L'arte ai tempi del consumismo
Una cronaca informale
L'arte
ai tempi del consumismo
Una
cronaca informale
a
cura di Alessandra Nitti
Io
dico “no” alla scrittura come cura del sé
Quando
soffrono i professionisti smettono di scrivere ed i dilettanti si
mettono a scrivere.
Sandro
Veronesi.
Perché
scrivi?
Questo
è uno dei quesiti che vengono posti più spesso a scrittori,
pennivendoli e aspiranti tali, un po' come le seccanti e ripetute
domande “Quanti esami ti mancano?” “Quando ti laurei?”
“Quando ti sposi?”

Scrivere
è bello, ma raccontar storie è un'altra cosa. Starsene in silenzio
con i propri pensieri e carta&penna è appagante, ma emozionare
qualcuno è ben altro.
Aprire
il taccuino, armarsi di penna e mettere in ordine i propri pensieri è
un gesto che soddisfa come pochi, che aiuta a far il punto della
giornata. A questo servono i diari segreti che scriviamo da piccoli,
ad essere totalmente noi stessi senza paura di venir giudicati,
almeno fin quando qualcuno non forzi la serratura del lucchetto – e
quelli dei diari sono estremamente fragili e alquanto inutili,
dopotutto – e si intrometta nella nostra intimità.
Costringere
gli altri a leggere ciò che si scrive sotto la tortura delle proprie
pene interiori è crudele, invece. Rimpinzare gli stati Facebook di
frasi scontate scritte in un momento no o caricare in Amazon tutta la
spazzatura della propria mente chiedendo di essere pagati... beh, la
frase continuatela voi.
E
io allora vi chiedo, perché dovrei leggere i rifiuti del vostro ego
o, peggio ancora, quelli marci e ammuffiti da anni che l'es continua
a rigurgitare? Sarebbe come venire a casa vostra e accontentarmi di
leccare la carta dello yoghurt presa dal cestino sotto il lavello,
quello dove raccogliete il secco, e magari anche complimentarmi con
voi e pagarvi.
No.
Io non ci sto, io non leggo quello che scaturisce dalla penna
appesantita dalle vostre insoddisfazioni.
Io
voglio ascoltare una storia.
Io
scrivo per narrarvi una storia.
Sono d'accordo su tutto tranne una cosa...io sotto al lavandino ci raccolgo l'umido! Da noi non raccogliamo il secco perchè non sappiamo cosa sia. Certo che a Venezia....
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