mercoledì 24 febbraio 2016

[Magla's Addicted] - Una nota di poesia, Santina Gullotto

UNA NOTA DI POESIA
Santina Gullotto


Una nota è ancora una nota, che accompagnano una canzone..... Poesia che vibra nell'aria e raggiunge l'azzurro del cielo, terso e limpido come non mai..... Una nota e ancora un nota, poesia che scivola sull'acqua della piscina e raggiunge perfrino il suo fondo, e di nuovo ritorna a volare nel cielo e si perde nello spazio infinito..... Una nota e ancora una nota Che accompagnano una canzone Che sa solo di poesia..... leggera e leggiadra si diffonde. intorno e nell'aria, riempiendo tutto di armonia..... Una nota e ancora una nota, accompagnano canzoni d'amore, così rare come il ricordo della vita di un giorno lontano.
(a cura di Pino Prete)

martedì 23 febbraio 2016

[Magla's Addicted] - Poesia di Julio Cortazàr

Julio Cortazàr
– Poesia

Non chiedo di glorie né di nevi, voglio sapere dove si riuniscono le rondini morte, dove finiscono le scatole di fiammiferi usati. Per quanto sia grande il mondo ci sono le unghie tagliate, i pelucchi, i sacchi affaticati, le ciglia che cadono. Dove vanno le nebbie, i fondi di caffè, gli almanacchi di un tempo? Chiedo del nulla che ci muove; in questi cimiteri congetturo che la paura cresce a poco a poco, e che lì cova il Roc.

(a cura di Pino Prete)

[Letti per voi] - Il Cigno nero di F. Corselli


Carissimi lettori, eccomi di nuovo qui a scrivere e raccontarvi di una pubblicazione davvero speciale, particolare nel genere e pregna di poesia. Ecco a voi…



FABRIZIO CORSELLI  - “Nibelung e il cigno nero”  - opera poetica – Linee Infinte Edizioni – 2013 – 84 pagine – prezzo: 10 euro
Dall’introduzione di Liliana Cosi:  Si legge con crescente interesse la poesia di Fabrizio Corselli, è una poetica corsiva, varia e fantasiosa, mai banale. Ma quello che che più colpisce nelle sue poesie è l’immaginazione, i colori che si vedono, il movimento che descrivono, la composizione, l’architettura dell’assieme, i suoni che arrivano all’udito, il fraseggio sempre nuovo, non vorrei parlare di arte globale: no, è poesia, eppure tocca tutte le forme dell’arte. Forse dovrebbe essere sempre così.”
Scrive l’Autore nella sua nota d’apertura del volume: “Ho pensato a Nibelung, sin dall’inizio, più come al manifesto d’una poetica figurativa capace di rappresentare in pieno la sfera delle emozioni attraverso la loro dimensione non solo estetica ma anche sonora. Da questo punto di vista, l’opera presenta una vasta gamma di soluzioni e sperimentazioni a livello fonosimbolico e stilistico, potendo affermare con tranquillità che la stessa opera è in grado di suscitare nel lettore particolari emozioni e sensazioni, in virtù della sua costruzione figurativa e della sua genuinità ispirativa.
Nibelung, di albina stirpe,
colui che i versi invola
oltre i confini del mondo.
(stralcio dalla lirica: Il poeta cigno)

*****

i suoi grandissimi occhi
colore dell’avorio, sciolti
sono in più fii d’argento
così aguzzi da trapassare
il cipiglio più ostinato,
(stralcio dalla lirica:Il poeta cigno)

*****

Vogliono tutte le leggende
che tale sia il suo prodigio
da intessere, ben avveduto,
di ogni minuscola stella
la propria luce splendente:

trasformarle egli è in grado
con un sempice arpeggio
in tanti liquidi filamenti
arpionando ognuno di essi
al volo, come quando l’aria

ineluttabile imprigiona
del polline il dolce vagare
tra un fiore e l’altro;
miele sciolto nelle orecchie
quando una lirica intona.
(stralcio dalla lirica: Il poeta cigno)

*****

Carezza ogni tessitura
della sua stella patrona
colore del mercurio,
tessuti in un solo istante
come nastri apparenti.
(stralcio dalla lirica: cigno nero – parte II)

*****

Arcua le braccia
e una singola piroetta
più in alto slancia
come spuma del mare
erto sul nero scoglio.
(stralcio dalla lirica: cigno nero – parte IV)

*****

Ma nulla può più
l’incanto d’un volteggio
quando caduche
s’estinguono le piume
come foglie d’Autunno.
(stralcio dalla lirica: cigno nero – parte IV)

*****

RAMI D’INVERNO (lirica completa)
Sono lame di ghiaccio
gl’ampi rami frastagliati
di quegli alberi spogli,

tintinnano come sonagli
nello scandire le piaghe
apertesi nei loro cuori.

Flagellano l’aria fresca
come fossero mille sferze,
uno scudiscio nell’animo
mentre sanguinano copiosi.

*****

Un calice alquanto nero
è l’abisso della Poesia,
(stralcio dalla lirica: veleno nero)

*****

Avverte Nibelung quel lutto
farsi sempre più avanti, cheto,
osservando del proprio creato
l’allungarsi delle fitte ombre
mentre scivolano quatte, quatte
tra sottili dita d’inchiostro.
(stralcio dalla lirica: Istanti)


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L’autore: Fabrizio Corselli definito dalla critica “Il Cantore di Draghi, unico e indiscusso bardo italiano” è uno scrittore di poesia a carattere epico-mitologico e un saggista.
Nato a Palermo nel 1973, vive e lavora come educatore a Settimo Milanese. In qualità d’insegnante di Composizione poetica, a partire dal 2001, cura a livello didattico una serie di progetti letterari e Workshop volti a promuovere la poesia presso scuole, biblioteche, librerie e associazioni.
Diverse le pubblicazioni su riviste del settore (Saggi su Poesia ed Estetica) e le collaborazioni con case editrici in qualità di consulente in materia poetica.
Diverse anche le collaborazioni con Associazioni internazionali e note personalità dello spettacolo.
Esperto di Improvvisazione orale a carattere epico. Diversi i laboratori tenuti riguardo alla poesia orale e alla tecnica di composizione poetica (legata all’oralità).
È autore del primo poema fantasy italiano dal titolo Drak’kast – Storie di Draghi, a cura di Edizioni della Sera di Roma. Presso la stessa dirige la Collana Hanami (poesia haiku).
Altre pubblicazioni: Il Portatore di Corni – Saga dei Regni del Nord (La Mela Avvelenata Bookpress, 2014); l’Eredità di Dracula – Liriche gotiche sull’Amore oltre il Tempo (Edizioni della Sera, 2014), in qualità di curatore editoriale; l’antologia Autunno – Haiku (Edizioni della Sera, 2013), in qualità di curatore editoriale; l’opera tematica Nibelung e il Cigno nero (Linee Infinite Edizioni, 2013); l’opera erotica Enfer (Ciesse Edizioni, 2013); il poemetto Il Canto del fuoco presso l’antologia collettiva La Biblioteca dell’Immaginario (GdS Edizioni, 2013); l’antologia Inverno – Haiku (Edizioni della Sera, 2011), in qualità di curatore editoriale.
Sito personale: www.fabriziocorselli.eu



RECENSIONE


Un volume atipico, un atto di coraggio. Il coraggio che ha avuto questo bravissimo e preparatissimo autore, nel proporre un volume scritto in stile epico, sia nei temi che si vanno ad affrontare, sia nella ricerca delle parole e della metrica.

Una scommessa in questo mondo editoriale italiano, dove ormai si punta più a pubblicare ciò che il mercato attuale richiede, piuttosto che a proporre opere di valore e di alto livello. Dove si offre la possibilità di pubblicare al personaggio famoso di turno, sperando di attrarre lettori, o di puntare sul marketing e sul packaging del prodotto editoriale per aumentare le vendite, più che alla sua qualità.

Ho apprezzato molto quest’idea e ho goduto della lettura di questo volume, un viaggio poetico dove l’Autore mi ha trascinato in questo percorso, tra emozioni e poesia.

Consigliato a lettori raffinati, che apprezzeranno senza ombra di dubbio il lavoro a cui l’Autore, Fabrizio Corselli, si è dedicato con passione, competenza, talento e professionalità.

Buona lettura, quindi, e… alla prossima!

∼ Loriana Lucciarini ∼





giovedì 18 febbraio 2016

Del Doctor Faustus di Thomas Mann e del patto con il diavolo

Fra qualche settimana il mio editore (Arpeggio Libero editore) pubblicherà la mia novella dedicata al mito del patto con il diavolo "Faust - Cenere alla Cenere", nella quale ripropongo la famosa leggenda adattandola alla sete di eternità e di gloria di uno scrittore senza tempo.
Il tema mi affascina da anni e ne ho letto svariate versioni: dalla vendita della propria anima in cambio di giovinezza eterna e piacere supremo ne "Il ritratto di Dorian Gray" alla brama di conoscenza assoluta del cielo, della terra e degli inferi nel Faust di Goethe, dalla visione del demonio come piccola peste che disturba la quiete di Mosca ne "Il maestro e Margherita" al demonio crudele, terribile e abominevole che seduce con promesse di gloria artistica nel "Doctor Faustus di Thomas Mann".
Ed è proprio quest'ultimo romanzo che ho riletto di recente per prepararmi alla pubblicazione. Ciò che mi ha affascinato in particolar modo della versione faustiana di Mann è la freddezza profonda che permea la vita e l'anima intera di Adrian Leverkühn, il pianista tedesco affascinato sin dall'infanzia dalla figura dell'Anticristo, e lo cerca e lo desidera sino a vendergli tutto ciò che ha di buono in cambio di eterna ispirazione musicale. E Leverkühn compone; per ventiquattro lunghi anni compone opere della più sublime arte musicale ispirato, come dice nelle ultime pagine, da voci provenienti dall'inferno che risuonano nelle sue orecchie, da bambini dal viso angelico con vermi che escono dalle narici, dal piacere doloroso di una creatura infernale che giace con lui. E mai ha potuto amare, tutti coloro sui quali si è posato il suo affetto sono morti in modi atroci, uccisi dalla sua freddezza, dal peccato di essere suoi intimi.
D'altronde, cosa altro è la vocazione artistica se non perenne sacrificio, devozione, dolore? Come altro si può giungere alle più alte vette dell'arte se non raffreddando il mondo esteriore e quello interiore e bearsi di un fievole tepore che riscalda appena le dita mentre si compone?
"Questa è l'epoca in cui non è più possibile compiere un'opera per vie normali, nei limiti della pietà e del raziocinio, e l'arte è divenuta impossibile senza il sussidio del demonio e il fuoco infernale sotto il paiolo..."
Thomas Mann lavora al Doctor Faustus durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. E' tedesco e aborre la sua patria. Tra le righe del romanzo si può leggere come gli stessi atti della Germania hitleriana, secondo il premio Nobel, siano frutto di un patto con il demonio. Mann dispiega la sua teoria su due filoni, quello della crudeltà della guerra e quello dell'arte più sublime di tutte, di quell'arte che va a braccetto con la religione ma che ne è anche il suo totale opposto: la musica.
Il germe del maleficio si insinuò in Adrian l'unica volta che amò: "Fu infatti soltanto una farfalla, una Hetaera Esmeralda, che mi colpì con il suo contatto, una strega che seguii nell'ombra crepuscolare delle fronde, che la sua nudità traslucida va cercando e ove l'acchiappai, che quando vola somiglia a un petalo portato dal vento; la presi e la carezzai nonostante l'invito a stare in guardia, e così il fatto fu compiuto. Qual mi poté ammaliare, tal mi colpì e mi perdonò nell'amore: allora fui iniziato e la promessa conchiusa."
Non vi è nulla di religioso e peccaminoso nell'amore sacrilego di Adrian per Esmeralda, un amore consumato nel fango che proprio per questo è sacro e dannato al contempo. Sarà quel contatto ad essere fatale. Leverkühn lo ricorderà sempre, in tutte le sue composizioni, sulle nome di si-mi-la-do-la bemolle "Esmeralda", una donna dagli occhi scuri e dalle origini mediterranee, tratti caldi che hanno sempre attratto un Mann di madre calda e latina. In tutte le sue opere gli emarginati sedotti hanno lineamenti bruciati dal sole, al contrario degli "occhi azzurrini" i quali seducono e dominano le opere con un mix di freddezza e disperazione. Proprio come Adrian Leverkühn e Serenus Zeitblöm, voce narrante del Doctor Faustus e migliore amico di Adrian, a questi sottomesso sentimentalmente.
Il musicista in ventiquattro anni giungerà alla più alta gloria e alla più alta sofferenza, e quando l'ultimo granello della clessidra cadrà, egli non diverrà altro che un guscio vuoto, un involucro di pelle e ossa che custodisce il nulla assoluto. Adrian, forse, non avrà mai il perdono eterno che Dio il Misericordioso riserva al leggendario Faust.
"Col tuo sangue l'hai confermato e ti sei promesso a noi e battezzato nel nostro nome. Questa mia visita ha soltanto un valore di cresima. Tempo hai preso da noi, tempo geniale, tempo esaltante, ben ventiquattro anni ab dato recessi, che ti fissiamo come ultimo termine. Quando saranno passati e trascorsi, e sarà un'epoca lontana, e anche se un tempo così è un'eternità, ti verremo a prendere. Per contro ti vogliamo essere in questo frattempo sottomessi e obbedienti, e l'inferno ti sarà propizio, purché tu abrenunzi a tutti quelli che vivono, a tutto l'esercito celeste e a tutti gli uomini, poiché così dev'essere."

mercoledì 17 febbraio 2016

[Letti per voi] - In alto a sinistra di Erri De Luca


Saluti a tutti voi lettori… eccomi a presentarvi un libro che ho letto con un sentimento speciale, un libro che ho amato davvero tanto e che vi invito a leggere!

Si tratta di:
Erri De Luca “In alto a sinistra”

Universale Economica Feltrinelli – pp. 128 – 2011
Scrive l’Autore nella IV di copertina: “Le storie di questo libro stanno nel perimetro di quattro cantoni: un’età giovane e stretta di preludio a fuoco; una città flegrea e meridionale; la materia di qualche libro sacro: gli anni di madrevita operaia di uno che nacque in borghesia. Il possedimento, minimo per un passante, è stato immenso per chi ci si è fermato. Esso rinchiude per attrazione un me narrato, più che un io narrante, qualche tu femminile scalzo e ben piantato per terra, un noi premessa di frantumi. I pronomi sono frutti che maturano in stagioni diverse. Qui vengono colti acerbi, prima che si carichino di succhi e di s. Avvengono dei colpi fortunati, qualche salvataggio. Si sbatte a zonzo tra i limiti del campo come biglia di flipper. Resistere al suo piano inclinato è l’ordine del gioco, non finire in buca. L’ultima storia rammenta un’antica uscita di emergenza: in alto a sinistra.”


RECENSIONE

Erri De Luca è un autore sublime: nasconde tra le righe delle pagine perle di bellezza e di poesia che lasciano senza fiato! Una narrazione asciutta e assolutamente poetica nel tessere le parole sulla tela del racconto. Frasi che s’illuminano nel buio per dare emozioni.

Questa raccolta di racconti è un viaggio silenzioso nell’animo umano che, nonostante l’ineluttabilità dell’esistenza – che a volte attanaglia in gola e toglie il fiato – riesce ad avere un barlume di speranza, una vita d’uscita – appunto – in alto a sinistra.


Ecco alcuni dei passaggi più belli, intrisi di poesia…
 “La prima volta in quel corridoio lo feci stendere sopra una barella in attesa di essere ricevuti per i cerchiaggio. E’ una marchiatura a vernice delle zone da irradiare con il laser.”
***
“Lei non può occupare questa barella” spiegai alla persona in camice che mio padre non poteva stare in piedi. Insistette avvicinandosi a lui, allungando una mano per aiutarlo a scendere. Mi piazzai a quei pochi centimetri dalla sua faccia che precedono un bacio o una capocciata in bocca: “Non si alza da qui finché non saremo ricevuti”. Non gli piacqui, se ne andò via. Dalla barella mi urtò con la mano, in segno di lasciar perdere. Gli impedii di alzarsi. Quando di rado gli proibivo fisicamente un gesto, lo ritraeva esitando, e a me restava lo sgomento di averli reso più difficile la dignità.”
 ***
“A noi restava il tempo del frattempo , un participio presente che aveva fretta di diventare passato”
  ***
“I libri insegnano ai ricordi, li fanno camminare. Li ho letti per intero, non ne ho lasciato nessuno a mezzo, per quanto fosse deludente o presuntuoso l’ho seguito fino all’ultima linea. Perché è stato bello per me girare la pagina letta e portare lo sguardo in alto a sinistra, dove la storia continuava. Ho girato il foglio sempre alla svelta per proseguire da quel primo rigo, in alto a sinistra.”
 ***
 “Questo mi mancherà del mondo, mi mancherà più di te, delle tue cure e delle notti di bridge con cui mi hai fatto uscire dal dolore delle ossa.”


Il racconto più bello ed emozionante, da leggere e rileggere per rivivere tutto il passaggio di dolore, è in assoluto l’ultimo, quello conclusivo e il più rappresentativo (che poi da il nome all’intera raccolta): “In alto a sinistra”, appunto. Emozione fluida…

Questo volume, dunque, è un’immancabile lettura, che consiglio a tutti!


foto 
Note sull’Autore: Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950. Ha pubblicato: Non ora, non qui – Odorato e Gusto – Lettere a Francesca – Una nuvola come tappeto – La città non rispose – Aceto, arcobaleno – i colpi dei sensi – In alto a sinistra – Prove di risposta – Pianoterra – Il cronista scalzo e altri scritti – Alzaia – Ora prima – Come noi coi fantasmi – Tu, mio – Tre cavalli – Cattività – Tufo – Un papavero rosso all’occhiello senza coglierne il fiore – Elogio del massimo timore – Montedidio, Altre prove di risposta – Lettera da una città bruciata – Nocciolo d’oliva – Il contrario di uno – Misteri romani – Precipitazioni – Mestieri all’aria aperta – Immanifestazione – Chisciottimista – Sulla traccia di Nives – In nome della madre – Napolide, – Una storia ordinaria – Sottosopra – Lettere fraterne – L’isola è una conchiglia – Senza sapere invece – Almeno 5 – Il cielo in una stalla – In molti giorni lo ritroverai – Il giorno prima della felicità – Tentativi di scoraggiamento (a darsi alla scrittura) – Penultime notizie circa Ieshu/Gesù – Il peso della farfalla – Tu non c’eri – Le rivolte inestirpabili – E disse, Le sante dello scandalo – I pesci non chiudono gli occhi – Il turno di notte lo fanno le stelle – A piedi, in bicicletta – Il torto del soldato – La doppia vita dei numeri – Ti sembra il Caso? – Storia di Irene
Ha all’attivo quattro antologie di poesia: Opera sull’acqua e altre poesie – Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo – L’ospite incallito – Bizzarrie della provvidenza.
…E alcuni scritti teatrali: Spargimento – L’ultimo viaggio di Sindbad – Morso di luna nuova – Chisciotte e gli invincibili
Ha anche curato alcuni volumi de I Classici della Feltrinelli, quali: Esodo/Nomi – Giona/Ionà – Kohèlet/Ecclesiaste – Libro di Rut – Vita di Sansone – Vita di Noè/Nòah – L’ospite di pietra di Puskin

∼ Loriana ∼






martedì 16 febbraio 2016

[Magla's Addicted] - Spagna in pace, Antonio Machado

Poesia di Antonio Machado
Spagna in pace

Nel mio rifugio moresco, mentre tamburella l'acqua della semina benedetta sui vetri, io penso alla lontana Europa che combatte, al Nord feroce, avvolto nelle piogge autunnali. Dove guerreggiano galli, teutoni ed inglesi, là nelle vecchie Fiandre e in una fredda sera, su cavalieri e fanti, su carri e su cannoni mette il velo la pioggia della melanconia! Avvolgerà la nebbia le rosse spoglie belliche grigia sordina al ferrigno chiarore del campo, le nebbie della Mancia cadranno come un sudario della fiamminga duna sul fango insanguinato. Un imperatore ha schierato le truppe della Germania contro il francese avaro e il triste moscovita, e ha osato sferzare la fulva pantera di Britannia. Mezzo pianeta in armi contro il teutone milita. Signore! La guerra è orrenda e barbara: la guerra, odiata dalle madri, fa infuriare le anime; mentre la guerra passa, chi semina la terra? Chi segherà la spiga, che dal giugno è ingiallita? Albione scruta e insegue le carene sui mari; Germania abbatte templi, dimore ed officine; la guerra mette un soffio di gelo nelle case, la fame sulle strade e nelle donne il pianto. È barbara la guerra e ottusa e regressiva; perché su Europa ancora questa sanguigna raffica che falcia l'anima e questa aggressiva follia? Perché l'uomo si ubbriaca di sangue un'altra volta? La guerra ci riporta [...] il delirio d'orrori di Attila in Europa coi suoi feroci eserciti; le orde mercenarie, i pùnici rancori; la guerra ci riporta i morti millenari di ciclopi, centauri, Eracli e Tesei; risuscita la guerra i sogni cavernicoli dell'uomo con villosi giganteschi mammut. Ebbene? Il mondo in guerra e solo Spagna in pace. Salute, o buon Chisciano! Se è tuo questo contegno, io ti saluto. Salve! Salve, pace spagnola, se non sei pace vile, ma disdegno ed orgoglio. Se sei disdegno e orgoglio, tuo valore, su lustri in questa pace, valida, la spada arrugginita, per teneri a pulita, senza macchia, impugnando l'arma della tua vecchia panoplia disusata; se lucidi e forbisci i ferri per - un giorno - vestir di luce, e in piedi: eccomi, dunque, Spagna, tutta, in anima e corpo, per una guerra mia, eccomi, dunque, armata per la mia propria impresa, dire, affinché chi ascolta dica: è voce non eco. Il buon mancego parla parole di saggezza; sembra che il cavaliere incartapecorito il senno ha riacquistato, con la spada alla vita; pace di Spagna, allora ti saluto. Se sei vergogna umana di ostinati livori con cui mercanti avari s'ammazzano a migliaia, sopra la terra madre che nudi li partorì; se sai come l'Europa intera naufragava in una pace senz'anima, in affanno. senza vita, e che l'annichilava una febbre crudele, Gli uomini di fronte alla guerra che oggi è febbre di questo conflitto fratricida; ......... pace di Spagna, allora ti. dico salve anch'io, e a te, la forte Spagna; se, in pace benedetta, nel tuo disdegno incidi, come sopra uno scudo, due pupille che scrutano e un cipiglio che medita da Campi di Castiglia.

(a cura di Pino Prete)

[Letti per voi] - Calvino in Topolino di Franca Mora



 Titolo: “Calvino in Topolino: storie di scrittori, di libri e di lettori”
Autore: Franca Mora – Editore: Stampa Alternativa - anno 1993 – pp. 29
copertina flessibile – scaricalo gratis qui 

Carissim* followers, ho letto tutto d’un fiato un piccolo volume, edito nel 1993 dall’allora Stampa Alternativa, quella dei famosi libri “millelire”, ora Strade Bianche editore. E’ un volumetto che racchiude la storia dell’editoria e della cultura italiana del Dopoguerra, in un’Italia azzerata dal conflitto mondiale appena lasciato alle spalle, tra viaggi epici e avventurosi (avventati?) nel tentativo di diffondere la cultura.

L’ho trovato davvero molto interessante perché racconta la voglia di diffondere la conoscenza e la letteratura in un’Italia devastata dalla guerra, quell’Italia che voleva ripartire e aveva bisogno anche – pur se nell’emergenza della ricostruzione – di sapere, di leggere.

Le storie dei viaggi di Beppe, l’ispettore della Einaudi nelle varie librerie del Centro-Sud per vendere i prodotti editoriali, si legano alla passione e alla creatività di quello straordinario gruppo di lavoro. Un gruppo coeso, innovativo, dove le idee diventavano fuoco vivo.

Ho scoperto molto di quel mondo, di quel modo di fare editoria e me ne sono appassionata.

Nel 2014 molto è cambiato e l’innovazione del marketing e della stampa digitale hanno sovvertito completamente quel modo di fare cultura. Ma i valori che hanno animato quel periodo non devono andare persi, perché sono una risorsa per ognuno di noi.

Voglio quindi proprorre questo volumetto alla vostra lettura, riportandovi anche alcuni passaggi che ho ritenuto significativi.

Invito tutti a leggerlo e, contemporaneamente, a farmi avere le vostre impressioni. Il volume è disponibile con download gratuito al link che vi ho riportato sotto la copertina. Buona lettura!

Dalla IV di Copertina

Storie diverse si incrociano in questo lungo racconto: quella di Giulio Einaudi, l’editore, quella della casa editrice e dei libri, quella di Calvino, scrittore non ancora affermato ma già personaggio, e quella di Beppe, giovane ispettore librario che presta i suoi ricordi e, a tratti, la sua voce alla narrazione.

Tutto è giocato sullo scenario di un’Italia che si deve ricostruire, popolata da figure più o meno note che hanno contribuito a farci essere quelli che siamo o che avremmo voluto essere.

L’Autrice

Franca Mora, piemontese, di professione psicologa, vive e lavora a Roma.

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Calvino

“Calvino è per me un compagno di vita (uno di quelli che mi accompagnano), pur essendo una conversione adulta quella che ho avuto per i suoi scritti, uno specchio in cui trovare un senso alle cose, una scatola magica dove poter cercare le parole giuste e necessarie.”

Il dopoguerra

Il dopoguerra rendeva i giovani un po’ tutti uguali, nel corpo e nell’anima: la ricerca ossessiva di un lavoro omologava le differenze e appiattiva le qualità, la fatica di vivere e l’abitudine alla sopravvivenza, se abitudine si poteva chiamare o piuttosto disperata consuetudine, ci rendeva un po’ tutti superficiali, ma anche aperti a tutto ciò che sapeva di vita.

I libri

I libri bastavano a riempire i miei percorsi: non solo quelli effettivamente letti, ma anche quelli provvisoriamente posseduti per la vendita, quasi due compagni che mi seguivano.

Voglia di cultura

Il contatto con gli operai che mi aspettavano per gli acquisti rateali mia aveva fatto scoprire l’importanza della parola e la fatica del comprendersi. La ricerca di un linguaggio comune diventava la possibilità di accedere al libro, di far vivere Martin Eden, Zanna Bianca, Hemingway o altri: tutti volevamo capire, sapere, sentire.


Il gruppo Einaudi*

Mi piaceva pensare che quell’andare e venire fosse il preludio alla materializzazione di un’idea, il libro. E lì mi sembrava si “vedessero” idee e intuizioni in attesa di trovare un foglio di carta adatto a farsi parola.

Il fenomeno più singolare, quando c’è uno scambio intenso, è la coincidenza delle idee: nascono intuizioni simili, nello stesso spazio di tempo, riproponendo in un microcosmo di gruppo ciò che avviene a volte nella storia delle scoperte. Ed è così che personaggi lontani per spazi e stili di vita “sentono” fluire le stesse idee, quasi che un “èlan vital” percorresse il mondo.

Sono convinto che il peregrinare nei luoghi dove hanno sostato, abitato, scritto o dipinto personaggi ai quali siamo legati (per piacere, per stima o per tradizione) possa trasmettere qualcosa di quegli stessi personaggi e premettere di condividere un po’ del loro spirito e della loro forza creativa. Così penso che l’aver vissuto la vita di questi che ho nominato e di quelli di allora di cui non ricordo le fattezze e i nomi ancor di più lasci tracce nell’anima. Io sono fatto anche di costoro.


Cesare Pavese**

Fui affascinato dalla sua distaccata complicità, dalla sua umanità trasparente ed inespressa, del suo venirti incontro senza vederti, per miopia o per voluta lontananza.

Avevo letto alcuni suoi libri: sapevano di terra, dei ritmi delle canzoni della campagna, un affresco vivo e vitale e allo stesso tempo già finito e dimenticato. Scriveva di radici o per bisogno di trovarle, lui sempre così sradicato: dal suo tempo, dalla resistenza, dall’amore per una donna.

E questo non essere mai là dove si trovava forse lo uccise.


I Giovani scrittori

Anche da loro ho appreso: la fatica dello scrivere, e poi farsi leggere, che è in realtà un riscriversi. E quanto sia importante saper attendere, senza chiedere risposte e senza però desistere.


I librai

Il ruolo del libraio era fondamentale nell’organizzazione della “Settimana Einaudi”, quella grandiosa idea che serviva come occasione per far incontrare l’autore o il curatore di una collana con i lettori. Per una settimana autore o curatore insieme all’ispettore giravano una certa zona ed ogni sera incontravano lettori o persone interessate ad ascoltare. Si parlava della filosofia della casa editrice, delle novità, delle collane, di cultura, di letteratura, del presente e del futuro.

Era il libraio del luogo ad organizzare l’incontro, a mettere manifesti nelle strade, a fare gli inviti: raramente ci si incontrava nei locali della libreria, ma più facilmente in un cinema o in un teatro o comunque in una sala disponibile. Interveniva tutti i personaggi più importanti della comunità locale: il farmacista, il medico, il maestro…


* Breve nota sulla storia della Einaudi – La casa editrice Einaudi fu fondata nel 1933 da Einaudi e altri allievi del liceo D’Azelio (Einaudi , Ginzburg,. Mila, Bobbio, Pavese. Il gusto della discussione, il lavorare insieme, la condivisione della vita lavorativa oltre a quella umana, fuori dalla sede ufficiale è sempre stata la caratteristica che ha caratterizzato la storia dell’Einaudi. Altro elemento importante, che si è sempre ritrovato nella produzione letteraria, è la continuità della riflessione politica.

** Cesare Pavese – Cesare Pavese, scrittore, poeta, saggista e traduttore italiano, in preda ad un profondo disagio esistenziale mise prematuramente fine alla sua vita nell’agosto del 1950. Scrisse: «Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi»


∼ Loriana ∼





giovedì 11 febbraio 2016

[Letti per voi] - Una diagnosi errata, di Remo Ricotti

“Una diagnosi errata” di Remo Ricotti

libro

Titolo: UNA DIAGNOSI ERRATA – autore: Remo Ricotti –


anno 2010 –  pp. 126 – euro 9.50 – edizioni: Pantheon – acquistalo qui

 


dalla Prefazione

Ricotti non scrive gialli; li racconta. Non a caso si autodefinisce “cantastorie”. Un cultore di romanzi del crimine, come me, ne è rimasto piacevolmente sconcertato. Non segue i canoni del giallo classico. Non si scopre il colpevole nelle ultime tre pagine del libro. Il lettore si trova davanti a un omicidio e viene accompagnato da subito nel fare ipotesi, stimolato alle supposizioni, diventando un componente della squadra omicidi e indaga; senza estraniarsi dalla vita che lo circonda, dalla politica, dagli amori.

La mia recensione

Il commissario Remo Camillano è alle prese con un’indagine difficile: un uomo muore a causa di una diagnosi errata del suo medico e quel medico è una sua amica, la dottoressa Laglelli, di cui Camillano è segretamente (ma non tanto) attratto.
Non convinto dell’errore medico il commissario indaga, arrivando a scoprire un giro di usura e intimidazioni, di prostituzione e violenza, perpetrato alle vittime dai componenti della famiglia del morto.
Solo l’acuta intelligenza dell’ispettore permetterà di assicurare alla giustizia il vero autore dell’omicidio.
Di contorno alla vicenda poliziesca troviamo personaggi a cui il lettore si affeziona immediatamente, dall’ispettore capo Trinaca (compagna di Camillano), agli altri del commissariato. Intensa la figura della dottoressa Laglelli, donna indipendente e fiera, che si ritrova – suo malgrado – a sopportare l’accusa di omicidio. Ben articolate le figure della famiglia del defunto: Tavolieri Carlo Alberto, e dei suoi figli, Maura e Bruno.
Un romanzo breve che non delude il lettore e in cui trovare gli elementi classici del giallo, assieme a una tridimensionalità dei personaggi che li rende immediatamente “leggibili”, e permette al lettore di riuscire a “vederli” e “viverli” in modo realistico.

∼ Loriana ∼

Alcuni stralci…

…col trascorrere del tempo si diventa invincibili ponendo il rispetto, la stima e l’amicizia al di sopra di qualsiasi ideologia politico/religiosa.
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E fin qui può sembrare tutto facile, normale squallore di uno spaccato della metropoli il cui velo è stato da noi sollevato o per una soffiata o per culo.
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Cosa c’è di più pericoloso di un ingiustificato odio dichiarato? La fredda, determinata violenza di cui tante volte s’era reso protagonista, malgrado la giovane età?
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- Quella sera non dovevi scappare – gli sibilò il commissario – Se non l’avessi fatto oggi ti troveresti in un bel loculo invece che crollare sotto i colpi della tua esistenza schifosa.
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Ma perché, Remo, devi soffrire anche per chi non merita pietà? Perché devi provare pena per un delinquete di quella fatta? Ne consideri, l’età, l’ambiente in cui vive, questo mondo dove l’unico vero Dio riconosciuto è il Dio Denaro, questo malo esempio di inciviltà che ci viene da chi è stato inquisito, magari condannato, e continua a sedere sui banchi del Senato o della Camera e che dovrebbe essere rappresentante della volontà del Popolo…”
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Doveva dirle che lui non era solo un poliziotto rappresentante della giustizia sbagliata e di leggi giuste ma che venivano manipolate dagli avvocati. Che colpa ne aveva lui se c’erano giudici oberati di lavoro e grandi, furbi avvocati pagati per difendere i delinquenti con tutti i mezzi leciti consentiti dalle leggi? Come si fa a difendere uno che violenta o commercia i bambini? Uno che uccide un altro essere umano? E quello che non paga le tasse, si arricchisce indebitamente e manovra i politicanti per costruirgli leggi su misura? Lui, quegli avvocati, li avrebbe arrestati. Come avrebbe arrestato il governo Iracheno che si stava apprestando a concedere lo sfruttamento del proprio petrolio alle compagnie occidentali così, dopo che gli avevano massacrato migliaia di soldati e civili, quelli riscuotevano legalmente il proprio bottino di guerra. Che differenza c’era con il dominio degli antichi popoli duemila anni prima? Questo governo maledetto sotto quali colpi sarebbe crollato? Dov’erano i nuovi barbari?

L’Autore

Remo Ricotti nasce a Roma nel 1940. La musica e la letteratura sono le due sue grandi passioni. Nel 1960 l’Editore Gastaldi gli pubblica un romanzo per ragazzi: Giovanni D’Euridea. Dal 1958 al 1965 compone canzoni e partecipa a numerose manifestazioni anche all’estero. Nel 1965 assunto da una grande azienda automobilistica italiana abbandona i sogni di lirica musicali, ma non la passione di scrivere. Nel 2000, oramai in pensione, riprende i suoi scritti. Scrive per “sentirsi libero, vivo e non essere sopraffatto dalla televisione, dalla pubblicità, dall’apparire piuttosto che essere”.

∼ Loriana ∼



[emozioni tra le pagine] - La saga dei Nibelunghi


[Magla's Addicted] - IL SABATO DEL VILLAGGIO, GIACOMO LEOPARDI

 

I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI

XXV - IL SABATO DEL VILLAGGIO 

La donzelletta vien dalla campagna, In sul calar del sole, Col suo fascio dell'erba; e reca in mano Un mazzolin di rose e di viole, Onde, siccome suole, Ornare ella si appresta Dimani, al dì di festa, il petto e il crine. Siede con le vicine Su la scala a filar la vecchierella, Incontro là dove si perde il giorno; E novellando vien del suo buon tempo, Quando ai dì della festa ella si ornava, Ed ancor sana e snella Solea danzar la sera intra di quei Ch'ebbe compagni dell'età più bella. Già tutta l'aria imbruna, Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre Giù da' colli e da' tetti, Al biancheggiar della recente luna. Or la squilla dà segno Della festa che viene; Ed a quel suon diresti Che il cor si riconforta. I fanciulli gridando Su la piazzuola in frotta, E qua e là saltando, Fanno un lieto romore: E intanto riede alla sua parca mensa, Fischiando, il zappatore, E seco pensa al dì del suo riposo. Poi quando intorno è spenta ogni altra face, E tutto l'altro tace, Odi il martel picchiare, odi la sega Del legnaiuol, che veglia Nella chiusa bottega alla lucerna, E s'affretta, e s'adopra Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba. Questo di sette è il più gradito giorno, Pien di speme e di gioia: Diman tristezza e noia Recheran l'ore, ed al travaglio usato Ciascuno in suo pensier farà ritorno. Garzoncello scherzoso, Cotesta età fiorita E' come un giorno d'allegrezza pieno, Giorno chiaro, sereno, Che precorre alla festa di tua vita. Godi, fanciullo mio; stato soave, Stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'; ma la tua festa Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

(A cura di Pino Prete)

martedì 9 febbraio 2016

mEEtaler - "Bunny" di Daniele Imbornone - racconto in lettura gratuita, clicca qui!

[Letti per voi] - Chi è morto alzi la mano, Fred Vargas


Cari lettori, vi sto proponendo vari volumi in lettura, perché spero di incuriosirvi su titoli che a me hanno coinvolto e appassionato. Uno fra questi, letto già qualche tempo fa, ma sul quale non avevo avuto modo di scrivere, è il giallo di Fred Vargas. Un’autrice che non conoscevo, che ho scoperto grazie al consiglio di un’amica e che, grazie alla mia natura di lettrice onnivora senza alcuna preclusione di genere o autore, ho potuto apprezzare. Infatti, preso il suo romanzo in mano mi sono innamorata! La Vargas è bravissima e se amate il giallo non potete non leggere qualche suo lavoro… oggi vi parlo di “CHI E’ MORTO ALZI LA MANO” uscito nel 2013… Dunque, iniziamo!




Fred Vargas “Chi è morto alzi la mano” - ET Einaudi – 2013 – pp. 267

La trama: Tre giovani storici, ognuno nel momento più difficile d’esistenza personale, quasi tutti con la laurea ancora inutilizzata e con lavori precari che non aiutano la sopravvivenza quotidiana, si ritrovano quasi per caso dopo gli anni di studio e d’Università. A questi tre, Lucien, Marc e e Mathias, si aggiunge l’anziano zio di uno dei tre, ex investigatore della polizia, ora in pensione: un personaggio con più di un’ombra nel passato e dal carattere cinico e distaccato.

Cosa può accomunare questi personaggi opposti e differenti fra loro? La risposta è scontatamente banale: un appartamento da poter dividere, con un affitto quasi irrisorio, che potrà permettere a ognuno di loro di ripianare la propria situzione economica e potersi dare, finalmente, prospettive diverse per il futuro. Quindi i quattro vanno a vivere insieme e, benché la convivenza non sia propriamente facile, riescono anche a legarsi da un’amicizia profonda e da altrettatna collaborazione.

Loro vicina di casa è una famosa cantante lirica, ormai ritiratasi dalle scene; la donna stringe amicizia con gli uomini e un giorno confessa loro la sua strana inquietudine per un albero installato misteriosamente nottetempo nel suo giardino. Di fronte all’incredulità dei suoi ascoltatori, la cantante giura ai quattro che quell’arbusto non c’è mai stato e esprime la propria sensazione d’imminenza inspiegabile. Quando la donna sparisce, i nostri eroi non possono porsi delle domande e fare qualche supposizione… così, quasi senza volerlo davvero, i tre giovani più lo zio si ritrovano a interessarsi dell’omicidio, tentando di risolvere questa storia complessa e intricata, grazie alle doti intuitive e investigative che ognuno di loro possiede, intervenendo nelle indagini della polizia chiamata a risolvere il caso con le informazioni e le supposizioni che sono in grado di fornire.

Lucien, Marc e e Mathias, soprannominati dall’ironico ex detective i “tre evangelisti”, San Luca, San Marco e San Matteo, sono tre giovani dalle personalità complesse e ben tratteggiate dall’autrice, personalità che diventano complementari grazie alla collaborazione che riescono a costruire. Ecco la descrizione che fa dei tre giovani uomini, l’arguto zio:

“Sotto quelle volte a tutto sesto, sembravano tre statue viste di spalle. La statua di Lucien a sinistra, quella di Marc al centro, quella di Mathias a destra. San Luca, San Marco e San Matteo, ognuno pietrificato nella propria alcova. Dei tipi strani e degli strani santi”

I tre ragazzi sono differenti tra loro: uno intuitivo e chiacchierone, l’altro preciso, attivo e perso nelle sue elucubrazioni mentali, il terzo silenzioso e acuto osservatore. Ed è proprio mettendo in sinergia le singole capacità, che verrà data soluzione del caso, anche se saranno determinanti intuito e improvvisazione…

La recensione:
Un giallo da leggere tutto d’un fiato e dal finale assolutamente inaspettato e spiazzante. Godibilissimo, intricato, avvincente, con protagonisti che il lettore imparerà ad amare e considerare come cari vecchi amici, apprezzandone i pregi, ma anche i difetti.

Lo stile asciutto e la narrazione serrata di questa brava autrice non vi lasceranno scampo: io ne divorato le 265 pagine in una notte!

Superconsigliato a tutti!


L’autrice: Fred Vargas, archeologa, è nata nel 1957. Ha conquistato un vasto pubblico di lettori in tutta Europa e soprattutto in Italia. I casi del commissario Adamsberg comprendono L’uomo dei cerchi azzurri, L’uomo a rovescio, Parti in fretta e non tornare, Sotto i venti di Nettuno, Nei boschi eterni, Un luogo incerto e La cavalcata dei morti. I casi dei tre evangelisti comprendono, oltre a questo volume, anche Un po’ più in là sulla destra e Io sono il Tenebroso.
∼ Loriana ∼





[Magla's Addicted] - SCHERZO, Leopardi


I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI

XXXVI - SCHERZO


Quando fanciullo io venni A pormi con le Muse in disciplina, L'una di quelle mi pigliò per mano; E poi tutto quel giorno La mi condusse intorno A veder l'officina. Mostrommi a parte a parte Gli strumenti dell'arte, E i servigi diversi A che ciascun di loro S'adopra nel lavoro Delle prose e de' versi. Io mirava, e chiedea: Musa, la lima ov'è? Disse la Dea: La lima è consumata; or facciam senza. Ed io, ma di rifarla Non vi cal, soggiungea, quand'ella è stanca? Rispose: hassi a rifar, ma il tempo manca.

(a cura di Pino Prete)

mercoledì 3 febbraio 2016

[Magla's Addicted] - Il primo amore, poesia di Wislawa Szymborska

Wisława Szymborska
– Il primo amore -

Dicono che il primo amore sia il più importante. Ciò è molto romantico ma non è il mio caso. Qualcosa tra noi c’è stato e non c’è stato, è accaduto e si è perduto. Non mi tremano le mani quando mi imbatto in piccoli ricordi e in un rotolo di lettere legate con lo spago nemmeno con un nastrino. Il nostro unico incontro dopo anni, la conversazione di due sedie intorno a un freddo tavolino. Atri amori ancora respirano profondamente in me. A questo manca il fiato per sospirare. Eppure proprio così com’è, è capace di ciò di cui quelli non sono ancora capaci: non ricordato, neppure sognato, mi familiarizza con la morte.

(a cura di Pino Prete)

Lo specchio del tempo - S. Devitofrancesco

Salve, cari lettori e buona domenica!
Oggi voglio presentarvi un tenero romance di una giovane scrittrice nostrana edito dalla Libro Aperto International Publishing: Lo specchio del tempo di Silvia Devitofrancesco.
Titolo: Lo specchio del tempo
Autore: Silvia DevitoFrancesco
Editore: Libro aperto international publishing
Pagine: 150
Prezzo: 0,99 ebook (in offerta fino al 20.09) – Cartaceo in arrivo a settembre 2014
Trama:
«Avvertivo strane sensazioni. Avevo paura di ciò che sarebbe potuto accadere e avevo paura per me.» 
Due donne diverse dai destini intrecciati, l’una lo specchio dell’altra. Un manoscritto le farà incontrare mettendo così a confronto due epoche diverse e due donne simili, vittime di un padre padrone, ancorate a un amore romantico, capaci di lottare per la vita.
Due storie legate dallo specchio del tempo, dove il passato incontra il presente e in cui due donne lontane eppure vicine, lottano per rivendicare il diritto di scegliere il proprio destino e il loro sogno d’amore.
Il parere del caffè:
La prima cosa che attira di questo libro è la doppia narrazione: c’è la storia di Herminia, figlia di un conte medioevale barese e costretta a sottomettersi al suo volere; e c’è la storia di Erminia, giovane donna del terzo millennio con la passione dei codici manoscritti e vittima di una vita gestita da suo padre e dalla “Bari bene”.
Erminia conoscerà Herminia attraverso un manoscritto e da lei apprenderà come comportarsi, come vincere contro la vita che qualcuno sta scegliendo per lei e come lasciarsi andare al Vero Amore, quello che non conosce limiti sociali.
Ho apprezzato entrambe le storie, in particolar modo quella di Herminia per il gusto storico, per l’ambientazione, per la minuta descrizione del lavoro degli amanuensi, che Silvia ci descrive con maestria. Ancor più ho apprezzato i parallelismi delle due vicende, le corrispondenze tra la vita di Herminia e Erminia. Lo stile è leggero ma raffinato, forse nella prima parte le vicende scorrono velocemente, tuttavia dall’incontro tra le protagoniste e la loro metà la storia avvinghia il lettore e lo trascina nelle emozioni contrastanti che provano le due eroine. Ho apprezzato il fatto che l’autrice non si sofferma molto sulla fisicità dell’uomo amato, ma su ciò che egli emana e sembra quasi che il lettore stesso riesca a sentirlo. Allo stesso modo i contorni della storia sono appena accennati, la mia passione storica avrebbe voluto vedere una descrizione degli ambienti più dettagliata, ma è solo il mio gusto personale. L’intenzione dell’autrice è concentrare l’attenzione sull’interiorità di Herminia e Erminia e ci riesce benissimo.
In conclusione è una storia pregna di significati ma scritta con una penna leggera e raffinata, un libro consigliato a chi vuole leggere di amore, amore per un uomo, amore per un figlio, amore per la vita.

lunedì 1 febbraio 2016

mEEtaler - "Fuochi d'artificio" di Laura Bassutti - racconto in lettura gratuita, clicca qui!

[Magla's Addicted] - Alla sua donna - Leopardi


I 41 CANTI DI GIACOMO LEOPARDI

XVIII - ALLA SUA DONNA 


Cara beltà che amore Lunge m'inspiri o nascondendo il viso, Fuor se nel sonno il core Ombra diva mi scuoti, O ne' campi ove splenda Più vago il giorno e di natura il riso; Forse tu l'innocente Secol beasti che dall'oro ha nome, Or leve intra la gente Anima voli? o te la sorte avara Ch'a noi t'asconde, agli avvenir prepara?
Viva mirarti omai Nulla speme m'avanza; S'allor non fosse, allor che ignudo e solo Per novo calle a peregrina stanza Verrà lo spirto mio. Già sul novello Aprir di mia giornata incerta e bruna, Te viatrice in questo arido suolo Io mi pensai. Ma non è cosa in terra Che ti somigli; e s'anco pari alcuna Ti fosse al volto, agli atti, alla favella, Saria, così conforme, assai men bella.
Fra cotanto dolore Quanto all'umana età propose il fato, Se vera e quale il mio pensier ti pinge, Alcun t'amasse in terra, a lui pur fora Questo viver beato: E ben chiaro vegg'io siccome ancora Seguir loda e virtù qual ne' prim'anni L'amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse Il ciel nullo conforto ai nostri affanni; E teco la mortal vita saria Simile a quella che nel cielo india.
Per le valli, ove suona Del faticoso agricoltore il canto, Ed io seggo e mi lagno Del giovanile error che m'abbandona; E per li poggi, ov'io rimembro e piagno I perduti desiri, e la perduta Speme de' giorni miei; di te pensando, A palpitar mi sveglio. E potess'io, Nel secol tetro e in questo aer nefando, L'alta specie serbar; che dell'imago, Poi che del ver m'è tolto, assai m'appago.
Se dell'eterne idee L'una sei tu, cui di sensibil forma Sdegni l'eterno senno esser vestita, E fra caduche spoglie Provar gli affanni di funerea vita; O s'altra terra ne' superni giri Fra' mondi innumerabili t'accoglie, E più vaga del Sol prossima stella T'irraggia, e più benigno etere spiri; Di qua dove son gli anni infausti e brevi, Questo d'ignoto amante inno ricevi.

(a cura di Pino Prete)