lunedì 10 febbraio 2014

Scritti da voi- Imeneo, di Eleonora Belli

IMENEO

PUò UN EFFIMERO RICORDO CREDUTO BUGIA, SANARE UN CUORE FERITO?

SCRITTO DA :
ELEONORA BELLI



Qui cosa c'è !” Mi chiesi, con tono curioso, guardando con occhio interrogativo l'antico baule, ricoperto da una vecchia stoffa, dal color porpora leggermente spento, dalla polvere che si era depositata sopra.
“ Ma guarda un po', cosa ho trovato!” Esclamai, una volta aperto, e tolte tutte le cianfrusaglie, che ne ricoprivano la superficie. aggiunsi poi prendendolo in mano. “ Credevo di averlo perso durante il trasloco.” Accarezzai la superficie semi rigida del mio vecchio diario, color marrone terra, chiuso con dei lacci di pelle del medesimo colore. Difronte a tale “ tesoro” ritrovato, tutti gli altri, ancora inesplorati, persero la loro importanza in quel momento. Mi sedetti con le gambe incrociate, sulle vecchie tavole di legno, che formavano l'intero pavimento della stanza, scoprii in esse un sostegno più rassicurante, dell'inquietante e ansioso cigolio che producevano, quando le si calpestava per camminare.
Cominciai a sfogliare le pagine dai colori ingialliti, sottili fogli, dalla consistenza morbida, riempiti di parole scritte, con una grafia frettolosa, e una penna stilografica con inchiostro nero, riempirono la mia mente di nostalgici ricordi.
Voltai la testa a sinistra, in direzione del' orologio rotondo che giaceva, solitario sullo schienale di una vecchia poltrona, a fiori.
“ Si sta facendo tardi, è meglio andare.” dissi, leggermente controvoglia, a me stesso, quando ad un tratto una forte volata di vento, del tutto inusuale,per il mese di agosto, fece spalancare la finestra, chiudere con un rumore secco la porta della soffitta e aprire il diario che avevo momentaneamente adagiato su di un tavolinetto sempre di legno, riempiendo la stanza per un lungo attimo, del fruscio delle sue pagine. Il vento si calmo, la stanza divenne nuovamente silenziosa, e io non seppi spiegarmi ciò che lessi l'attimo seguente.
“ Il tempo è scaduto, la tua attesa è terminata, la lancetta ferma ormai da tempi immemori, ha scoccato il suo ultimo tic-tac, è giunta l'ora che tu ti ricongiunga a me come io a te. Ricorda non sei SOLO. Non arrenderti. Combatti.”
Ok. Respira. Un respiro, due respiri, quattro respiri, otto respiri. Ora ragiona.
Quella breve frase non porta il marchio della tua grafia, la domanda è chi l'ha scritta? Perché l'ha scritta? Quando l'ha scritta. Accarezzai l'ultima frase, alzai il diario e misi la pagina in questione contro luce, il sole si riflesse su di essa, donandogli un' effetto pergamena, ed evidenziando delle piccole macchioline d'inchiostro che partivano da sinistra e coprivano alcune parti delle prime parole,che prima non avevo notato, da questo ne dedussi che la persona che aveva scritto la frase era mancina.
“ Eccoti ! Dio! Mi sei mancata cosi tanto! Sapevo saresti tornata da me! ” sibilai le parole mentre, ricoprivo con le mia braccia il suo esile corpo, affondavo il mio volto nei suoi capelli, inebriandomi del suo odore, ad ogni nuova ispirazione morivo e rinascevo più forte tra le sue morbide braccia .
Inaspettatamente a questa soave sensazione ne segui un leggero dolore, che fu causa del mio improvviso stato di debolezza, barcollai prima in avanti poi indietro, mi voltai, mi avevano iniettato un sedativo. Caddi con l'amaro ricordo della consapevolezza: gli occhi che mi fissavano teneramente non erano i suoi. Non erano della mia lei.
Questo insolito ricordo invase la mia mente colmandola solo di esso, facendo aumentare nuovamente il mio battito, riascoltare e vedere nuovamente parole e volti che avevo giurato a me stesso di dimenticare, non era esattamente nei miei piani.
Fortunatamente una chiamata, che mi informava che serviva urgentemente il mio consulto in ambulatorio, deviò i miei pensieri dalle ultime immagini ricordate. Prima di lasciare la soffitta però raccolsi da terra una busta da lettere con tanto di cera lacca gialla, anch'essa presente nel diario a mia insaputa, con la variante che sul dorso della lettera questa volta c'era incisa la mia grafia.

Una buona mezz'ora dopo varcai la porta d'ingresso dell'ambulatorio.
Buon Pomeriggio Dottor Wood, la sua paziente l'aspetta in sala visite 8” Mi informò Mary l'infermiera di turno, la ringrazia e salutai a mia volta, dirigendomi verso la stanza.
Salve io sono il Dottor...” Mi bloccai, non riuscendo a dire il mio nome, lei si bloccò. Le sue guance si erano colorite di un rosso vivo. Ci fissammo per alcuni interminabili minuti,nei quali successero due cose: uno, potetti avere il tempo di riprendermi, perché nel momento in cui il mio sguardo si era incontrato con il suo, il sangue mi si era ghiacciato nelle vene, e con esso anche il mio cuore era diventato un grande blocco di ghiaccio, che si ruppe in mille frammenti taglienti come vetro, per ricomporsi l'attimo seguente, riprendere un battito leggermente accelerato, e percepire ancora il fluire caldo e pulsante del sangue nelle vene. Due, nonostante l'aria non era intrisa verbalmente delle nostre voci, eravamo entrambi certi che l'uno avesse riconosciuto l'altro, di conseguenza stavamo parlando, ringraziandoci, almeno era quello il messaggio che i miei occhi gli stavano inviando! I suoi erano come li ricordavo, un marrone caldo che se esposto al sole come in questo momento, variavano il loro colore diventando ambrati.
Dottor Wood, cioè Samuel, Samuel Wood” Dissi mettendo fine al silenzio, cercando di dare una nota di sicurezza al mio tono.
“ Emily Raven ” rispose semplicemente accennando un sorriso.
“ Allora, permetti che io dia uno sguardo alla tua mano? ” Chiesi gentile.
Presi l'arto che mi porse, controllai in primo luogo la mobilità delle sue dita e i suoi riflessi, erano nella norma, poi passai ad esaminare il polso, non notai niente di anormale, accarezzai nuovamente l'indice della mano, all'altezza dell'unghia dove vidi una protuberanza callosa, in quell'istante capii.
La tua mano non potrebbe stare meglio!” Le dissi guardandola annuire, aggiunsi. “ Sei stata tu a scrivere quella frase sul mio diario. Perché?” dissi leggermente irritato.
SI! ” Mi rispose decisa, aggiungendo ” Ti hanno mai raccontato che cosa successe quella sera stessa?” Mi chiese, non ottenendo una risposta da parte mia, prosegui con la sua verità.
“ Il Dottor Candle, mi fece tornare per placare la tua inquietudine, sapendo in cuor suo che non era giusto ciò che stava facendo, voglio dire alimentare quella che era una speranza vana, almeno per te.” Fece una breve pausa, poi riprese guardandomi teneramente. “ All'alba della mattina seguente lo stesso Dottor Candle, mi disse che l'immagine che lo aveva reso testimone, era riuscita a scalfirlo, penetrando leggermente in profondità nella dura corazza del suo cuore invecchiato, tu mi tenevi sulle tue gambe, stretta in un 'abbraccio cosi intenso, che sembrava dovessi proteggermi da una minaccia imminente, o da un addio rimandato troppo a lungo.
“ Già, ora ricordo, il tuo calore sulla mia pelle, il crepitio lontano di un camino, non mi trovavo a casa mia, la lettera la scrissi alla clinica.”
Quale lettera?” chiese non capendo a cosa mi riferivo.
“ La lettera che scrissi il pomeriggio dopo il mio risveglio, sulla base di quello che credevo fosse stato solo un sogno, invece era stato tutto vero.” aggiunsi porgendogliela, e spiegandole del fortuito ritrovamento, avvenuto qualche ora prima.
In questa notte dove ormai la luce del sole si è spenta, lasciando il suo posto alla flebile luce delle stelle, mi ritrovo all'interno del nostro salone,il camino ardeva di una fiamma viva,che tuttavia ha donato all'ambiente un'atmosfera calda e accogliente,come piace a te. Il tuo respiro caldo e regolare ha sfiorato l'interno della mia mano, che si è mossa in sincronia con i lineamenti del tuo volto. Sei stata rapita dalle forti braccia di Morfeo, il quale ti terrà al sicuro da questo mondo a volte ingiusto, donando al tuo viso un' espressione di profonda serenità, la stessa che tu hai donato alla mia anima un tempo avvolta da interminabili inverni.
Io finisco il turno alle sette, sarò sincero, tu hai conosciuto il lato più negativo di me, mi hai detto di non arrendermi, potremmo approfondire quella che potrebbe iniziare come una bella amicizia, quello che succederà dopo solo il tempo potrà dircelo, che ne dici? ”
Vediamo, sono venuta in ambulatorio, fingendomi malata, ho corrotto l'infermiera, quindi direi che alle sette mi troverai qui in sala d'attesa ad aspettarti.”
“ Perfetto, perché temo che la patologia della quale sei affetta, richiederà più di una seduta per garantire una perfetta guarigione o no.”


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