mercoledì 26 febbraio 2014

Letti per voi- Recensione de Il bianco e il nero parte I- Il potere dei draghi- P. Marina Pieroni

Titolo: Bianco e Nero Parte I- Il potere de draghi (Cronache dalle Terre di Arret)
Autore: P. Marina Pieroni
Prezzo: 2,68 euro
Lunghezza: 349 pagine


Epic Fantasy, Sword & Sorcery , Dark Romance 
E se il principe non fosse azzurro? Ma nero come la notte? 
A questa domanda si troverà a dover rispondere Serenia, giovane principessa delle Terre di Arret. 
In un mondo che è fuori dal tempo conosciuto ... 
In un mondo che è fuori dallo spazio conosciuto ... 

Titolo: Gilbert (Cronache dalle Terre di Arret)
Autore: P. Marina Pieroni
Prezzo: 0,99 euro
Lunghezza: 147 pagine



Molti lettori si rifiutano di leggere un libro se è autopubblicato. La scusa è sempre la stessa “se non ha trovato un editore, significa che non è un libro valido.” Questi dovrebbero sapere che a volte ci sono altre motivazioni e spesso è l'autore che decide di “autogestirsi”. Ultimamente sto leggendo diversi libri self published e gli ultimi che ho letto mi hanno convinta che alcune perle sono nascoste ma che, se si cerca, se ne trovano alcune di gran valore. Sto parlando del primo capitolo della saga “Le terre di Arret”, “Bianco e Nero parte I-Il potere dei draghi” e dello spinoff “Gilbert.”

Ho conosciuto la saga fantasy di P Marina Pieroni tramite la recensione fatta dal blog Pazze Booklovers e ho deciso di acquistarlo. Bella copertina, sinossi interessante, prezzo molto conveniente...e soprattutto bel libro!
La storia si svolge in un tempo indefinito e in un luogo indefinito ma i riferimenti al nostro mondo e alla nostra epoca sono molti. Se da un lato sembra di essere nel medioevo quando si parla dei contadini, dall'altro i più ricchi sanno il greco antico, usano il grammofono e conoscono artisti come Beethoven, Strauss e il Bernini (sculture molto apprezzato dagli abitanti delle Terre di Arret!). La storia si svolge quindi nel passato, nel presente e nel futuro: in un luogo che può sembrarci conosciuto ma che in realtà sfugge dalla nostra mente. È un luogo immaginario o no? Questa è una delle prime domande che si pone il lettore.
Le Terre di Arret sono divise e governate da due regni: il Regno Bianco e il Regno Nero. Una divisione semplice: la luce e il buio, il bene e il male, il calore e il freddo, l'amore e l'odio. Inizialmente il lettore si schiera automaticamente dalla parte del Regno Bianco, il Regno della Principessa Selenia, vittima di una profezia e costretta a sposare il malefico ma affascinante Principe Gilbert, pretendente al trono del Regno Nero. Nelle prime pagine il lettore segue la vicenda con gli occhi di Selenia e soffre insieme a lei. La giovane e ribelle ragazza non vuole sposarsi, vuole essere libera e godersi la gioventù. Tuttavia viene costretta a convolare a nozze e a rompere ogni legame con la propria famiglia. Nel castello nero soffrirà e sarà vittima di violenze. Il lettore deve sapere che in questo punto del romanzo l'autrice usa parole forti e alcune scene non sono adatte ai più sensibili. Sono solo brevi passi, fino a che non si scopre che in realtà il nero non è tutto nero. Come il Tao che racchiude del bianco nel nero, così anche Gilbert ha del buono dentro di sé. Questo lo si percepisce dopo un po', quando Selenia impara ad amare il suo consorte, e si può approfondire questa parte leggendo lo Spin off “Gilbert”, che narra la prima parte delle vicende de Il Bianco e il Nero Parte I dal punto di vista del principe nero. E molte cose vengono chiarite. Io consiglio di leggere lo spin off dopo il primo capitolo della saga, tuttavia, si può leggere anche prima, niente verrà spoilerato.
Torniamo al romanzo. Se nella prima parte soffriamo con Selenia e invochiamo giustizia, nella seconda parte molte cose ci verranno spiegate e noi seguiremo il ritorno della magia nelle terre di Arret con la stessa emozione che prova Selenia quando scopre che la magia era esistita fino a venti anni prima, cioè fino alla grande guerra tra bianco e nero nella quale persero la vita i due re e la principessa Serenia, zia della protagonista.
Da qui inizia il fantasy vero e proprio: gli abitanti hanno dei poteri magici, nuove creature fantastiche prendono vita, battaglie magiche vengono combattute e via dicendo. Seriena e i suoi amici vagheranno tra le Terre di Arret per cercare il potere del drago bianco e incapperanno in diverse avventure, piacevoli o spiacevoli. Ovviamente non manca anche la struggente storia d'amore che fa da sfondo all'odio tra i due regni.
Ho adorato questo libro perché l'autrice è capace di mescolare elementi fantastici, elementi reali e riferimenti storici senza distinzione tra il vero e l'irreale. Le descrizioni sono sempre accurate, cosa che preferisco perché mi fanno sentire lì insieme ai protagonisti. È un romanzo di lunghezza media ma che si legge in poco tempo, se si è coinvolti dalla storia. E questo romanzo coinvolge qualsiasi lettore.
La storia si interrompe in un punto cruciale, ma niente paura, fra pochissimi giorni, il primo marzo, uscirà il sequel.
L'unica pecca che vorrei sottolineare è la seguente: i personaggi principali, Serenia, Gilbert, Danase e Angher sono psicologicamente caratterizzati molto bene, mentre tutti gli altri personaggi sembrano caratterialmente simili tra di loro, parlano e vivono allo stesso modo. Alcuni poi sembrano quasi inutili, come Irina e Rote. Le uniche differenze si evincono dal modo di vestire.
In conclusione, è una gran bella saga che promette bene e che è capace di emozionare, come ogni libro che si rispetti.

Attendiamo Il Bianco e Il Nero parte II- I draghi del potere.

giovedì 20 febbraio 2014

Scritti da voi - La maledizione del personaggio

Tutti noi scrittori abbiamo un personaggio cui siamo più affezionati, uno che magari riusciamo a delineare meglio, a rendere amato anche dai lettori.
Quando ero “dall’altra parte della barricata” , ovvero quando leggevo e non osavo sperare di esser considerata una scrittrice, mi è capitato di innamorarmi dell’ispettore Adamsberg, oppure di sognare di essere come Robin Hood (ehm, lo ammetto, non avevo l’animo della principessa da salvare, nemmeno da bambina), di fantasticare sulla vita di Momo o di esser pronta a combattere i draghi al fianco di Nihal; insomma, di esser tanto coinvolta dal libro che stavo leggendo da arrivare a considerarne i personaggi al pari di vecchi amici ai quali davo appuntamento e ritrovavo ogni qual volta sfogliassi le pagine sulle quali era raccontata la loro storia; quando terminavo il libro, mi sorprendevo a sperare in un seguito perché sentivo la mancanza dei personaggi che avevo imparato a conoscere.
Mi sentivo un po’ in colpa perché leggevo tante biografie ed articoli riguardanti autori i quali parlavano di quanto fosse difficile liberarsi di un determinato personaggio da loro creato; così difficile che alcuni sono arrivati perfino ad odiare le loro stesse creazioni. Basti pensare, fra tutti, a Sir Arthur Conan Doyle che aveva fatto morire Sherlock Holmes e poi era stato costretto a scrivere un romanzo nel quale si scopriva che non era morto davvero, per le insistenze del pubblico.
Mi sentivo in colpa perché non volevo che uno scrittore arrivasse ad odiare un proprio personaggio e al tempo stesso ero incuriosita dai meccanismi mentali che portavano a una situazione del genere.
Ho potuto capirlo soltanto adesso che sono diventata scrittrice anche io (così dicono) e i miei scritti vengono letti da molte persone. Nel mio piccolo, mi sono trovata nella stessa situazione: ho creato dei personaggi che chi mi legge ha amato a tal punto da chiedermi di scrivere ancora storie sul loro conto.
Devo fare una premessa doverosa: per quanto mi riguarda, sono più che felice di questa reazione del pubblico. Una delle soddisfazioni più grandi per chi scrive, per me, è scoprire che ciò che creo piace, appassiona, fa sognare e fantasticare, ridere, piangere, emozionare. È altrettanto bello vedere un proprio personaggio crescere, assumere una personalità propria, maturare e vivere nell’immaginario collettivo come se fosse una persona reale.
Però.
C’è un però che ho realizzato soltanto ora e che secondo me spiega come alcuni scrittori siano arrivati ad odiare le loro creature. Proverò a spiegarvelo e non per dirvi di smettere di chiedere che si parli ancora di un determinato personaggio, ma per invitarvi ad aprire la mente (se siete lettori, non vi sarà di sicuro difficile farlo) per accogliere le nuove storie che vengono proposte anche se il vostro scrittore preferito non vi ha inserito il vostro eroe o la vostra eroina.
Dovete sapere che siamo dei creativi, innanzi tutto: la creatività non ha regole, non sopporta le ripetizioni e si spegne quando diventa routine. Chi scrive ha tante storie da raccontare, pronte in punta di penna: la fantasia galoppa, gli stimoli sono molteplici, infiniti e non sempre i personaggi già creati si adattano a nuovi contesti. E così, nasce quella voglia di liberarsi di loro per poterne creare altri e cambiare ambientazione, iniziare nuove avventure, nuove sfide, magari cambiando genere.
Non sempre va bene, non sempre riusciamo a ricreare la stessa magia, ma a volte invece si scopre che quella nuova è perfino migliore di quella precedente. Possiamo soltanto sperare di esser in grado di inventare nuovi personaggi che siano in grado di farsi amare come gli altri.
E poi c’è la paura, la famosa “ansia da prestazione”, quella che ci fa dire “Era perfetto così, adesso se scriverò ancora di questo personaggio, potrei rovinare tutto”.
Ecco come nasce la famosa “maledizione del personaggio” e ciò che abbiamo creato con tanto amore diventa la nostra croce.
Una croce che in realtà, anche se molti non lo ammettono, siamo ben felici di portare: significa comunque che almeno una volta nella nostra vita siamo stati in grado di fare quello che sognavamo, ovvero trascinare nel nostro mondo di fantasia i lettori e coinvolgerli a tal punto da lasciare un segno di noi.
Dal mio punto di vista, quello di un’ autrice esordiente che si sta ancora cercando di abituare all’apprezzamento che riceve perché non sperava in tanta fortuna, la maledizione del personaggio è qualcosa di ancora molto lontano, ma finalmente comprensibile e forse perfino auspicabile.


di Laura Roggero

[emozioni tra le pagine] - Zafòn

«Riuscii a prendere sonno solo quando l’alba sparse sulla finestra della mia stanza cento toni di grigio,
 non saprei dire quale più pessimista.»
[da "L'ombra del vento" di Carlos Ruiz Zafòn]

[emozioni tra le pagine] - Altrove...

«Diamantis gettò il mozzicone in acqua. Il mare gli mancava. Non era mai riuscito a convincersi che sulla terraferma si potesse star bene, nemmeno in un porto. Quasi trent'anni di navigazione, e la sua vita restava sul mare. In mare, e soltanto lì, si sentiva libero. In mare non si sentiva né vivo né morto. Solo altrove.
Un altrove in cui riusciva a trovare qualche buona ragione per essere se stesso. E gli bastava.»
[da "Marinai perduti" di Jean Claude Izzo, 1997]

mercoledì 12 febbraio 2014

Letti per voi - Reality Twist di Laura Roggero

Salve a tutti!
Il libro di cui vi parlo oggi è Reality Twist di Laura Roggero. Se non sapete chi è Laura, vuol dire che vi siete persi un articolo: recuperate subito qui!

Ma iniziamo.

Innanzitutto, il titolo: Reality Twist, ed in effetti questo libro la testa ve la farà girare parecchio, giocando tra realtà e fantasia, tra diversi narratori - non tutti umani -  in un mondo molto lontano eppure molto vicino.

Siamo infatti nel futuro, un futuro distopico in cui il mondo sembra essersi sviluppato in vie impreviste e non certo positive: da decenni ormai è impossibile vedere il cielo, nascosto da una coltre di smog, non esistono più stati ma delle città nucleo in cui le diverse categorie sociali, rigide e selettive, vivono. Ci sono i soldati, cresciuti fin da piccoli nella più totale abnegazione e dedizione all'esercito, gli scienziati, impegnati nello sviluppo sempre più estremo della tecnologia e della genetica, cittadini che conducono misere esistenze in appartamenti-loculo, i senza-casa, che decidono volontariamente di estraniarsi da questo iniquo sistema.


Una struttura sociale e politica discutibile ma ben definita e apparentemente immutabile.

Almeno fino al giorno in cui, improvvisamente, tutto viene raso al suolo.
Città e abitanti scompaiono in un cumulo di fiamme e detriti.

Salvo due persone.

Daphne, comandante dell'esercito, una letale macchina da guerra forgiata da un tragico passato e da esperimenti genetici che hanno cambiato irrimediabilmente il suo corpo e la sua mente.

Chaz, un giovane tossico dall'esistenza apparentemente inutile, ma che forse nasconde più di quello che la sua fragile apparenza dà a vedere.

I due si troveranno costretti a collaborare per sopravvivere in un mondo ormai radioattivo di cui -apparentemente - sono gli unici abitanti. Tra fughe aeree, combattimenti, nemici inaspettati e simpatici animaletti, Reality Twist tiene fede al proprio titolo e vi accompagnerà in un rocambolesco vortice di azione fino a un finale davvero, davvero sconvolgente.

La prima cosa che colpisce del romanzo di Laura Roggero è la struttura narrativa: Reality Twist infatti è un mosaico di punti di vista, in cui la storia viene portata avanti alternativamente dai vari personaggi, fino a rappresentare uno stesso avvenimento da più ottiche diverse, in un'immedesimazione a 360°. In un capitolo siamo Daphne, col suo rigido senso del dovere e cieche convinzioni che iniziano a sgretolarsi, in un altro siamo Chaz, sfrontato nella sua incoscienza e a tratti menefreghista, in un altro siamo Ziky, un buffo animaletto che vi conquisterà dalle prime righe.
Insomma, una narrazione dinamica che si accompagna al dinamismo del contenuto, un concentrato di pura azione in cui la riflessione è dosata con parsimonia, nei giusti momenti per prendere fiato prima di essere scaraventati nella prossima avventura.
Anche lo stile riflette questa caratteristica di movimento: Laura dà ai suoi personaggi una voce fresca, diretta, in linea con la loro età e psicologia, e anche le emozioni che provano, quindi, sono forti, brusche, primordiali quasi nella loro violenza. Rabbia, vendetta, paura, felicità non sono sfumature, ma sentimenti totalizzanti e in rapido mutamento.
Questo, per me, è uno dei grandi pregi di questo romanzo: la Roggero riesce a ritrarre perfettamente l'universo emotivo tipico dei giovani senza però scadere nel cliché e soprattutto senza perdere l'alto ritmo della narrazione, serrata fino al finale.
Altro pregio è quello che da sempre si accompagna alla fantascienza, ovvero esasperare il futuro per lanciare campanelli di allarme sul presente: manipolazioni genetiche senza controllo, abusi dell'esercito, annichilimento totale dei semplici cittadini, a tal punto schiavi della tecnologia da non uscire più di casa, e all'oscuro di quanto accade veramente nel mondo... suona familiare, per caso?

Quanto al finale, beh...vi aspettate che ve lo dica?
Io devo ancora riprendermi, e lascerò a voi scoprire perché sia così sconvolgente.

Il mio parere complessivo, quindi, è decisamente positivo: Reality Twist è una lettura che catturerà anche i non amanti del genere, molto rapida e coinvolgente ma non per questo priva di spunti di riflessione.

Convinti?
Potete acquistarlo in libreria, dal sito della CE, sia in cartaceo che in ebook, e su tutti gli store online!

Un'ultima cosa prima di salutarci: trovo molto interessante e azzeccato, da parte di Laura, aver realizzato dei racconti legati al libro e disponibili gratuitamente sul web. Se il mondo di Reality Twist vi ha catturato, non potete perdervi Awake, in cui troveremo le avventure di Chaz prima delle vicende del libro, e Border Love, in cui alcune domande lasciate aperte da Reality Twist trovano risposta e che funge da collegamento con... il secondo libro! La vulcanica Laura, infatti, è già all'opera con il seguito di questa fortunata esperienza, e che troverete tra qualche tempo nelle vostre librerie.

Tra qualche tempo, già. Perché in prossima uscita, sempre per le Edizioni Arpeggio Libero, c'è il nuovissimo giallo di Laura... "Crimen - L'amore, quando uccide"!
Curiosi?
Potete già conoscere l'ispettrice Ribera e l'agente Xavier Torres in questa anticipazione, "Il mistero delle oche"... cosa c'entrano le oche? Clicca per scoprirlo!

[emozioni tra le pagine] - Lettera di Davide a Simone

«...Mio caro Simone,
dopo di te, il rosso non è più rosso. L'azzurro del cielo non è più azzurro. Gli alberi non sono più verdi. Dopo di te, devo cercare i colori dentro la nostalgia che ho di noi. Dopo di te, rimpiango persino il dolore che ci faceva timidi e clandestini.... Rimpiango le attese, le rinunce, i messaggi cifrati, i nostri sguardi rubati in mezzo a un mondo di ciechi, che non volevano vedere perchè, se avessero visto, saremmo stati la loro vergogna, il loro odio, la loro crudeltà. Rimpiango di non aver avuto ancora il coraggio di chiederti perdono. Per questo, non posso più nemmeno guardare dentro la tua finestra. Era lì che ti vedevo sempre, quando ancora non sapevo il tuo nome .E tu sognavi un mondo migliore, in cui non si può proibire ad un albero di essere albero, e all'azzurro... di diventare cielo.Non so se questo è un mondo migliore... ora che nessuno mi chiama più Davide... ora che mi sento chiamare soltanto signor Veroli, come posso dire che questo è un mondo migliore? Come posso dirlo senza di te?...»
[dal film: "La finestra di fronte"]



lunedì 10 febbraio 2014

Scritti da voi- Imeneo, di Eleonora Belli

IMENEO

PUò UN EFFIMERO RICORDO CREDUTO BUGIA, SANARE UN CUORE FERITO?

SCRITTO DA :
ELEONORA BELLI



Qui cosa c'è !” Mi chiesi, con tono curioso, guardando con occhio interrogativo l'antico baule, ricoperto da una vecchia stoffa, dal color porpora leggermente spento, dalla polvere che si era depositata sopra.
“ Ma guarda un po', cosa ho trovato!” Esclamai, una volta aperto, e tolte tutte le cianfrusaglie, che ne ricoprivano la superficie. aggiunsi poi prendendolo in mano. “ Credevo di averlo perso durante il trasloco.” Accarezzai la superficie semi rigida del mio vecchio diario, color marrone terra, chiuso con dei lacci di pelle del medesimo colore. Difronte a tale “ tesoro” ritrovato, tutti gli altri, ancora inesplorati, persero la loro importanza in quel momento. Mi sedetti con le gambe incrociate, sulle vecchie tavole di legno, che formavano l'intero pavimento della stanza, scoprii in esse un sostegno più rassicurante, dell'inquietante e ansioso cigolio che producevano, quando le si calpestava per camminare.
Cominciai a sfogliare le pagine dai colori ingialliti, sottili fogli, dalla consistenza morbida, riempiti di parole scritte, con una grafia frettolosa, e una penna stilografica con inchiostro nero, riempirono la mia mente di nostalgici ricordi.
Voltai la testa a sinistra, in direzione del' orologio rotondo che giaceva, solitario sullo schienale di una vecchia poltrona, a fiori.
“ Si sta facendo tardi, è meglio andare.” dissi, leggermente controvoglia, a me stesso, quando ad un tratto una forte volata di vento, del tutto inusuale,per il mese di agosto, fece spalancare la finestra, chiudere con un rumore secco la porta della soffitta e aprire il diario che avevo momentaneamente adagiato su di un tavolinetto sempre di legno, riempiendo la stanza per un lungo attimo, del fruscio delle sue pagine. Il vento si calmo, la stanza divenne nuovamente silenziosa, e io non seppi spiegarmi ciò che lessi l'attimo seguente.
“ Il tempo è scaduto, la tua attesa è terminata, la lancetta ferma ormai da tempi immemori, ha scoccato il suo ultimo tic-tac, è giunta l'ora che tu ti ricongiunga a me come io a te. Ricorda non sei SOLO. Non arrenderti. Combatti.”
Ok. Respira. Un respiro, due respiri, quattro respiri, otto respiri. Ora ragiona.
Quella breve frase non porta il marchio della tua grafia, la domanda è chi l'ha scritta? Perché l'ha scritta? Quando l'ha scritta. Accarezzai l'ultima frase, alzai il diario e misi la pagina in questione contro luce, il sole si riflesse su di essa, donandogli un' effetto pergamena, ed evidenziando delle piccole macchioline d'inchiostro che partivano da sinistra e coprivano alcune parti delle prime parole,che prima non avevo notato, da questo ne dedussi che la persona che aveva scritto la frase era mancina.
“ Eccoti ! Dio! Mi sei mancata cosi tanto! Sapevo saresti tornata da me! ” sibilai le parole mentre, ricoprivo con le mia braccia il suo esile corpo, affondavo il mio volto nei suoi capelli, inebriandomi del suo odore, ad ogni nuova ispirazione morivo e rinascevo più forte tra le sue morbide braccia .
Inaspettatamente a questa soave sensazione ne segui un leggero dolore, che fu causa del mio improvviso stato di debolezza, barcollai prima in avanti poi indietro, mi voltai, mi avevano iniettato un sedativo. Caddi con l'amaro ricordo della consapevolezza: gli occhi che mi fissavano teneramente non erano i suoi. Non erano della mia lei.
Questo insolito ricordo invase la mia mente colmandola solo di esso, facendo aumentare nuovamente il mio battito, riascoltare e vedere nuovamente parole e volti che avevo giurato a me stesso di dimenticare, non era esattamente nei miei piani.
Fortunatamente una chiamata, che mi informava che serviva urgentemente il mio consulto in ambulatorio, deviò i miei pensieri dalle ultime immagini ricordate. Prima di lasciare la soffitta però raccolsi da terra una busta da lettere con tanto di cera lacca gialla, anch'essa presente nel diario a mia insaputa, con la variante che sul dorso della lettera questa volta c'era incisa la mia grafia.

Una buona mezz'ora dopo varcai la porta d'ingresso dell'ambulatorio.
Buon Pomeriggio Dottor Wood, la sua paziente l'aspetta in sala visite 8” Mi informò Mary l'infermiera di turno, la ringrazia e salutai a mia volta, dirigendomi verso la stanza.
Salve io sono il Dottor...” Mi bloccai, non riuscendo a dire il mio nome, lei si bloccò. Le sue guance si erano colorite di un rosso vivo. Ci fissammo per alcuni interminabili minuti,nei quali successero due cose: uno, potetti avere il tempo di riprendermi, perché nel momento in cui il mio sguardo si era incontrato con il suo, il sangue mi si era ghiacciato nelle vene, e con esso anche il mio cuore era diventato un grande blocco di ghiaccio, che si ruppe in mille frammenti taglienti come vetro, per ricomporsi l'attimo seguente, riprendere un battito leggermente accelerato, e percepire ancora il fluire caldo e pulsante del sangue nelle vene. Due, nonostante l'aria non era intrisa verbalmente delle nostre voci, eravamo entrambi certi che l'uno avesse riconosciuto l'altro, di conseguenza stavamo parlando, ringraziandoci, almeno era quello il messaggio che i miei occhi gli stavano inviando! I suoi erano come li ricordavo, un marrone caldo che se esposto al sole come in questo momento, variavano il loro colore diventando ambrati.
Dottor Wood, cioè Samuel, Samuel Wood” Dissi mettendo fine al silenzio, cercando di dare una nota di sicurezza al mio tono.
“ Emily Raven ” rispose semplicemente accennando un sorriso.
“ Allora, permetti che io dia uno sguardo alla tua mano? ” Chiesi gentile.
Presi l'arto che mi porse, controllai in primo luogo la mobilità delle sue dita e i suoi riflessi, erano nella norma, poi passai ad esaminare il polso, non notai niente di anormale, accarezzai nuovamente l'indice della mano, all'altezza dell'unghia dove vidi una protuberanza callosa, in quell'istante capii.
La tua mano non potrebbe stare meglio!” Le dissi guardandola annuire, aggiunsi. “ Sei stata tu a scrivere quella frase sul mio diario. Perché?” dissi leggermente irritato.
SI! ” Mi rispose decisa, aggiungendo ” Ti hanno mai raccontato che cosa successe quella sera stessa?” Mi chiese, non ottenendo una risposta da parte mia, prosegui con la sua verità.
“ Il Dottor Candle, mi fece tornare per placare la tua inquietudine, sapendo in cuor suo che non era giusto ciò che stava facendo, voglio dire alimentare quella che era una speranza vana, almeno per te.” Fece una breve pausa, poi riprese guardandomi teneramente. “ All'alba della mattina seguente lo stesso Dottor Candle, mi disse che l'immagine che lo aveva reso testimone, era riuscita a scalfirlo, penetrando leggermente in profondità nella dura corazza del suo cuore invecchiato, tu mi tenevi sulle tue gambe, stretta in un 'abbraccio cosi intenso, che sembrava dovessi proteggermi da una minaccia imminente, o da un addio rimandato troppo a lungo.
“ Già, ora ricordo, il tuo calore sulla mia pelle, il crepitio lontano di un camino, non mi trovavo a casa mia, la lettera la scrissi alla clinica.”
Quale lettera?” chiese non capendo a cosa mi riferivo.
“ La lettera che scrissi il pomeriggio dopo il mio risveglio, sulla base di quello che credevo fosse stato solo un sogno, invece era stato tutto vero.” aggiunsi porgendogliela, e spiegandole del fortuito ritrovamento, avvenuto qualche ora prima.
In questa notte dove ormai la luce del sole si è spenta, lasciando il suo posto alla flebile luce delle stelle, mi ritrovo all'interno del nostro salone,il camino ardeva di una fiamma viva,che tuttavia ha donato all'ambiente un'atmosfera calda e accogliente,come piace a te. Il tuo respiro caldo e regolare ha sfiorato l'interno della mia mano, che si è mossa in sincronia con i lineamenti del tuo volto. Sei stata rapita dalle forti braccia di Morfeo, il quale ti terrà al sicuro da questo mondo a volte ingiusto, donando al tuo viso un' espressione di profonda serenità, la stessa che tu hai donato alla mia anima un tempo avvolta da interminabili inverni.
Io finisco il turno alle sette, sarò sincero, tu hai conosciuto il lato più negativo di me, mi hai detto di non arrendermi, potremmo approfondire quella che potrebbe iniziare come una bella amicizia, quello che succederà dopo solo il tempo potrà dircelo, che ne dici? ”
Vediamo, sono venuta in ambulatorio, fingendomi malata, ho corrotto l'infermiera, quindi direi che alle sette mi troverai qui in sala d'attesa ad aspettarti.”
“ Perfetto, perché temo che la patologia della quale sei affetta, richiederà più di una seduta per garantire una perfetta guarigione o no.”