lunedì 20 aprile 2015

Social&Società - Lampedusa: una nuova, terribile, strage del mare

foto tratta dal web



Siamo tutti addolorati, esterrefatti e impotenti di fronte alla notizia battuta da tutti i media in questi due ultimi giorni: una terribile strage di migranti è avvenuta nel Canale di Sicilia. Il nostro mare diventa sempre più un cimitero di anime disperate in fuga da una realtà ancora più terribile del rischio di morire tra i flutti. La conta di questo ennesimo orrore è terrificante: 950 i migranti inghiottiti dalle acque del Mediterraneo, dopo l'ennesimo naufragio record: 700 uomini, 200 donne e 50 bambini.



Dagli approfondimenti dei notiziari (in questo articolo riportiamo ampi stralci tratti da Il Fatto quotidiano, da Il Corriere.it e dall'articolo di Deborah Dirani sull'Huffingtonpost), si scopre che il barcone era un peschereccio proveniente dall'Egitto, che si è capovolto nella notte tra sabato e domenica a circa 60 miglia a nord della Libia. All'inizio la stima degli occupanti del peschereccio era di 700 persone, ma alcune testimonianze parlano di più 950 persone a bordo, tra cui 50 bambini e 200 donne provenienti da Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh, Ghana. Ad aumentarne il dramma alcuni particolari inquietanti: molti dei migranti sono stati stipati nella stiva e proprio a questi è toccata la morte più orribile, perché gli scafisti li hanno intrappolati bloccando i portelloni. A raccontarlo, nell'articolo di oggi de Il Fatto quotidiano è un ragazzo del Bangladesh, uno dei pochi sopravvissuti che ora si trova all'ospedale di Catania. Nell'articolo viene riportata la sua dichiarazione choc
“Eravamo in 950. C’erano anche duecento donne e 50 bambini con noi. In molti erano chiusi nella stiva”.



I numeri



Allo stato attuale 28 sono i sopravvissuti che si trovano a bordo della nave Gregoretti e che a breve verranno trasferiti in Sicilia. 24 i cadaveri per ora recuperati e trasferiti a Malta. La stima dei dispersi (ancora da accertare ufficialmente) varia quindi dai 700 ai 900, uomini donne e bambini che si dispera di poter recuperare ancora in vita dalle acque profonde di quel tratto di mare. Sarà difficoltoso anche il recupero delle salme, perché, come spiega l'articolo de Il Corriere.it “il tratto di mare dove è affondato il barcone è troppo profondo per consentire l'intervento dei sommozzatori.”



La dinamica dell'incidente



Dal peschereccio era stato lanciato sabato un Sos perché aveva difficoltà di navigazione. Immediata la decisione della Guardia Costiera di dirottare in quel tratto di mare il mercantile portoghese King Jacob, ma quanto questi si è avvicinato al barcone gli occupanti si sono agitati e la nave si è capovolta. Non c'è stato neanche il tempo di calare le scialuppe e in pochi terribili attimi i flutti del mare hanno inghiottito uomini, donne e bambini. Altre imbarcazioni che erano presenti in zona sono state dirottate per prestare soccorso: in tutto 18 navi e ben 3 elicotteri della Marina Militare Italiana; ma non sono stati trovati sopravvissuti. Trovare qualcuno ancora in vita è difficile, anche se – come dichiara il premier maltese, Jospeh Muscat - “si stanno cercando letteralmente le persone superstiti tra i cadaveri che galleggiano in acqua”.

Il portavoce della guardia costiera Filippo Marini, intervistato da RaiNews24 ha dichiarato “L'acqua del mare in questo momento ha una temperatura di circa 17 gradi: se qualcuno è ancora in mare c'è la possibilità che possa rimanere vivo, se si aggrappa a qualcosa e se può essere individuato”, per questo motivo all'alba di domenica sono stati lanciati in mare zattere e salvagenti, nella speranza di poter aiutare qualche sopravvissuto a resistere.

Le ricerche quindi proseguono ed è notizia di ieri, confortante ma che certo però non lenisce la disperazione di questa tragedia umanitaria, che è stato recuperato un ragazzino ancora in vita.



Le reazioni internazionali



Medici Senza Frontiere, che si trova con la sua unità operativa presso l'ospedale maltese Mater Dei, ha richiesto un intervento internazionale di gestione dell'emergenza. 


Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato che “ci troviamo davanti a una tragedia immane che deve scuotere la comunità internazionale e richiama all'impegno i Paesi dell'Unione Europea.” 


Il Premier italiano Matteo Renzi ha dichiarato che “contro gli scafisti è possibile un'operazione condivisa in Europa, ma mirata”. Per fare quindi il punto della situazione e per decidere le azioni da intraprendere sono stati convocati i ministri italiani competenti e all'Unione Europea è stato richiesto un vertice straordinario. 


Dello stesso tono le dichiarazioni del Cancelliere tedesco, Angela Merkel e del Presidente francese, Francois Hollande. 


Polemiche al vetriolo invece dal leader della Lega Nord, Salvini (“Altri morti sulle coscienze del premier e di Alfano”), e dichiarazioni pesanti e fuori luogo quelle rilasciate dalla Santanché (scuderia Forza Italia), durante l'intervista rilasciata a Skytg24: "Bisogna affondare i barconi. Non ci sono altre soluzioni. Meglio un atto di guerra che perdere la guerra." Esternazioni, a mio avviso, da dimenticare.


Da sottolineare invece il cordoglio condiviso da molta parte della società civile Europea, che ha seguito con emozione e sollecitudine questo dramma, alcune realtà si stanno già attivando per aiuti umanitari. La Cgil ha organizzato per domani 21 aprile una mobilitazione nazionale a Roma davanti a Montecitorio.


Papa Francesco, poi, ha dichiarato nella sua omelia che questa tragedia ha coinvolto:
“Uomini e donne come noi, cercavano la felicità.”



Le azioni internazionali



Nel frattempo sono partite le indagini per individuare i responsabili di questa ennesima strage del mare e della disperazione, condotte dalla Guardia Costiera e dalla Polizia di Stato, dalla squadra mobile di Catania e dal servizio centrale operativo di Roma. I reati ipotizzati sono naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.



Ma, al di là delle sterili polemiche e delle dichiarazioni ad effetto (che hanno l'unico scopo di cavalcare l'onda dell'indignazione, della rabbia popolare o alimentare sentimenti xenofobi) è necessario che, oltre alla presenza sul luogo della tragedia e al recupero delle salme, si decidano azioni serie di contrasto a questa tratta dei disperati (che arricchisce personaggi senza scrupoli), con azioni mirate e orchestrate da tutta la comunità internazionale. Altresì è necessario che la comunità internazionale si attivi per predisporre un miglioramento delle condizioni di vita nei paesi da cui tanta gente fugge, è un dovere morale verso questi popoli.

Ma perché tanta gente rischia la propria vita a bordo di questi barconi della speranza? Lo spiega bene Deborah Dirani nel suo articolo: 

“Settecento poveri cristi sono morti annegati invece che bombardati e questo dovrebbe aprire tanti cervelli ottusamente chiusi dalla ruggine di un catenaccio di ignoranza. Se accetti di andare per mare non sapendo nuotare, se paghi i risparmi di tutta la tua povera vita per imbarcarti in una zattera che assomiglia a una bara devi essere talmente disperato da preferire l'ipotesi alla certezza della morte.
E' agghiacciante. È disumano. Eppure sono uomini e donne quelli che ogni giorno sono costretti ad operare questa scelta: morire di sicuro a casa loro o morire, forse, in mezzo al mare; del resto se sopravvivi al mare di là c'è la vita.
Non importa quanto misera possa essere la vita di là: basta che non sia scandita dalle sirene del coprifuoco e dal rumore dei mortai. Sarà di mani tese a chiedere un pezzo di pane, sarà di paura di sentirselo negare: ma sarà vita. Sarà libertà.”



Due valutazioni...

Dopo le polemiche sterili di queste ultime ore, che tanto male fanno al senso di appartenenza tra i popoli, lo stesso che ha istintivamente spinto tutti noi a partecipare emotivamente e empaticamente a questa tragedia, voglio proprio spendere due parole alla necessità di far nuovamente germogliare nella comunità internazionale il sentimento del sentirsi fratelli di questa vasta umanità


Troppo facile parlare a vanvera, troppo semplice fare proclami istigando la paura verso l'altro, il diverso, dimenticando che proprio noi italiani siamo stati i migranti del secolo scorso. Dal 1876 al 1915 infatti furono 14 milioni gli italiani che si imbarcarono per cercare fortuna altrove, prima in Europa e poi (dal 1886) Oltreoceano, verso l'America. Quasi 8 milioni furono gli italiani che migrarono verso l'Argentina, il Brasile e gli Stati Uniti in condizioni addirittura peggiori di quelle attuali. I viaggi della speranza finiti in tragedia che hanno coinvolto italiani sono segnati nella storia:

- 17 marzo 1891: 576 gli italiani morti al largo della Libia nel naufragio de “L'Utopia”

- 4 luglio 1898: 549 i morti (tra cui molti italiani) al largo della Nuova Scozia nel naufragio del “Bourgogne”

- 4 agosto 1906: le salme italiane sono 550, questa volta in mare spagnolo, nel naufragio del “Sirio”

- 25 ottobre 1927: 314 morti ufficiali (ma stimati quasi il doppio) al largo del Brasile, nel naufragio della “Principessa Mafalda”



E' doloroso tornare indietro nella memoria a fatti simili, ma a volte è necessario. Per non dimenticare che questa scelta disperata è stata nei secoli ripetuta da vari popoli, anche dal nostro. Questa nuova tragedia della speranza, che ci riporta ad altri fatti di cronaca perduti nella memoria, diventa quindi un monito per insegnarci che nella disperazione siamo tutti uguali e che la morte non fa alcuna differenza di razza...

Forse, davvero, dovremmo stringerci tutti insieme nell'augurio espresso dal nostro Presidente della Repubblica che:  
“la sensibilità ai diritti umani prevalga sull’indifferenza che spesso sconfina nel cinismo.”



A chiusura di questo mio articolo ecco il testo della canzone “Ritals” di Gianmaria Testa, che esprime perfettamente il sentimento di disperazione che spinge l'uomo a cercare un altrove migliore. Il testo è stato scritto nel 2006 ma è drammaticamente attuale...



Eppure lo sapevamo anche noi
l'odore delle stive
l'amaro del partire
Lo sapevamo anche noi
e una lingua da disimparare
e un'altra da imparare in fretta
prima della bicicletta
Lo sapevamo anche noi
e la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l'onta del rifiuto
lo sapevamo anche noi
questo guardare muto
E sapevamo la pazienza
di chi non si può fermare
e la santa carità
del santo regalare
lo sapevamo anche noi
il colore dell'offesa
e un abitare magro e magro
che non diventa casa
e la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l'onta del rifiuto
lo sapevamo anche noi
questo guardare muto







∼ Loriana Lucciarini ∼










Fonti di approfondimento




Focus sull'immigrazione in Italia

(tratto da www.tgcom24: link )

Nel corso degli ultimi vent'anni il fenomeno dell'immigrazione di massa verso l'Italia ha raggiunto dimensioni impressionanti, e impressionante è anche il tributo di sangue pagato nel viaggio verso l'"Eldorado Europa". Secondo Fortress Europe, osservatorio sulle vittime dell'immigrazione, tra il 1988 e il 2008 almeno 12.012 persone hanno perso la vita tentando di raggiungere clandestinamente il Vecchio Continente. E nel solo Canale di Sicilia i morti sono stati 2.511. 


Il punto di vista...
Colonizzatori, di Patrizia Maltese




Nessun commento:

Posta un commento