lunedì 21 dicembre 2015

[Magla's Addicted] - Notte d'estate, Antonio Machado



Antonio Machado 

Notte d'estate 


E' una notte bellissima d'estate. 
Nelle alte case stanno
spalancati i balconi del vecchio borgo sulla vasta piazza.

In quell'ampio rettangolo deserto, 

panchine di pietra, evonimi, 
acacie disegnano in simmetria 
le nere ombre sulla bianca arena.

Allo zenit, la luna, e sulla torre 

col quadrante alla luce l'orologio. 
In questo vecchio borgo 
vado a zonzo solo, 
come un fantasma.

(a cura di Pino Prete)

venerdì 18 dicembre 2015

[Magla's Addicted] - La primavera sorrideva, Antonio Machado



Antonio Machado  

La primavera sorrideva


La primavera sorrideva ...Un giorno mi sorprese la primavera che In tutti i campi intorno sorrideva. Verdi foglie in germoglio gialle rigonfie gemme delle fronde, fiori gialli, bianchi e rossi davano varietà di toni al paesaggio.

E il sole sulle fronde tenere era una pioggia di raggi d'oro; nel sonoro scorrere del fiume ampio si specchiavano argentei e sottili i pioppi.


(a cura di Pino Prete)

[Novità] - Canto di Natale di Charles Dickens: libro + dvd!






In libreria una nuova edizione annotata del “Canto di Natale” di Charles Dickens, con disegni di epoca vittoriana e il Dvd della rappresentazione musical teatrale curata da Marco Pasetto e Roberto Totola
Canto di Natale? Uno spettacolo!
Debutto del libro+Dvd in un tris di spettacoli della Big Band Ritmo Sinfonica Città di Verona, diretta da Marco Pasetto, con la recitazione di Roberto Totola Con Marina Furlani (18, 19 e 20 dicembre)

È difficile trovare oggi qualcuno che non sappia raccontare la trama di A Christmas Carol di Charles Dickens; sono infatti davvero poche le persone che non hanno mai avuto l’occasione o l’opportunità di leggere il testo di Dickens a scuola, tra amici o in famiglia; e sono poi pochissime quelle che possono affermare di non aver mai visto una delle innumerevoli trasposizioni cinematografiche o televisive ispirate più o meno liberamente alla vicenda del protagonista più noto che la fantasia di Dickens abbia mai ideato, ovvero il vecchio avaro Scrooge.
Eppure, proprio in virtù della straordinaria popolarità raggiunta da questo racconto, l’incontro con il testo originale pubblicato da Dickens a inizio dicembre del 1843 continua a rivelarsi sorprendente per moltissimi lettori.
La nuova traduzione curata da Stefano Giorgianni, edita da Delmiglio Editore, è accompagnata da una serie di note illustrate che raccontano aneddoti, creano collegamenti e spiegano particolari interessanti relativi al testo e all’epoca di Dickens.
In questi giorni in libreria, la nuova edizione è accompagnata da un Dvd con la registrazione video di un concerto della Big Band Ritmo Sinfonica Città di Verona nel quale i brani della tradizione blues si alternano a momenti teatrali tratti dal Canto di Natale, con la presenza dei bravissimi Roberto Totola, che cura anche la regia, e Marina Furlani. L’adattamento del testo è di Giulia Gurzoni, mente luci e costumi sono curati da Punto in Movimento circuitoteatro.

Per presentare il libro, si terranno tre rappresentazioni dello spettacolo, con la presenza della Big Band e degli attori, il 18 dicembre al Camploy e il 19 e 20 dicembre presso Fonderia Aperta Teatro, nuovo spazio scenico recentemente varato da Roberto Totola.

Per informazioni: redazione@delmiglio.it



Marco Pasetto si è diplomato in clarinetto al Conservatorio di Milano con Alfio Gerbi (1983) e in Musica Jazz con Augusto Mancinelli presso il Conservatorio di Rovigo (2000).
Dopo il diploma si è dedicato alla musica jazz con numerose formazioni, in particolare con la Storyville Jazz Band, con la Big Band Ritmo Sinfonica Città di Verona di cui è direttore e con il Wood Quartet.
Ha suonato con l’orchestra della Fondazione Arena, Con l’orchestra della Rai di Milano, con i Virtuosi italiani. Ha collaborato con jazzisti italiani e stranieri e con cantanti di musica leggera.
Ha registrato numerosi libri cd nell’ambito di musica jazz, etnica, classica, didattica.
Attualmente è impegnato in attività di insegnamento della musica e in concerti.


Roberto Totola figlio d’arte, inizia fin da bambino a seguire l’insegnamento del padre attraverso lo studio del lavoro dell’attore. La sua formazione artistica prosegue contemporaneamente allo studio della chitarra classica presso il Conservatorio Antonio Buzzolla di Adria (RO) e il Conservatorio Statale di Musica “Felice E. Dall’Abaco” di Verona.Nel 1987, alla morte del padre, costituisce la Compagnia Teatrale Giorgio Totola e la dirige fino al 1998, interpretando ruoli principali negli spettacoli, firmando le regie e vincendo numerosi premi.
Nel 1992 fonda Punto in Movimento, associazione attiva nella formazione, produzione e promozione artistica di teatro, danza, cinema.

Nel Dvd

Big band Ritmo Sinfonica Città di Verona
diretta da Marco Pasetto

presentano
Vittorino Moro & Paolo Girardi
Canto di Natale
di Charles Dickens
Regia Roberto Totola
con Marina Furlani e Roberto Totola
Adattamento testo Giulia Gurzoni
Luci, costumi a cura di Punto in Movimento circuitoteatro

Musiche di repertorio in stile Jazz Blues

I brani

KMB (Giordano Bruno Tedeschi)
Such Sweet Thunder (Duke Ellington) arr. Riccardo Brazzale
Elegy for a Duck (Oliver Nelson) Ambrogio De Palma
Blues for my sleepin’ Baby (Roberto Magris)
Maliblues (Roberto Magris)
Satisfied Hunter Blues (Ambrogio De Palma)
Summertime (George Gershwin) arr. Ambrogio De Palma
Stolen moments (Oliver Nelson) arr. Daniele Rotunno
Splanky (Neal Hefty) arr. Gino Farenzena
All Blues (Miles Davis)
Cedars House Blues (Marco Pasetto)
Mercy Mercy Mercy (Joe Zawinul) arr. Daniele Rotunno
White Christmas (Irving Berlin)
arr. Linda Anzolin & Giordano Bruno Tedeschi

giovedì 17 dicembre 2015

[Magla's Addicted] - I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI


VIII - INNO Al PATRIARCHI, O DE' PRINCIPII DEL GENERE UMANO
Giacomo Leopardi


E voi de' figli dolorosi il canto, Voi dell'umana prole incliti padri, Lodando ridirà; molto all'eterno Degli astri agitator più cari, e molto Di noi men lacrimabili nell'alma Luce prodotti. Immedicati affanni Al misero mortal, nascere al pianto, E dell'etereo lume assai più dolci Sortir l'opaca tomba e il fato estremo, Non la pietà, non la diritta impose Legge del cielo. E se di vostro antico Error che l'uman seme alla tiranna Possa de' morbi e di sciagura offerse, Grido antico ragiona, altre più dire Colpe de' figli, e irrequieto ingegno, E demenza maggior l'offeso Olimpo N'armaro incontra, e la negletta mano Dell'altrice natura; onde la viva Fiamma n'increbbe, e detestato il parto Fu del grembo materno, e violento Emerse il disperato Erebo in terra.
Tu primo il giorno, e le purpuree faci Delle rotanti sfere, e la novella Prole de' campi, o duce antico e padre Dell'umana famiglia, e tu l'errante Per li giovani prati aura contempli: Quando le rupi e le deserte valli Precipite l'alpina onda feria D'inudito fragor; quando gli ameni Futuri seggi di lodate genti E di cittadi romorose, ignota Pace regnava; e gl'inarati colli Solo e muto ascendea l'aprico raggio Di febo e l'aurea luna. Oh fortunata, Di colpe ignara e di lugubri eventi, Erma terrena sede! Oh quanto affanno Al gener tuo, padre infelice, e quale D'amarissimi casi ordine immenso Preparano i destini! Ecco di sangue Gli avari colti e di fraterno scempio Furor novello incesta, e le nefande Ali di morte il divo etere impara. Trepido, errante il fratricida, e l'ombre Solitarie fuggendo e la secreta Nelle profonde selve ira de' venti, Primo i civili tetti, albergo e regno Alle macere cure, innalza; e primo Il disperato pentimento i ciechi Mortali egro, anelante, aduna e stringe Ne' consorti ricetti: onde negata L'improba mano al curvo aratro, e vili Fur gli agresti sudori; ozio le soglie Scellerate occupò; ne' corpi inerti Domo il vigor natio, languide, ignave Giacquer le menti; e servitù le imbelli Umane vite, ultimo danno, accolse.
E tu dall'etra infesto e dal mugghiante Su i nubiferi gioghi equoreo flutto Scampi l'iniquo germe, o tu cui prima Dall'aer cieco e da' natanti poggi Segno arrecò d'instaurata spene La candida colomba, e delle antiche Nubi l'occiduo Sol naufrago uscendo, L'atro polo di vaga iri dipinse. Riede alla terra, e il crudo affetto e gli empi Studi rinnova e le seguaci ambasce La riparata gente. Agl'inaccessi Regni del mar vendicatore illude Profana destra, e la sciagura e il pianto A novi liti e nove stelle insegna.
Or te, padre de' pii, te giusto e forte, E di tuo seme i generosi alunni Medita il petto mio. Dirò siccome Sedente, oscuro, in sul meriggio all'ombre Del riposato albergo, appo le molli Rive del gregge tuo nutrici e sedi, Te de' celesti peregrini occulte Beàr l'eteree menti; e quale, o figlio Della saggia Rebecca, in su la sera, Presso al rustico pozzo e nella dolce Di pastori e di lieti ozi frequente Aranitica valle, amor ti punse Della vezzosa Labanide: invitto Amor, ch'a lunghi esigli e lunghi affanni E di servaggio all'odiata soma Volenteroso il prode animo addisse.
Fu certo, fu (nè d'error vano e d'ombra L'aonio canto e della fama il grido Pasce l'avida plebe) amica un tempo Al sangue nostro e dilettosa e cara Questa misera piaggia, ed aurea corse Nostra caduca età. Non che di latte Onda rigasse intemerata il fianco Delle balze materne, o con le greggi Mista la tigre ai consueti ovili Nè guidasse per gioco i lupi al fonte Il pastorel; ma di suo fato ignara E degli affanni suoi, vota d'affanno Visse l'umana stirpe; alle secrete Leggi del cielo e di natura indutto Valse l'ameno error, le fraudi, il molle Pristino velo; e di sperar contenta Nostra placida nave in porto ascese.
Tal fra le vaste californie selve Nasce beata prole, a cui non sugge Pallida cura il petto, a cui le membra Fera tabe non doma; e vitto il bosco, Nidi l'intima rupe, onde ministra L'irrigua valle, inopinato il giorno Dell'atra morte incombe. Oh contra il nostro Scellerato ardimento inermi regni Della saggia natura! I lidi e gli antri E le quiete selve apre l'invitto Nostro furor; le violate genti Al peregrino affanno, agl'ignorati Desiri educa; e la fugace, ignuda Felicità per l'imo sole incalza.

(a cura di Pino Prete)

mercoledì 16 dicembre 2015

[novità] - Anatemi dal passato, silloge poetica di Vincenzo Cinanni


ANATEMI DAL PASSATO

Silloge poetica, nata dalla penna di Vincenzo Cinanni

 Con uno stile asciutto, l'autore ha inteso presentare all'audience il suo modo di esprimersi attraverso veloci flash scrittorii. Vincenzo Cinanni “lo scriban poeta” calabrese, frequenta il mondo web, interagendo con artisti contemporanei.
Ben classificato ad alcuni concorsi letterari, Cinanni ha collaborato con poeti italiani, redigendo in loro compagnia, poesie a 4 mani. Questa sua auto pubblicazione è il risultato di anni di ricerca interiore, espletata tramite la penna, in primis, e poi trasmessa alla tastiera consenziente del suo fedele notebook. L'autore afferma di partire dal quotidiano, ponendosi come protagonista, molto spesso, all'interno dei suoi versi, senza rima. Ne nasce una narrazione di momenti contingenti e poetici che affascina per la sua apparente semplicità.

LINK DI RIFERIMENTO
FAN PAGE Anatemi dal Passato Raccolta in versi di Vincenzo Cinanni -
https://www.facebook.com/Anatemi-dal-Passato-Raccolta-in-versi-di-Vincenzo-

[novità] - Sasso Picasso di Vignes Agata (edizioni Rapsodia)

Sasso Picasso di Vignes Agata

illustrazioni di Chiara Savarese

edizioni Rapsodia



Protagonista del racconto è Picasso, un sasso. Vive lungo una strada vicino al mare e non fa che lamentarsi tutto il giorno perché crede di essere inutile e di non servire a nulla. Un giorno, però, accade qualcosa di speciale che cambia la percezione che Picasso ha di sé. Una storia che aiuta a credere nelle proprie potenzialità che non sempre riusciamo a conoscere e riconoscere. “La differenza la fa non quello che siamo, ma come ci guardiamo e possiamo diventare”. In questo processo di crescita, allora, l’aiuto degli altri diviene fondamentale, ma solo l’incontro con coloro che sono capaci di guardare aldilà di ciò che appare semplicemente.

Il libro si può ordinare in libreria o su vari siti ibs, amazon e la feltrinelli. Su Ibs acquistalo qui 

[Magla's Addicted] - Il lago incantato, Santina Gullotto


IL LAGO INCANTATO
di Santina Gullotto


Quell'ombra ferma sul lago incantato..... Appena mosso, da un vento leggero, la sua calma nasconde il grande dolore di una vita vissuta tra apparenti gioie..... Gioie svanite nel nulla, come cerchi d'acqua dal sassolino infranta. Leggere scie sul lago incantato, lasciano ancora i cigni innocenti..... Bianchi, puri come solo la fede può mantenere i limpidi cuori, anche contro la caligine nera che annichilisce i valori perduti..... E lì quel giorno ho sepolto quel pezzo di vita..... Sul fondo rimane, nel grande silenzio del lago incantato, nell'attesa del grande, trionfante risveglio.....

(a cura di Pino Prete)

martedì 15 dicembre 2015

[Magla's Addicted] - Szymborzka "Il 16 maggio 1973" poesia

Wislawa Szymborska
– Il 16 maggio 1973


Una delle tante date
Che non mi dicono più nulla.
Dove sono andata quel giorno, che cosa ho fatto – non lo so.
Se lì vicino fosse stato commesso un delitto - non avrei un alibi.
Il sole sfolgorò e si spense
Senza che ci facessi caso.
La terra ruotò
E non ne presi nota.
Mi sarebbe più lieve pensare
Di essere morta per poco, piuttosto che ammettere di non ricordare nulla benché sia vissuta senza interruzioni.
Non ero un fantasma, dopotutto, respiravo, mangiavo, si sentiva il rumore dei miei passi, e le impronte delle mie dita dovevano restare sulle maniglie.
Lo specchio rifletteva la mia immagine.
Indossavo qualcosa d’un qualche colore.
Certamente più d’uno mi vide,
Forse quel giorno Trovai una cosa andata perduta.
Forse ne persi una trovata poi.
Ero colma di emozioni e impressioni.
Adesso tutto questo è come
Tanti puntini tra parentesi.
Dove mi ero rintanata,
dove mi ero cacciata
 – niente male come scherzetto perdermi di vista così.
Scuoto la mia memoria –
Forse tra i suoi rami qualcosa
Addormentato da anni
Si leverà con un frullo.

(a cura di Pino Prete)

[letti per voi] - Il signore del canto, Andrea Franco

Il signore del canto di Andrea Franco

cop libro

Titolo: Il signore del canto – Autore: Andrea Franco – Edizioni: Delosbooks -

genere: fantasy - pp. 103 – anno: 2009 – prezzo: 6,90 euro – acquistalo qui


Dalla IV di copertina

Nel mondo di al’ajis la Magia è ancora molto potente, ed è dominata dal Canto. Sono lontani i tempi in cui maghi di ogni sorta gestivano i poteri arcani per scopi poco nobili.
La Magia è controllata dalle di’erendis, uniche custodi di segreti antichi.
Quando la Signora del Canto, l’eterea Halædris, si rende conto che l’incredibile potere di un ragazzo, Jamis, può sconvolgere le basi di quella rigida società, fa di tutto per ostacolarlo, limitandone le capacità.
Ma l’amore del giovane per la talentuosa di’erendis Èlhear sarà difficile da frenare. Riuscirà Jamis a infrangere la Regola e a raggiungere nuovamente la sua amata, relegata nella zona più segreta della Scuola? Riuscirà il suo potere a infrangere le basi di quella società le cui regole sono dettate dalla Signora del Canto?

La mia recensione

Nel mondo di Jamis il canto è il modo in cui si controllano i poteri magici.
Tutti i giovani e le giovani, al compimento dei dodici anni, vengono ammessi alla scuola di Canto per imparare a controllare la voce che darà loro potere di realizzare magie. E anche lui, come altri, va a vivere tra le mura della scuola per lunghi anni, da questo momento in poi potrà usare la propria voce, mentre prima ciò è negato.
Sospirò, pensando alla soffocante Regola del Silenzio che dovevano rispettare tutti i bambini. Sembrava chissà quale costrizione. Ognuno di loro aveva atteso con esagerata impazienza la soglia dei dodici anni e poi la vita cambiava all'improvviso, senza lasciare nemmeno troppo tempo ai rimpianti.
Jamis è un giovane che molto ha da apprendere su se stesso e sulle proprie capacità. Durante la cerimonia di ammissione alla scuola la hel'erendis (la grande custode del canto) dimostra subito un atteggiamento sospettoso nei suoi confronti. Il perché di questo comportamento e di quello a seguire sarà un nodo da sciogliere durante la narrazione.
Ritornò in sé appena in tempo per ammirare il sorriso disegnato sul volto della hel'erendis. Per un breve istante rabbrividì: aveva creduto di leggere un lampo d'ira nel suo sguardo, ma poi sfumò tutto rapidamente.
Jamis è legato a Èlhear, la giovane ha doti spiccate e diventa ben presto una delle migliori della scuola. I due si conoscono da piccoli e in entrambi alberga l'amore: i loro cuori sono destinati ad amarsi. Ma l'aver designato Èlhear al titolo di di'erendis superiore la obbliga a una vita da reclusa nell'ala più inaccessibile della scuola, per aspirare alla perfezione e diventare custode del canto magico. Questa decisione viene accettata dalla giovane, mentre Jamis prova un senso di desolazione e frustrazione profondi. Jamis, infatti, non riesce a provare felicità per questa decisione, anche se sa che è un grande riconoscimento per l'amica: in tanti anni solo alcune vi diventano, quelle dal talento più raro.
Di'erendis... ancora una volta quella parola risuonò nella sua testa mentre voltava le spalle all'insegnante e si avviava verso la sua stanza. Come poteva una cosa in cui aveva creduto con tanta devozione sin da quando era nato causargli adesso un dolore così profondo?
Il legame dei due si spezza quando Jamis, che non ha mai brillato in talento, esce dalla scuola e torna in seno alla sua famiglia; mentre Èlhear viene sottoposta alla cerimonia del titolo di di'erendis superiore. Durante questo evento tutti i suoi ricordi vengono cancellati per permetterle una nuova vita, senza più legami. Per la ragazza la notte prima dell'investitura è difficile e angosciosa, tra ricordi di un passato che a breve non ci sarà più e un futuro di dedizione alle arti magiche. Ecco il passaggio che racconta le emozioni contrastanti di Èlhear...
Per la prima volta avevano udito l'assenza di Canto. Questo le aveva stordite, all'inizio, ma poi ogni sensazione era stata sopraffatta da un senso di oleosa tristezza. (…) Quell'ultima notte, affogata nel silenzio, era per i ricordi. Era la loro notte, dedicata alla nostalgia, a perdersi nei vicoli scuri di un'identità che sarebbe stata ottenebrata.
Jamis prova un profondo dolore per il distacco dalla giovane. Il ragazzo arranca nella vita quotidiana tra i problemi di un destino, che non riesce a comprendere in che modo si debba realizzare, e lo sconforto per la perdita della ragazza che ama. Il ritorno a casa per lui è difficile e dovrà fare i conti con le aspettative deluse di una magia che non trova la sua ragione d'esistere.
La notte precipitò sulla città senza che Jamis se ne accorgesse. Stava camminando lungo un sentiero periferico quando si rese conto che la giornata era scivolata via, schiacciata dalla penombra del crepuscolo.
Tanta è la rabbia provata che, pur non avendo mai brillato per poteri particolari e abilità, Jamis sente il bisogno di opporsi a questo destino con tutte le sue forze, anche se ciò significa decidere di credere nel proprio talento e spingere il suo canto e i suoi poteri magici fino al limite estremo, per sfidare le regole della società.
Distolse lo sguardo dalla scuola di Canto e con decisione gli diede le spalle, pronto a tornare a casa. Provò a respirare a fondo, come se in quegli ultimi giorni si fosse fatto mancare anche l'aria, e sentì un senso di pienezza dentro di sé. Come se il mondo reale cominciasse a riprendere forma tutto assieme, decine di persone comparvero attorno a lui. (…) Avrebbe atteso che da guida avesse fatto l'esperienza, non il dolore.
...Potrà l'amore di Jamis sovvertire le regole e dare un futuro diverso a sé e a Èlhear?
...Le sue capacità, sottaciute e nascoste, riusciranno a essere sviluppate per combattere la Signora del canto?
Il finale è inaspettato e sorprende il lettore nelle ultime pagine.
Andrea Franco, un autore che passa con naturalezza dalle intricate trame noir e storiche al racconto fantasy, ci narra una storia intrisa di magia. Personaggi e scene ben tratteggiate, portano il lettore a immedesimarsi in questa breve avventura, che si legge tutta d'un fiato.
Consigliato ai giovani e agli amanti del genere fantasy, ma non solo.

∼ Loriana ∼



lunedì 14 dicembre 2015

mEEtaler - "Accarezzando il mare" di Bango Skank - racconto in lettura gratuita, clicca qui!


[Magla's Addicted] - Due brevi poesie di Julio Cortazàr



Julio Cortazàr
– Cerco -

Cerco la tua somma, il bordo del bicchiere in cui il vino si fa luna e specchio.
Cerco quella linea che fa tremare un uomo nella sala di un museo.
E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo


Julio Cortazàr
– Dopo le feste -

E quando tutti se ne andavano e restavamo in due tra bicchieri vuoti e portacenere sporchi, com’era bello sapere che eri lì come una corrente che ristagna, sola con me sull’orlo della notte e che duravi, eri più che il tempo, eri quella che non se ne andava perché uno stesso cuscino e uno stesso tepore ci avrebbero chiamati di nuovo a svegliare il nuovo giorno, insieme, ridendo, spettinati.

(a cura di Pino Prete)

venerdì 11 dicembre 2015

[Magla's Addicted] - I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI


III - AD ANGELO MAI, QUAND'EBBE TROVATO I LIBRI DI CICERONE DELLA REPUBBLICA

Italo ardito, a che giammai non posi Di svegliar dalle tombe I nostri padri? ed a parlar gli meni A questo secol morto, al quale incombe Tanta nebbia di tedio? E come or vieni Sì forte a' nostri orecchi e sì frequente, Voce antica de' nostri, Muta sì lunga etade? e perchè tanti Risorgimenti? In un balen feconde Venner le carte; alla stagion presente I polverosi chiostri Serbaro occulti i generosi e santi Detti degli avi. E che valor t'infonde, Italo egregio, il fato? O con l'umano Valor forse contrasta il fato invano?
Certo senza de' numi alto consiglio Non è ch'ove più lento E grave è il nostro disperato obblio, A percoter ne rieda ogni momento Novo grido de' padri. Ancora è pio Dunque all'Italia il cielo; anco si cura Di noi qualche immortale: Ch'essendo questa o nessun'altra poi L'ora da ripor mano alla virtude Rugginosa dell'itala natura, Veggiam che tanto e tale E' il clamor de' sepolti, e che gli eroi Dimenticati il suol quasi dischiude, A ricercar s'a questa età sì tarda Anco ti giovi, o patria, esser codarda.
Di noi serbate, o gloriosi, ancora Qualche speranza? in tutto Non siam periti? A voi forse il futuro Conoscer non si toglie. Io son distrutto Nè schermo alcuno ho dal dolor, che scuro M'è l'avvenire, e tutto quanto io scerno E' tal che sogno e fola Fa parer la speranza. Anime prodi Ai tetti vostri inonorata, immonda Plebe successe; al vostro sangue è scherno E d'opra e di parola Ogni valor; di vostre eterne lodi Nè rossor più nè invidia; ozio circonda I monumenti vostri; e di viltade Siam fatti esempio alla futura etade.
Bennato ingegno, or quando altrui non cale De' nostri alti parenti, A te ne caglia, a te cui fato aspira Benigno sì che per tua man presenti Paion que' giorni allor che dalla dira Obblivione antica ergean la chioma, Con gli studi sepolti, I vetusti divini, a cui natura Parlò senza svelarsi, onde i riposi Magnanimi allegràr d'Atene e Roma. Oh tempi, oh tempi avvolti In sonno eterno! Allora anco immatura La ruina d'Italia, anco sdegnosi Eravam d'ozio turpe, e l'aura a volo Più faville rapia da questo suolo.
Eran calde le tue ceneri sante, Non domito nemico Della fortuna, al cui sdegno e dolore Fu più l'averno che la terra amico. L'averno: e qual non è parte migliore Di questa nostra? E le tue dolci corde Sussurravano ancora Dal tocco di tua destra, o sfortunato Amante. Ahi dal dolor comincia e nasce L'italo canto. E pur men grava e morde Il mal che n'addolora Del tedio che n'affoga. Oh te beato, A cui fu vita il pianto! A noi le fasce Cinse il fastidio; a noi presso la culla Immoto siede, e su la tomba, il nulla.
Ma tua vita era allor con gli astri e il mare, Ligure ardita prole, Quand'oltre alle colonne, ed oltre ai liti Cui strider l'onde all'attuffar del sole Parve udir su la sera, agl'infiniti Flutti commesso, ritrovasti il raggio Del Sol caduto, e il giorno Che nasce allor ch'ai nostri è giunto al fondo; E rotto di natura ogni contrasto, Ignota immensa terra al tuo viaggio Fu gloria, e del ritorno Ai rischi. Ahi ahi, ma conosciuto il mondo Non cresce, anzi si scema, e assai più vasto L'etra sonante e l'alma terra e il mare Al fanciullin, che non al saggio, appare.
Nostri sogni leggiadri ove son giti Dell'ignoto ricetto D'ignoti abitatori, o del diurno Degli astri albergo, e del rimoto letto Della giovane Aurora, e del notturno Occulto sonno del maggior pianeta? Ecco svaniro a un punto, E figurato è il mondo in breve carta; Ecco tutto è simile, e discoprendo, Solo il nulla s'accresce. A noi ti vieta Il vero appena è giunto, O caro immaginar; da te s'apparta Nostra mente in eterno; allo stupendo Poter tuo primo ne sottraggon gli anni; E il conforto perì de' nostri affanni.
Nascevi ai dolci sogni intanto, e il primo Sole splendeati in vista, Cantor vago dell'arme e degli amori, Che in età della nostra assai men trista Empièr la vita di felici errori: Nova speme d'Italia. O torri, o celle, O donne, o cavalieri, O giardini, o palagi! a voi pensando, In mille vane amenità si perde La mente mia. Di vanità, di belle Fole e strani pensieri Si componea l'umana vita: in bando Li cacciammo: or che resta? or poi che il verde E' spogliato alle cose? Il certo e solo Veder che tutto è vano altro che il duolo.
O Torquato, o Torquato, a noi l'eccelsa Tua mente allora, il pianto A te, non altro, preparava il cielo. Oh misero Torquato! il dolce canto Non valse a consolarti o a sciorre il gelo Onde l'alma t'avean, ch'era sì calda, Cinta l'odio e l'immondo Livor privato e de' tiranni. Amore, Amor, di nostra vita ultimo inganno, T'abbandonava. Ombra reale e salda Ti parve il nulla, e il mondo Inabitata piaggia. Al tardo onore Non sorser gli occhi tuoi; mercè, non danno, L'ora estrema ti fu. Morte domanda Chi nostro mal conobbe, e non ghirlanda.
Torna torna fra noi, sorgi dal muto E sconsolato avello, Se d'angoscia sei vago, o miserando Esemplo di sciagura. Assai da quello Che ti parve sì mesto e sì nefando, E' peggiorato il viver nostro. O caro, Chi ti compiangeria, Se, fuor che di se stesso, altri non cura? Chi stolto non direbbe il tuo mortale Affanno anche oggidì, se il grande e il raro Ha nome di follia; Nè livor più, ma ben di lui più dura La noncuranza avviene ai sommi? o quale, Se più de' carmi, il computar s'ascolta, Ti appresterebbe il lauro un'altra volta?
Da te fino a quest'ora uom non è sorto, O sventurato ingegno, Pari all'italo nome, altro ch'un solo, Solo di sua codarda etate indegno Allobrogo feroce, a cui dal polo Maschia virtù, non già da questa mia Stanca ed arida terra, Venne nel petto; onde privato, inerme, (Memorando ardimento) in su la scena Mosse guerra a' tiranni: almen si dia Questa misera guerra E questo vano campo all'ire inferme Del mondo. Ei primo e sol dentro all'arena Scese, e nullo il seguì, che l'ozio e il brutto Silenzio or preme ai nostri innanzi a tutto.
Disdegnando e fremendo, immacolata Trasse la vita intera, E morte lo scampò dal veder peggio. Vittorio mio, questa per te non era Età nè suolo. Altri anni ed altro seggio Conviene agli alti ingegni. Or di riposo Paghi viviamo, e scorti Da mediocrità: sceso il sapiente E salita è la turba a un sol confine, Che il mondo agguaglia. O scopritor famoso, Segui; risveglia i morti, Poi che dormono i vivi; arma le spente Lingue de' prischi eroi; tanto che in fine Questo secol di fango o vita agogni E sorga ad atti illustri, o si vergogni.

(a cura di Pino Prete)

(dis)Avventura a Roma

Il racconto del venerdì: "(dis)Avventura a Roma" di Loriana Lucciarini:   L’estate a Roma può essere cornice ideale per la fine di un amore. Il sole immobile e il silenzio di una città in vacanza, ...

giovedì 10 dicembre 2015

mEEtaler - "Lei" di Marzio Pellegrini - racconto in lettura gratuita, clicca qui!

[Magla'sAddicted] - Amo ogni tuo ciglio, di Julio Cortazàr

Julio Cortázar
– Amo ogni tuo ciglio -

Julio-Cortazàr-Amo-ogni-tuo-ciglioAmo ogni tuo ciglio, ogni tuo capello, ti combatto in candidi corridoi dove si giocano le fonti della luce, ti discuto in ogni nome, ti strappo con delicatezza di cicatrice, a poco a poco ti metto nei capelli cenere di lampo e nastri assopiti nella pioggia. Non voglio che tu abbia una forma, che tu sia esattamente quello che viene dietro la tua mano, perché l’acqua, pensa all’acqua, e ai leoni quando si sciolgono nello zucchero della fiaba, e ai gesti, architettura del nulla, le loro lampade accese a metà dell’incontro. Ogni domani è l’ardesia su cui ti invento e ti disegno, pronto a cancellarti, non sei così, neppure con quei capelli lisci, quel sorriso. Cerco la tua somma, il bordo del bicchiere in cui il vino si fa luna e specchio, cerco quella linea che fa tremare un uomo nella sala di un museo. E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo.

(a cura di Pino Prete)

giovedì 3 dicembre 2015

[Letti per voi] - Traindogs di Fabio Palombo

Cari lettori, oggi ho il piacere di presentarvi un bellissimo libro! Un libro che ho praticamente amato da subito e divorato poi, una raccolta di racconti brevissimi (11 righe e forse anche meno qualcosa) veramente particolare, dalla nascita ancor più originale… vi ho incuriosito? Allora vado subito a raccontarvi, valà: ecco a voi:

TRAINDOGS, storie di uomini e di donne di Fabio Palombo
Edizioni Et Al. – pp 212 – 2013


Dalla IV di copertina


“Siamo una linea di confine. Tra noi e gli altri. Ogni tanto ci avventuriamo. Qualche volta portiamo a casa ricordi. Qualche volta ferite. Qualche volta non vogliamo più tornare. Siamo piccole esplosioni sotto la superficie, che nessuno vede. Fiumi sotterranei. Siamo muri di parole, alti come le nostre voci, che crollano al primo silenzio. Muti terremoti. Siamo un cuore che batte. Aria che entra ed esce. Siamo carbonio. Idrogeno, ossigeno. Una parte di azoto. E pochi altri elementi combinati secondo natura. Siamo foglie che cadono. E poi di nuovo germogli. E ancora foglie, spazzate via dal vento Siamo rocce erose dalla pioggia. Che prendono forme diverse. Però ci vuole tempo. Però ci vuole vita. Perché noi siamo quello che saremo. E non siamo quello che siamo stati. Siamo solo quello che siamo. Divenire.”

I TrainDogs sono storie di uomini e di donne, di undici righe meno qualcosa, che Fabio Palombo scrive e pubblica su Facebook dall’aprile del 2010. Dai Traindogs sono nati video, mostre e uno spettacolo di racconti e musica itinerante in tutta Italia.”

L’Autore – Fabio Palombo

 
L’autore è direttore creativo di Tbwa, un’agenzia di comunicazione. Ha iniziato a scrivere su facebook i primi TrainDogs, che poi sono diventati un fenomeno mediatico. Ora ha un sito internet dedicato, dove poter trovare i vari testi, video e altro ancora, visita il sito qui

Per saperne di più sulla nascita di Traindogs, leggete quest’interessante articolo

LA MIA RECENSIONE

In sole 11 righe, o poco meno, uno spaccato d’umanità denso e profondo. Scritti con uno stile unico, che riesce a condensare emozioni e pensieri sulla pagina, l’Autore ci racconta gli incontri con uomini e donne che la sua vita da pendolare gli permette di avere. Così, durante la tratta quotidiana sul treno l’Autore inizia a scrivere brevi storie, che poi posta su facebook e che ricevono un immediato consenso.

In 11 righe o poco meno si può riuscire a raccontare l’animo di un uomo o i sogni dell’altro, poco più lontano? Si può riuscire a trasmettere al lettore lo stato d’animo di chi non vede più futuro, oppure a trasformare in parole la sensazione di quel segreto, che la ragazza seduta accanto custodisce gelosamente, ma che le trapela attraverso le mille sfumature di gioia dei suoi occhi?

La mia risposta è sì, Fabio Palombo ci riesce.


“Dentro è fragile come vetro”

Perché il suo sguardo che sa scrutare oltre e la fantasia lo porta, poi, a raggiungere i pensieri degli altri, cogliendoli e riuscendo a raccontarli.

“Gli occhi spesso non trovano le parole, gli occhi gridavano mentre le labbra erano serrate. Gli occhi non hanno le mani, si sa, e quando tentano di aggrapparsi a qualcosa, non riescono a fare presa. E allora la vita diventa una parete smaltata di grasso.”

Con uno stile personalissimo intriso di poesia, riesce a farci immergere nel suo viaggio e a raccontarci le emozioni vissute in esso, attraverso i personaggi…

“Quante volte vi siete immaginati in quei paesi dove non sareste mai stati, a vivere quelle vite, al posto o insieme a loro.”
*****
“Si tengono la mano, e infine quando scendono si salutano come se non dovessero vedersi: si strappano di dosso e si smarriscono. Affronteranno in apnea questa giornata, come tutte le altre, e quando si rivedranno stasera, riempiranno finalmente d’aria i polmoni e ricominceranno a viversi.”

Questo volume, che è tutto da scoprire, apprezzare e che scava in profondità sulle nostre emozioni – da quelle comuni a tutte a quelle più segrete – va letto, perché ognuno di noi si riconoscerà in più di una pagina del libro…

“Gli occhi non hanno la braccia. Non possono afferrarti, stringerti, sbatterti al muro.”

*****

“Ci sono persone di cui nessuno parla mai. Perché a parole non esistono”

Emozioni vibranti, quindi, raccontate da una penna capace e talentuosa, quella di Fabio Palombo. Brevi righe di vita narrate con sensibilità. Consiglio davvero a tutti questo libro bellissimo che, come dice lo stesso autore, si apre a caso e si assapora! Per concludere questa mia recensione ecco alcuni TrainDog che, personalmente, ho apprezzato e amato molto… Buona lettura! :-)
∼ Loriana ∼





[Magla's Addicted] - I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI


II - SOPRA IL MONUMENTO DI DANTE CHE SI PREPARAVA IN FIRENZE


Perchè le nostre genti Pace sotto le bianche ali raccolga, Non fien da' lacci sciolte Dell'antico sopor l'itale menti S'ai patrii esempi della prisca etade Questa terra fatal non si rivolga. O Italia, a cor ti stia Far ai passati onor; che d'altrettali Oggi vedove son le tue contrade, Nè v'è chi d'onorar ti si convegna. Volgiti indietro, e guarda, o patria mia, Quella schiera infinita d'immortali, E piangi e di te stessa ti disdegna; Che senza sdegno omai la doglia è stolta: Volgiti e ti vergogna e ti riscuoti, E ti punga una volta Pensier degli avi nostri e de' nepoti.
D'aria e d'ingegno e di parlar diverso Per lo toscano suol cercando gia L'ospite desioso Dove giaccia colui per lo cui verso Il meonio cantor non è più solo. Ed, oh vergogna! udia Che non che il cener freddo e l'ossa nude Giaccian esuli ancora Dopo il funereo dì sott'altro suolo, Ma non sorgea dentro a tue mura un sasso, Firenze, a quello per la cui virtude Tutto il mondo t'onora. Oh voi pietosi, onde sì tristo e basso Obbrobrio laverà nostro paese! Bell'opra hai tolta e di ch'amor ti rende, Schiera prode e cortese, Qualunque petto amor d'Italia accende.
Amor d'Italia, o cari, Amor di questa misera vi sproni, Ver cui pietade è morta In ogni petto omai, perciò che amari Giorni dopo il seren dato n'ha il cielo. Spirti v'aggiunga e vostra opra coroni Misericordia, o figli, E duolo e sdegno di cotanto affanno Onde bagna costei le guance e il velo. Ma voi di quale ornar parola o canto Si debbe, a cui non pur cure o consigli, Ma dell'ingegno e della man daranno I sensi e le virtudi eterno vanto Oprate e mostre nella dolce impresa? Quali a voi note invio, sì che nel core, Sì che nell'alma accesa Nova favilla indurre abbian valore?
Voi spirerà l'altissimo subbietto, Ed acri punte premeravvi al seno. Chi dirà l'onda e il turbo Del furor vostro e dell'immenso affetto? Chi pingerà l'attonito sembiante? Chi degli occhi il baleno? Qual può voce mortal celeste cosa Agguagliar figurando? Lunge sia, lunge alma profana. Oh quante Lacrime al nobil sasso Italia serba! Come cadrà? come dal tempo rosa Fia vostra gloria o quando? Voi, di ch'il nostro mal si disacerba, Sempre vivete, o care arti divine, Conforto a nostra sventurata gente, Fra l'itale ruine Gl'itali pregi a celebrare intente.
Ecco voglioso anch'io Ad onorar nostra dolente madre Porto quel che mi lice, E mesco all'opra vostra il canto mio, Sedendo u' vostro ferro i marmi avviva. O dell'etrusco metro inclito padre, Se di cosa terrena, Se di costei che tanto alto locasti Qualche novella ai vostri lidi arriva, Io so ben che per te gioia non senti, Che saldi men che cera e men ch'arena, Verso la fama che di te lasciasti, Son bronzi e marmi; e dalle nostre menti Se mai cadesti ancor, s'unqua cadrai, Cresca, se crescer può, nostra sciaura, E in sempiterni guai Pianga tua stirpe a tutto il mondo oscura.
Ma non per te; per questa ti rallegri Povera patria tua, s'unqua l'esempio Degli avi e de' parenti Ponga ne' figli sonnacchiosi ed egri Tanto valor che un tratto alzino il viso. Ahi, da che lungo scempio Vedi afflitta costei, che sì meschina Te salutava allora Che di novo salisti al paradiso! Oggi ridotta sì che a quel che vedi, Fu fortunata allor donna e reina. Tal miseria l'accora Qual tu forse mirando a te non credi. Taccio gli altri nemici e l'altre doglie; Ma non la più recente e la più fera, Per cui presso alle soglie Vide la patria tua l'ultima sera.
Beato te che il fato A viver non dannò fra tanto orrore; Che non vedesti in braccio L'itala moglie a barbaro soldato; Non predar, non guastar cittadi e colti L'asta inimica e il peregrin furore; Non degl'itali ingegni Tratte l'opre divine a miseranda Schiavitude oltre l'alpe, e non de' folti Carri impedita la dolente via; Non gli aspri cenni ed i superbi regni; Non udisti gli oltraggi e la nefanda Voce di libertà che ne schernia Tra il suon delle catene e de' flagelli. Chi non si duol? che non soffrimmo? intatto Che lasciaron quei felli? Qual tempio, quale altare o qual misfatto?
Perchè venimmo a sì perversi tempi? Perchè il nascer ne desti o perchè prima Non ne desti il morire, Acerbo fato? onde a stranieri ed empi Nostra patria vedendo ancella e schiava, E da mordace lima Roder la sua virtù, di null'aita E di nullo conforto Lo spietato dolor che la stracciava Ammollir ne fu dato in parte alcuna. Ahi non il sangue nostro e non la vita Avesti, o cara; e morto Io non son per la tua cruda fortuna. Qui l'ira al cor, qui la pietade abbonda: Pugnò, cadde gran parte anche di noi: Ma per la moribonda Italia no; per li tiranni suoi.
Padre, se non ti sdegni, Mutato sei da quel che fosti in terra. Morian per le rutene Squallide piagge, ahi d'altra morte degni, Gl'itali prodi; e lor fea l'aere e il cielo E gli uomini e le belve immensa guerra. Cadeano a squadre a squadre Semivestiti, maceri e cruenti, Ed era letto agli egri corpi il gelo. Allor, quando traean l'ultime pene, Membrando questa desiata madre, Diceano: oh non le nubi e non i venti, Ma ne spegnesse il ferro, e per tuo bene, O patria nostra. Ecco da te rimoti, Quando più bella a noi l'età sorride, A tutto il mondo ignoti, Moriam per quella gente che t'uccide.
Di lor querela il boreal deserto E conscie fur le sibilanti selve. Così vennero al passo, E i negletti cadaveri all'aperto Su per quello di neve orrido mare Dilaceràr le belve; E sarà il nome degli egregi e forti Pari mai sempre ed uno Con quel de' tardi e vili. Anime care, Bench'infinita sia vostra sciagura, Datevi pace; e questo vi conforti Che conforto nessuno Avrete in questa o nell'età futura. In seno al vostro smisurato affanno Posate, o di costei veraci figli, Al cui supremo danno Il vostro solo è tal che s'assomigli.
Di voi già non si lagna La patria vostra, ma di chi vi spinse A pugnar contra lei, Sì ch'ella sempre amaramente piagna E il suo col vostro lacrimar confonda. Oh di costei ch'ogni altra gloria vinse Pietà nascesse in core A tal de' suoi ch'affaticata e lenta Di sì buia vorago e sì profonda La ritraesse! O glorioso spirto, Dimmi: d'Italia tua morto è l'amore? Dì: quella fiamma che t'accese, è spenta? Dì: nè più mai rinverdirà quel mirto Ch'alleggiò per gran tempo il nostro male? Nostre corone al suol fien tutte sparte? Nè sorgerà mai tale Che ti rassembri in qualsivoglia parte?
In eterno perimmo? e il nostro scorno Non ha verun confine? Io mentre viva andrò sclamando intorno, Volgiti agli avi tuoi, guasto legnaggio; Mira queste ruine E le carte e le tele e i marmi e i templi; Pensa qual terra premi; e se destarti Non può la luce di cotanti esempli, Che stai? levati e parti. Non si conviene a sì corrotta usanza Questa d'animi eccelsi altrice e scola: Se di codardi è stanza, Meglio l'è rimaner vedova e sola.

(a cura di Pino Prete)

martedì 1 dicembre 2015

[Magla's Addicted] - Un cuore a metà, Santina Gullotto

Un cuore a metà

Santina Gullotto


La strada serpeggia tra i monti..... S'innua nel verdeviolato dal fuoco, che il caldo d'estate scatena violento, il secco dell'erba s'intreccia e si sfuma a distesa, tra il verdeblu dell'eternefelci..... E' l'aria opaca e pesante, appanna la vista, nasconde e divide il paesaggio sognante, tra un monte e l'altro. Il motore rovente in salita rallenta la corsa, riprendendo in discesa la sua solita velocità..... Maestosa, verso l'azzurro del cielo, si staglia la mia Etna, ornata da ovattate nubi. Il paesaggio riprende, la sua abitudinaria familiarità. E sempre li immobile, il gigante buono. a separare la terra dal cielo e la sua lontananza divide come sempre un cuore a metà.....

tratta dalla silloge "Il buio e la luce"
(a cura di Pino Prete)

[Letti per voi] - Ferite a morte di Serena Dandini

Car* lettor* ecco che oggi vi parlo di un libro che tratta un tema importantissimo: il femminicidio.

Scritto da Serena Dandini, nota conduttrice tv e ideatrice di numerosi programmi comico-satirici, il libro è un tentativo di arginare culturamente il fenomeno, complesso e sempre più dilagante, della violenza sulle donne.

Qui ne ve parlo approfonditamente, continuate a leggere…

ferite a morte

FERITE A MORTE – SERENA DANDINI
Rizzoli Editore (Controtempo) – prezzo: 15 euro – 2013 – pp, 216 –
acquistalo qui


La descrizione del volume

“Ferite a morte nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: ‘E se le vittime potessero parlare?’ Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l’ironia, l’ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. ‘Ferite a morte’ vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l’aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l’argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l’Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni.” (Serena Dandini)


<<In Italia le leggi per proteggere le vittime della violenza ci sono, ma non vengono sempre applicate in modo efficace. E quella in famiglia è la forma più diffusa di violenza contro le donne. “Il continuum della violenza domestica si riflette nel numero crescente di femminicidi causati da partner, coniugi o ex partner. Nel contesto di una società patriarcale dove la violenza domestica non è sempre percepita come un crimine, dove le vittime in gran parte dipendono economicamente dagli autori della violenza e dove persiste la percezione che le risposte dello Stato non saranno appropriate o utili, la maggior parete di questi episodi di violenza non viene denunciata.>>

L’Autrice
dandini foto

SERENA DANDINI, ha ideato e presentato programmi come La tv delle ragazze, Avanzi, Pippo Chennedy Show, L’ottavo nano e Parla con me, conduce The show must go off.

Nel 2010 il suo esordio letterario “Dai diamanti non nasce niente – storie di vita e di giardini” (edito da Rizzoli). Nel 2013, con lo stesso editore, esce “Ferite a morte”. Di questo libro ne è stata poi fatta una trasposizione teatrale, con numerose rappresentazioni in tutta Italia – per saperne di più visitate il sito ufficiale di Ferite a Morte


La mia recensione


La battaglia contro il femminicidio si combatte anche con la cultura.

Serena Dandini sveste, per questa occasione, i panni della conduttrice eclettica, per diventarne voce, è lei infatti che narra le vicende delle donne inserite in questo volume.

Questo libro non solo racconta storie di donne che hanno subito violenze inenarrabili che ne hanno causato, nel maggior numero di casi, la morte o una vita fatta di stenti e difficoltà; ma approfondisce – con il contributo di Maura Misiti – anche gli aspetti legislativi, sociali e di lavoro dei vari centri antiviolenza nei vari Paesi del mondo; cioè l’operato con cui si tenta di arginare il fenomeno complesso della violenza sulle donne. Operato che ancora risulta insufficiente, vista l’incapacità di arginare il picco in crescita di questa violenza che spesso, troppo spesso, si vive tra le mura domestiche.

Interessante la parte documentaristica, emozionante quella letteraria.

<<Non mi spettava Luigi di Varese, ero stata già promessa a qualcun altro, per me era prevista un’altra storia, scritta da quando ero piccola, che non si poteva cancellare. Una storia che veniva da tanto lontano, dalla valle di Bamiyan, dove vivono ancora i miei nonni, ma i Buddha giganti di pietra non ci sono più, facevano paura ai talebani e li hanno abbattuti per sempre; anch’io facevo paura e non ero neanche un gigante.
Gliel’ho chiesto quella mattina: “Mamma, posso scrivermi un’altra storia?”. La invento da me, come i vestiti che so farmi da sola, quelli sbracciati, colorati, che metto di nascosto. Vorrei una storia così, con un finale diverso, dove ci sia pure il viaggio in motocicletta che voleva Luigi, su su, fino a Capo Nord, per scoprire le notti bianche che sono bianche proprio come l’alba chiara di Vasco.
E invece mi è rimasto solo l’arancione del melograno che fiorisce ogni primavera e fa frutti succosi, ricchi di semi rossi come il mio sangue.>>  [“Ferite a morte” – Serena Dandini]

Ne consiglio la lettura, non solo perché è un bel libro da leggere ma perché aiuta a sensibilizzare tutti verso questo fenomeno che vede coinvolti tutta la società civile!


∼ Loriana ∼





[Letti per voi] - Nessun luogo è lontano di Richard Bach


Titolo: Nessun luogo è lontano - Autore: Richard Bach - Genere: letteratura internazionale/spiritualità – Editore: Rizzoli (Bur) – anno: 1982 – pp 64 – prezzo: 7 € – illustrazioni di H. Lee Shapiro – acquistalo qui 
Car* tutt* oggi vi parlo di un libretto che contiene una lezione spirituale molto forte e che aiuta ad astrarsi rispetto alla vita quotidiana di ognuno di noi.


Dalla IV di copertina

«Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici?
Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse già?»



L’Autore
Richard David Bach è uno scrittore statunitense, pilota di aerei e appassionato di volo. Ha ottenuto il successo a livello internazionale negli anni Settanta, con il libro “Il gabbiano Jonathan Livingston” a cui è seguito “Illusioni”, “Le avventure di un messia riluttante”, “Biplano”, “Un ponte sull’eternità”, “Un dono d’Ali”, “Uno”, “Straniero alla terra”, “Via dal nido”, “Le ali del tempo”, “Le avvenuture dei furetti”, “Flying”, “Il libro ritrovato, le risposte che aiutano a vivere”, “Il cielo ti cerca”. Tutte opere impregnate di spiritualità e filosofia new age. Attualmente vive e lavora a Seattle.


Stralci


“Perché l’importante mi disse che tu sappia la verità. Finché non la sai – finché non la capisce veramente – puoi soltanto afferrarne qualche stralcio, o brandello, e non senza un aiuto dall’esterno: da macchine, uomini, uccelli. Ma ricordati” disse “che l’essere ignota non impedisce alla verità d’essere vera”.


"Non posso venire da te, perché già ti sono accanto. "

"Tu non hai compleanno, perché sei sempre vissuta; non sei mai nata, e mai morirai.
Non sei figlia di coloro che tu chiami papà e mamma, bensì loro compagna d’avventure, in viaggio alla scoperta delle cose del mondo, per capirle. "

"Vola libera e felice, al di là dei compleanni, in un tempo senza fine, nel persempre. Di tanto in tanto noi c’incontreremo – quando ci piacerà – nel bel mezzo dell’unica festa che non può mai finire."

“Nessun luogo è lontano”, pur nella sua semplicità d’espressione, è un libro scritto per l’introspezione, per la riflettere. Noi siamo sempre stati, i nostri genitori sono “compagni d’avventure”; la vicinanza spirituale e la comunanza d’anima non implica il materiale né il possesso. La dimensione è quella dell’infinito, quell’infinito di cui noi facciamo parte e che si evolve nelle nostre esistenze.

Consiglio a tutt* voi la lettura e ora qualche breve nota sull’Opera… 

∼ Loriana ∼