiratio di Furio Thot).
  • Musica: progetta vari strumenti musicali, anche automatizzati, i più famosi dei quali sono il tamburo meccanico, la viola organista e la clavi-viola.
  • Scenografia, trattatistica, 

Impressionati? Dovreste. E se siete tra quelli che ritengono arida la scienza e ancor più gli scienziati, pensate un po': il quadro forse più famoso del mondo è opera proprio di uno di noi. ;)
Ma ehi, la campanella sta suonando, e Leonardo si alza per andare ad incantare con le sue arti altri pubblici. Ma voi rimanete dove siete, eh. Perché lo Speed Date è appena iniziato: appuntamento a domenica 1 marzo con un altro grande scienziato e artista del passato!




martedì 10 febbraio 2015

Scritti da voi- Imeneo, di Eleonora Belli

IMENEO

PUò UN EFFIMERO RICORDO CREDUTO BUGIA, SANARE UN CUORE FERITO?

SCRITTO DA :
ELEONORA BELLI



Qui cosa c'è !” Mi chiesi, con tono curioso, guardando con occhio interrogativo l'antico baule, ricoperto da una vecchia stoffa, dal color porpora leggermente spento, dalla polvere che si era depositata sopra.
“ Ma guarda un po', cosa ho trovato!” Esclamai, una volta aperto, e tolte tutte le cianfrusaglie, che ne ricoprivano la superficie. aggiunsi poi prendendolo in mano. “ Credevo di averlo perso durante il trasloco.” Accarezzai la superficie semi rigida del mio vecchio diario, color marrone terra, chiuso con dei lacci di pelle del medesimo colore. Difronte a tale “ tesoro” ritrovato, tutti gli altri, ancora inesplorati, persero la loro importanza in quel momento. Mi sedetti con le gambe incrociate, sulle vecchie tavole di legno, che formavano l'intero pavimento della stanza, scoprii in esse un sostegno più rassicurante, dell'inquietante e ansioso cigolio che producevano, quando le si calpestava per camminare.
Cominciai a sfogliare le pagine dai colori ingialliti, sottili fogli, dalla consistenza morbida, riempiti di parole scritte, con una grafia frettolosa, e una penna stilografica con inchiostro nero, riempirono la mia mente di nostalgici ricordi.
Voltai la testa a sinistra, in direzione del' orologio rotondo che giaceva, solitario sullo schienale di una vecchia poltrona, a fiori.
“ Si sta facendo tardi, è meglio andare.” dissi, leggermente controvoglia, a me stesso, quando ad un tratto una forte volata di vento, del tutto inusuale,per il mese di agosto, fece spalancare la finestra, chiudere con un rumore secco la porta della soffitta e aprire il diario che avevo momentaneamente adagiato su di un tavolinetto sempre di legno, riempiendo la stanza per un lungo attimo, del fruscio delle sue pagine. Il vento si calmo, la stanza divenne nuovamente silenziosa, e io non seppi spiegarmi ciò che lessi l'attimo seguente.
“ Il tempo è scaduto, la tua attesa è terminata, la lancetta ferma ormai da tempi immemori, ha scoccato il suo ultimo tic-tac, è giunta l'ora che tu ti ricongiunga a me come io a te. Ricorda non sei SOLO. Non arrenderti. Combatti.”
Ok. Respira. Un respiro, due respiri, quattro respiri, otto respiri. Ora ragiona.
Quella breve frase non porta il marchio della tua grafia, la domanda è chi l'ha scritta? Perché l'ha scritta? Quando l'ha scritta. Accarezzai l'ultima frase, alzai il diario e misi la pagina in questione contro luce, il sole si riflesse su di essa, donandogli un' effetto pergamena, ed evidenziando delle piccole macchioline d'inchiostro che partivano da sinistra e coprivano alcune parti delle prime parole,che prima non avevo notato, da questo ne dedussi che la persona che aveva scritto la frase era mancina.
“ Eccoti ! Dio! Mi sei mancata cosi tanto! Sapevo saresti tornata da me! ” sibilai le parole mentre, ricoprivo con le mia braccia il suo esile corpo, affondavo il mio volto nei suoi capelli, inebriandomi del suo odore, ad ogni nuova ispirazione morivo e rinascevo più forte tra le sue morbide braccia .
Inaspettatamente a questa soave sensazione ne segui un leggero dolore, che fu causa del mio improvviso stato di debolezza, barcollai prima in avanti poi indietro, mi voltai, mi avevano iniettato un sedativo. Caddi con l'amaro ricordo della consapevolezza: gli occhi che mi fissavano teneramente non erano i suoi. Non erano della mia lei.
Questo insolito ricordo invase la mia mente colmandola solo di esso, facendo aumentare nuovamente il mio battito, riascoltare e vedere nuovamente parole e volti che avevo giurato a me stesso di dimenticare, non era esattamente nei miei piani.
Fortunatamente una chiamata, che mi informava che serviva urgentemente il mio consulto in ambulatorio, deviò i miei pensieri dalle ultime immagini ricordate. Prima di lasciare la soffitta però raccolsi da terra una busta da lettere con tanto di cera lacca gialla, anch'essa presente nel diario a mia insaputa, con la variante che sul dorso della lettera questa volta c'era incisa la mia grafia.

Una buona mezz'ora dopo varcai la porta d'ingresso dell'ambulatorio.
Buon Pomeriggio Dottor Wood, la sua paziente l'aspetta in sala visite 8” Mi informò Mary l'infermiera di turno, la ringrazia e salutai a mia volta, dirigendomi verso la stanza.
Salve io sono il Dottor...” Mi bloccai, non riuscendo a dire il mio nome, lei si bloccò. Le sue guance si erano colorite di un rosso vivo. Ci fissammo per alcuni interminabili minuti,nei quali successero due cose: uno, potetti avere il tempo di riprendermi, perché nel momento in cui il mio sguardo si era incontrato con il suo, il sangue mi si era ghiacciato nelle vene, e con esso anche il mio cuore era diventato un grande blocco di ghiaccio, che si ruppe in mille frammenti taglienti come vetro, per ricomporsi l'attimo seguente, riprendere un battito leggermente accelerato, e percepire ancora il fluire caldo e pulsante del sangue nelle vene. Due, nonostante l'aria non era intrisa verbalmente delle nostre voci, eravamo entrambi certi che l'uno avesse riconosciuto l'altro, di conseguenza stavamo parlando, ringraziandoci, almeno era quello il messaggio che i miei occhi gli stavano inviando! I suoi erano come li ricordavo, un marrone caldo che se esposto al sole come in questo momento, variavano il loro colore diventando ambrati.
Dottor Wood, cioè Samuel, Samuel Wood” Dissi mettendo fine al silenzio, cercando di dare una nota di sicurezza al mio tono.
“ Emily Raven ” rispose semplicemente accennando un sorriso.
“ Allora, permetti che io dia uno sguardo alla tua mano? ” Chiesi gentile.
Presi l'arto che mi porse, controllai in primo luogo la mobilità delle sue dita e i suoi riflessi, erano nella norma, poi passai ad esaminare il polso, non notai niente di anormale, accarezzai nuovamente l'indice della mano, all'altezza dell'unghia dove vidi una protuberanza callosa, in quell'istante capii.
La tua mano non potrebbe stare meglio!” Le dissi guardandola annuire, aggiunsi. “ Sei stata tu a scrivere quella frase sul mio diario. Perché?” dissi leggermente irritato.
SI! ” Mi rispose decisa, aggiungendo ” Ti hanno mai raccontato che cosa successe quella sera stessa?” Mi chiese, non ottenendo una risposta da parte mia, prosegui con la sua verità.
“ Il Dottor Candle, mi fece tornare per placare la tua inquietudine, sapendo in cuor suo che non era giusto ciò che stava facendo, voglio dire alimentare quella che era una speranza vana, almeno per te.” Fece una breve pausa, poi riprese guardandomi teneramente. “ All'alba della mattina seguente lo stesso Dottor Candle, mi disse che l'immagine che lo aveva reso testimone, era riuscita a scalfirlo, penetrando leggermente in profondità nella dura corazza del suo cuore invecchiato, tu mi tenevi sulle tue gambe, stretta in un 'abbraccio cosi intenso, che sembrava dovessi proteggermi da una minaccia imminente, o da un addio rimandato troppo a lungo.
“ Già, ora ricordo, il tuo calore sulla mia pelle, il crepitio lontano di un camino, non mi trovavo a casa mia, la lettera la scrissi alla clinica.”
Quale lettera?” chiese non capendo a cosa mi riferivo.
“ La lettera che scrissi il pomeriggio dopo il mio risveglio, sulla base di quello che credevo fosse stato solo un sogno, invece era stato tutto vero.” aggiunsi porgendogliela, e spiegandole del fortuito ritrovamento, avvenuto qualche ora prima.
In questa notte dove ormai la luce del sole si è spenta, lasciando il suo posto alla flebile luce delle stelle, mi ritrovo all'interno del nostro salone,il camino ardeva di una fiamma viva,che tuttavia ha donato all'ambiente un'atmosfera calda e accogliente,come piace a te. Il tuo respiro caldo e regolare ha sfiorato l'interno della mia mano, che si è mossa in sincronia con i lineamenti del tuo volto. Sei stata rapita dalle forti braccia di Morfeo, il quale ti terrà al sicuro da questo mondo a volte ingiusto, donando al tuo viso un' espressione di profonda serenità, la stessa che tu hai donato alla mia anima un tempo avvolta da interminabili inverni.
Io finisco il turno alle sette, sarò sincero, tu hai conosciuto il lato più negativo di me, mi hai detto di non arrendermi, potremmo approfondire quella che potrebbe iniziare come una bella amicizia, quello che succederà dopo solo il tempo potrà dircelo, che ne dici? ”
Vediamo, sono venuta in ambulatorio, fingendomi malata, ho corrotto l'infermiera, quindi direi che alle sette mi troverai qui in sala d'attesa ad aspettarti.”
“ Perfetto, perché temo che la patologia della quale sei affetta, richiederà più di una seduta per garantire una perfetta guarigione o no.”